Ci eravamo quasi dimenticati delle autostrade. Presi com’eravamo dalla siccità, dagli incendi e dai rifiuti – tre problemi senza particolari soluzioni, almeno finora – e dalle liste d’attesa che attanagliano la sanità, non avevamo considerato come l’arrivo delle domeniche estive avrebbe fatto (ri)piombare nell’incubo migliaia di viaggiatori, determinati come non mai a prendere d’assalto le località di mare. L’assurda situazione che si è riproposta domenica sull’A18, fra Catania e Messina, con code fino a sei chilometri, non è degna di un paese civile. Ma non è neppure una novità. Ieri si è aggiunto un incendio alle porte di Aci Catena, che ha paralizzato ulteriormente il traffico. Mentre per un’altra settimana, fino a giorno 15, resterà attivo il cantiere fra Acireale e Giarre, dove la sistemazione di alcuni guardrail e il restringimento della carreggiata stanno mettendo a dura prova la pacifica convivenza fra automobilisti e lavoratori.
Il Codacons ha inviato un esposto ai carabinieri e una diffida al Consorzio autostrade siciliane, il Cas, per valutare la sospensione di ogni attività in seguito alle omissioni segnalate in quel tratto. “Stando a quanto denunciato da automobilisti e pendolari, pare che (…) i lavoratori presenti non indossino protezioni di sicurezza”. Inoltre, prosegue il vicepresidente regionale Bruno Messina, “ci segnalano che gli alberi tagliati sono stati posti tra la corsia d’emergenza e quella di destra, mentre le auto percorrono lentamente la corsia centrale. Di conseguenza sussiste il rischio per i lavoratori e per gli automobilisti, che in questo periodo devono fare i conti anche con il caldo. D’altra parte, nonostante i lavori riguardino solo poco più di un chilometro di autostrada, le code possono durare fino a un’ora, e così c’è il pericolo che qualcuno durante l’attesa in auto si senta male. Si aggiunga che la segnalazione dei cantieri è insufficiente e il pericolo di incidenti elevato. Il Cas ha programmato la sospensione dei lavori solo dal 15 luglio, ma la circostanza non è positiva, poiché lascia intendere che i disservizi potrebbero riprendere a settembre”.
La condizione delle autostrade siciliane è la quinta emergenza dell’Isola, oltre alle quattro già citate. Occhio però: dopo quasi nove anni d’attesa, all’altezza di Letojanni (dov’era franata la collina), dovrebbero concludersi i lavori per la riattivazione di entrambe le carreggiate. Dal 20 luglio si tornerà a circolare normalmente. Ci sono voluti nove anni – lo ripetiamo – uno in più di quelli che servirebbero, almeno secondo Salvini, per erigere il Ponte sullo Stretto. La situazione è talmente surreale da apparire comica.
Il Movimento 5 Stelle ha chiesto l’intervento in audizione del Cas perché “la manutenzione è fondamentale, ma l’obiettivo deve essere sempre quello di adottare strategie che riducano al massimo i disagi per i cittadini. Disagi – ha detto la parlamentare José Marano – che vanno ad aggiungersi alle criticità già esistenti. Sulla A18, ad esempio, caos, rallentamenti e code chilometriche sono una triste realtà con cui i cittadini fanno i conti quotidianamente”. Ma c’è anche l’A20, che nel tratto fra Buonfornello e Cefalù si è ristretta a una corsia, con la beffa che su quella opposta non si vedono operai al lavoro. A Messina la gente si sente intrappolata, perché muoversi in direzione Catania o Palermo – con tutti i viadotti rattoppati – è quasi impossibile. Serve un bagno di sudore e una professione di fede per superare i caselli. Spesso non aiuta neanche il Telepass.
Di fronte a una situazione così smaccatamente insultante nei confronti di cittadini e turisti, la politica sta muta e osserva. Il presidente della Regione, che dovrebbe esercitare un controllo attento sulle attività del Consorzio Autostrade, preferisce concentrare le sue attenzioni sul destino dell’A19, un’altra autostrada oscena che pian piano tenta di venire fuori dal guado. Schifani, ovviamente, dirà che è merito suo e del governo centrale, che l’ha nominato commissario. In realtà il cantiere sul viadotto Cannatello durava da oltre cinque anni. Cinque anni per quattro chilometri, dov’è stato necessario puntellare alcuni impalcati in direzione Catania con 69 strutture metalliche. La chiusura del cantiere, comunicata qualche giorno fa da Schifani, “comporta immediati vantaggi per la circolazione, che diventa più agevole in un momento di intenso traffico sull’Isola per via della stagione estiva. La riapertura al traffico del viadotto, infatti, consente di eliminare finalmente il doppio senso di circolazione in direzione Palermo. Le minori limitazioni restituiscono a questa arteria una maggiore fluidità ma anche un livello ottimale di sicurezza per gli automobilisti alla guida”.
Per un problema finalmente archiviato ne spuntano altri cento, come facilmente documentabile dai tanti gruppi di protesta che fioriscono rabbiosi sui social network. Sui social comunica anche il Cas, che ha trovato la forza e i piccioli per rimpinguare le casse di una società di via Emerico Amari, “La Digitale”, capace di ottenere un appalto da 120 mila euro per 24 mesi. Gestirà “il servizio di comunicazione, avente ad oggetto l’attivazione di canali di comunicazione social o di messaggistica dedicata con i quali rendere all’utenza delle tratte autostradali in concessione”. La solita comunicazione, tanto cara ai governi di centrodestra, che l’hanno sperimentata in più ambiti: dal turismo alla cultura. Adesso pure con la mobilità.
“Dal decreto dirigenziale – scriveva qualche giorno fa Del Basto su questo giornale – non si capisce quali servizi potrà e dovrà rendere ai poveri automobilisti costretti a percorrere le sderenate autostrade del Consorzio. Forse due o tre post su Facebook o Instagram con le foto del direttore generale, Calogero Franco Fazio, e del geometra Baldassare Arrigo, responsabile unico del progetto (lo chiamano progetto per non chiamarlo scandalo). Ma il dettaglio che allarma è un altro: questa scempiaggine è stata avallata, approvata e controfirmata dall’assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricò. Il quale, come titolare dell’organo di controllo, dovrebbe battere i pugni mattina e sera per costringere il famigerato Cas a tappare le buche, a raddrizzare i bilanci e a tutelare con intransigenza la sicurezza delle autostrade siciliane. Invece Aricò, affiliato pure lui alla confraternita del Balilla, si compiace di frequentare – come ospite pomposamente incensato, coccolato e adulato – il bar che i ragazzacci de “La Digitale” hanno attrezzato da tempo per amministrare la vanità dei politici di mezza tacca; e che non a caso viene chiamato ormai da anni il Bar dei Pagnottisti”.