Sono magistrati. E sono tutti scortati, riveriti, santificati. Sono stati inviati sulla terra – in partibus infidelium, si stava per dire – al solo scopo di salvare il popolo da ogni peccato e da ogni nefandezza. Vigilano sui bilanci della Regione e, a ogni inaugurazione dell’anno giudiziario, lanciano allarmi, moniti, raccomandazioni. Sono i magistrati della Corte dei Conti. Le loro geremiadi lasciano però il tempo che trovano. E per averne contezza basta fare un giro tra i carrozzoni del pascolo abusivo – come l’Esa o l’Ast, come la Sas o Sicilia Digitale – che da cinquant’anni producono solo sprechi e clientele. Avrà mai un procuratore il coraggio di puntare il dito sui politici che avrebbero dovuto vigilare e invece hanno aperto le porte a ladri e faccendieri? Se non si realizza nemmeno questo piccolo atto di verità e giustizia, a che serve la Corte dei Conti?
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Le pompose geremiadi della Corte dei Conti
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