Le stanze segrete degli appalti

Non si sfugge alle regole della giustizia amministrativa. Tra Palermo e Catania, ogni giorno, le decisioni più importanti

“Qualcuno doveva aver calunniato Josef K., perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato”. Che volete che sia, sempre meglio di un processo amministrativo. “Dio ce ne scampi e liberi”.

Certamente se Franz Kafka avesse conosciuto la giustizia amministrativa nostrana è ad essa che si sarebbe ispirato per le trame misteriose de “Il processo”.

Succede tutto e il contrario di tutto nelle stanze di Tar, Cga e Consiglio di Stato. Succede pure, ma guarda un po’, che pilotino sentenze su appalti milionari. Mica bruscolini. Così avrebbe ammesso alcuni giorni fa l’avvocato siracusano Piero Amara che grazie al “mea culpa” si sarebbe guadagnato l’indulgenza, lasciando il carcere per i più comodi arresti domiciliari.

È nella giustizia amministrativa che si gioca la vera partita per il potere. Il carcere non spaventa più nessuno. Un filino di timore in più si ha per le sentenze della Corte dei Conti che, in caso di condanna, obbligano a pescare nel portafogli. Si sono fatti (quasi) tutti furbi, però. Una buona assicurazione e il dirigente pubblico non sborserà un solo euro.

Al Tribunale amministrativo regionale e in secondo grado al Consiglio di giustizia amministrativa (Consiglio di Stato per chi vive lontano dalla Sicilia) si decidono i destini di appalti milionari. La Procura di Messina qualche mese fa ha scoperto l’esistenza di una cricca per pilotare sentenze e arbitrati che si offriva al migliore offerente. A Messina è scoppiato il bubbone che ha coinvolto, tra gli altri, il magistrato siracusano Giancarlo Longo e l’avvocato Amara, faccendiere ed ex responsabile dell’ufficio legale dell’Eni. Anche altrove, però, a Milano e Roma, erano emersi i segnali della scarsissima trasparenza delle sentenze amministrative.

Al netto dei furfanti una cosa è certa: le sabbie mobili della giustizia amministrativa sono implacabili. Dal mega appalto alle regole della movida per i locali notturni, dalle cabine balneari alle interdittive antimafia: nulla si muove se la giustizia amministrativa non vuole.

In Sicilia, terra dell’autonomia, si fanno sempre le cose in grande. L’Isola, infatti, ha un organo di secondo grado tutto suo, il Cga (nel resto d’Italia c’è il Consiglio di Stato) dove anche la politica piazza i suoi uomini nella sezione consultiva che rilascia pareri nei confronti dell’amministrazione regionale. “Dio ce ne scampi e liberi”.

Alberto Paternò :

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