Alla fine Elly Schlein ha attraversato il Rubicone. E’ stata una fatica improba, ma è riuscita a organizzare e mettere nero su bianco una proposta complessiva che affronta tutte, o quasi, le questioni di merito, dai contenuti politici ai nodi organizzativi, capaci di squassare il partito fino a ieri. Il documento, a quel che si sa, lunghissimo, disseziona, ricompone e mette in chiara luce, sfrondandoli dalle ambiguità, tutti i punti di contrasto, quando non di litigio, che hanno praticamente paralizzato la principale forza di opposizione e lasciato supporre a non pochi come la signora Schlein si fosse rivelata inadeguata al ruolo. Continuamente troppo movimentista, spesso reticente per timore, spessissimo spiazzata dagli avvenimenti e insomma, pericolosamente a scadenza. Ora, a quanto pare, non più. Le numerose pagine con cui la segretaria si è cimentata delineano precise strategie sopra lei stessa candidata a Palazzo Chigi, sull’Ucraina e il riarmo dell’Europa, sui piani finanziari e industriali, sul welfare da irrobustire, sulla temuta sudditanza nei confronti di Conte, ma perfino di Bonelli, fino al cosiddetto campo largo, all’inadeguatezza di chi si candida quatto quatto per sostituirla, alle grandi manovre di Lorenzo Guerini, al potere parallelo dei sindaci guidati da Giorgio Gori e Antonio Decaro, ai sibili guizzanti del solito Dario Franceschini. E sarà dura, per gli anti-Schlein. La chiarezza questa volta non manca, il coraggio politico innerva il pensiero, la lucidità percorre le pagine, l’impegno si tocca con mano, il documento è corposo, molto corposo, l’unico problema è che la Baci Perugina Editrice recalcitra a pubblicarlo.