Sono un nostalgico, fosse per me ne farei un mestiere. Ho la tendenza a guardare più indietro che avanti. Il progresso mi mette ansia, la scoperta mi indispone, sarà che sono anche pigro.
Prendi la fiera del gelato, lo Sherbeth. Grandi numeri, organizzata bene, la gente in fila, le aree pedonali piene come un uovo. Poi leggo del gelato all’olio evo, che già io con l’olio evo ho i miei problemi. È lo stesso problema che ho col cibo a chilometro zero. No grazie, preferisco il ristorante che si fa arrivare gli spinaci dalla Norvegia. Ma è una cosa mia, l’ho già detto.
È che mi pare tutto finto, fuffa, roba buona per essere strombazzata sui social e per riempire gli stand. Che è un merito, intendiamoci. Voglio dire: se riesci a far mangiare a un essere umano il sorbetto allo gnù secondo me sei un genio, e lo dico senza ironia. Solo che io ho i miei quattro punti di riferimento, gli stessi di quand’ero ragazzino. Come i punti cardinali. Fragola, nocciola, cioccolato e forse pistacchio, ma giusto se sono in vena di esotismi. Ho una gelateria, come sapete. Quarantotto gusti, un’assurdità. Fosse per me terrei quei quattro. Però.
È la stessa storia delle pizzerie. Ma ve le ricordate le pizzerie di una volta? Quattro pizze, o queste o niente. Capricciosa, Quattro gusti, Margherita e Napoli. Roba seria. Mi piacciono i locali integralisti, quelli che non schiacciano l’occhio alla moda del momento. Amo gli imprenditori che non si fanno sedurre dall’effimero. Oggi ti siedi in pizzeria e ci metti mezz’ora solo a leggere il menù. Seicento pizze. Ma perché? E la farina, poi. La perciasacchi, quella di tumminia. Quando il cameriere mi guarda e mi chiede che farina voglio divento pazzo. La farina a forma di farina, dico io. Mi dicono che a Palermo c’è una pizzeria che se chiedi una Capricciosa chiamano il 113 e ti fanno arrestare. Ma figurati se mi vedranno mai.
A fare psicologia spicciola, l’unica d’altronde di cui sono capace, a noi non ci ha rovinato il benessere, come recita il vecchio adagio. Noi siamo vittime dell’infinita possibilità di scelta. Abbiamo così tante opzioni che ci incasiniamo e poi andiamo dallo psicologo o prendiamo le pillole per l’ansia. Ecco io credo fortemente nella correlazione fra l’ansia e lo Sherbeth. Nessuno ve lo dirà mai ma fidatevi.
La pizza, o il gelato, in fondo non sono che la metafora di quello che siamo diventati, pazzi nevrotici a caccia dell’olio evo, del cibo a chilometro zero e della mousse al cocco caramellato. Guardarci in faccia e abbassare l’asticella, questo serve. Fosse per me tornerei al baratto, figuratevi se mi faccio infinocchiare dal lievito madre. Ma poi voi l’avete mai capito che è sto lievito madre?