Caro Direttore, intanto complimentoni per questa nuova avventura. Il giornale è, manco a dirlo, ben strutturato e leggendo gli articoli ho avuto anche la sensazione di respirare una fresca aria di rottura. Ho letto il pezzo di Totò Rizzo e se lei me lo consente, vorrei dare un piccolo contributo di vita vissuta a questa sorta di querelle tra Santoni.
Quella che è scoppiata, infatti, qualche giorno fa tra Orlando ed Emma Dante è una guerra tra Titani, pezzi da novanta, mica robetta da poco. Pensate, che vi posso dire, ad immense figure come il Gange e la Dea Calì. Commentare i fatti richiede quindi grande prudenza perché il rischio è davvero grosso, farsi nemico uno dei due non è proprio un affare.
A me onestamente converrebbe dare ragione ad Emma Dante, Orlando mi vede da sempre con il fumo negli occhi e non ho speranze che le cose possano cambiare mentre la Dante nei miei confronti ha avuto sentimenti alterni a seconda del momento storico che viveva la città, arrivando persino a fare dichiarazioni di apprezzamento al mio indirizzo. Per carità sempre in nome della cultura e dell’eccellenza, la sua naturalmente.
Certo, però, a dire il vero questo è un film che ho già visto.
“Datemi un teatro, non voglio soldi né aiuti, solo una sala”, mi disse Emma Dante. “I palermitani capiscono il mio linguaggio, i brasiliani, i parigini non possono comprendere fino in fondo i miei spettacoli. Voglio tornare qui, vivere qui, provare qui. La gente piange quando parlo di Palermo”.
In quel momento nasceva Il Nuovo Teatro Montevergini, grazie ad una felice intuizione di un giovane comunista, Alfio Scuderi, attore e regista palermitano. Un giorno Scuderi mi chiese un appuntamento. Per la verità senza grandi aspettative.
Come può un sindaco di Forza Italia affidare, anche se ne capisse la valenza, lo sviluppo di quel progetto ad un giovane con quel pedigree?? Invece successe l’imponderabile ed io inaspettatamente mi convinsi della bontà della proposta culturale e ancora più inaspettatamente affidai proprio a Scuderi l’impianto e lo sviluppo del progetto.
In breve Montevergini diventò un luogo di grande attrazione e di felici contaminazioni, teatro d’avanguardia, luogo di incontro e per l’unicità della struttura anche residenza per giovani artisti che presentarono le loro produzioni innovative a Montevergini in anteprima nazionale. La casa degli artisti palermitani fu una realtà e a Montevergini si esibirono i migliori talenti siciliani e non, oltre ad ospitare artisti del calibro di David Lynch e Vincent Schiavelli.
Diciamo la verità, io in questa storia non ebbi alcun merito. Montevergini diventò il “Nuovo Teatro Montevergini” per merito di Scuderi. Io lo lasciai solo fare. Fu allora che risposi all’appello di Emma Dante, dietro suggerimento di Alfio Scuderi che mi fece comprendere quanta forza poteva avere una realtà teatrale che avesse al suo interno un atelier multifunzionale aperto a tutti, con tanto di sartoria e foresteria dove «vivere il teatro».
Nel 2006 furono, quindi, dalla mia amministrazione messi a disposizione di Emma Dante gli spazi del “nuovo teatro Montevergini” per “Cani di bancata”, prima creazione interamente pensata, costruita, provata e andata in scena in prima nazionale negli spazi dell’ex convento di Santa Maria di Montevergini.
La grande Emma Dante disse: “È la prima volta che un mio spettacolo debutta in prima nazionale nella mia città ed è anche la prima volta che ricevo l’aiuto logistico del Comune: gli attori hanno vissuto e provato al Montevergini che si propone come vera «casa» del teatro cittadino”.
Poi, però, a distanza di qualche mese nell’aprile del 2007 la Primavera la richiamò all’ordine e fu la prima firmataria di un appello di intellettuali che si schierarono a favore di Orlando (contro me) nella campagna elettorale per le elezioni del Sindaco.
Perdonatemi l’inciso, sarei felice se qualcuno mi insegnasse come diventare un intellettuale, è una categoria meravigliosa, che lo siano veramente o no, basta essere iscritti nell’elenco, possono dire tutte le castronerie che passano loro per la testa e destano sempre apprezzamento e meraviglia, come Chance il giardiniere in quella splendida interpretazione di Peter Sellers nel film “Oltre il giardino”.
Torniamo a Orlando ed Emma Dante. “Il voto a Orlando è una luce nel buio” disse poeticamente Emma Dante, dimenticando ovviamente tutte le volte che appena qualche mese prima la luce l’aveva accesa e spenta tante volte al nuovo Montevergini (la luce al Nuovo teatro Montevergini, per la cronaca, si è spenta definitivamente da sette anni).
Ma il mondo va così ed io sono un uomo di mondo.
Orlando è però diverso. Come ti viene in mente, tesoro, di fare quella dichiarazione? Ti ha risposto di darti una regolata? E che ti aspettavi? Io e lui mica siamo la stessa cosa. Non è come me, che non facevo, certo, liste di proscrizione.
Persino Davide Enia (altra eccellenza palermitana), al quale, per usare un eufemismo, non sono mai piaciuto (non ne ha mai fatto mistero, a dire il vero), lavorò durante il periodo della mia amministrazione. Se devo essere sincero fino in fondo, però, in quest’occasione non me la sento di dare torto al Principe.
Tu fai parte della Corte, cara mia (come Roberto Alajmo, altra eccellenza palermitana al pari di Lollo Franco nelle grazie del Principe) e come si addice alle regole della “padronance” di rinascimentale memoria non ti è consentito di dissentire o alzare la cresta in disaccordo con il Principe.
Il principe non può concedere a tutti, indiscriminatamente, il diritto di dire la verità, perché ciò lo esporrebbe al vilipendio; la verità è necessaria, ma, per non essere reputato debole, egli deve selezionare in modo rigoroso coloro dei quali fidarsi, ed esercitare perpetuamente su di essi un attento controllo.
Avresti dovuto prendere esempio da Roberto Alajmo che quando venne scaricato da Orlando dichiarò: «Mi sono sentito delegittimato nelle ultime settimane da parte dei soci e, in un Paese dove nessuno si dimette mai, dimettersi per difendersi meglio, poteva essere un’idea originale». Tranne poi, da lì a poco, pensare che era molto più originale restare dov’era, naturalmente in nome della cultura, della salvezza del Teatro e della eccellenza, sempre la sua naturalmente.
Avresti dovuto sapere e considerare, cara Emma, che Palermo vive da trent’anni in pieno Rinascimento, a parte un periodo buio di oscurantismo, fortunatamente per tutti, compreso me, fatto dimenticare dalla luce riaccesa dalla visione di Leoluca Orlando.