Chi credeva che la telenovela fosse terminata con l’intervento del “salvatore” Dario Mirri ha dovuto ricredersi. Il destino del Palermo resta appeso a un filo. Magari solido, molto più solido, di quello ricamato dagli inglesi fino a un po’ di tempo fa, quando una cordata di sciagurati, accolti e poi messi in mora da Zamparini, era entrata nel club rosanero senza mettere né lasciare un euro. E poi, di fronte all’assalto di Rino Foschi, fu costretta a rinunciare a ogni diritto residuo sul destino del club. Adesso la situazione è migliorata, tanto da far intravedere all’orizzonte “minacciosi” squarci di sereno. Ma la battaglia fuori dal campo continua.
Se chiedeste a un tifoso del Palermo di elencarvi gli ultimi tre risultati della squadra, forse farebbe fatica a ricordarsene (sabato i ragazzi di Stellone hanno riposato: tornano in gioco domani a Crotone). Ma se, sfidandolo, gli proponeste di citare i nomi dei grandi compratori, papabili, che ruotano nell’orbita del club, magari qualcosa ne verrebbe fuori. Da York Capital Management, la cordata made in Usa che in Italia vanta un ambasciatore niente male (Gianluca Vialli), passando per la holding italiana Carisma, di cui le teste sono ancora anonime. Senza trascurare il solito Follieri, che ha sbattuto sul muro di gomma inglese non più tardi di qualche settimana fa. Per finire a due proprietari – già di altri club – italiani che rispondono al nome di Enrico Preziosi (Genoa) e Massimo Ferrero (Sampdoria). E’ questa, in ordine di tempo, la novità più succulenta. Il signore del cinema, attratto dalle sirene (anch’esse americane) sulla sua Samp, potrebbe cedere il club che lo ha lanciato nel mondo del calcio, più da intrattenitore che da tecnico, e fiondarsi sul Palermo. Difficile, però, che possa avvenire entro il 18 marzo.
Perché sul Palermo incombe una nuova scadenza, ed è proprio quella del 18 marzo. Quando bisognerà pagare gli stipendi relativi al primo bimestre 2019. E non serviranno salvatori della patria alla Mirri – che ha tirato fuori dal nulla 2,8 milioni di euro, entro metà febbraio, per saldare le spettanze pregresse, evitando il -4 in classifica – ma compratori veri. Che stavolta mettano le mani su tutto il Palermo, evitando a Foschi e alla De Angeli, subentrati temporaneamente nella gestione del club, una patata bollente che si trascini all’infinito. Ma il vero problema del Palermo, in questa fase, è consentire ai possibili acquirenti una completa verifica dei conti.
Persino il comico Salvo Ficarra, che sembrava aver accolto l’ipotesi del crownfounding – l’azionariato popolare – lanciato da Mirri, aveva chiesto alla società di fare luce sulle carte. Carte di cui Mirri, continuamente, chiede di poter prendere visione. Sono lui e la sua azienda di famiglia, la Damir, ad avere diritto di prelazione sull’acquisto del club. Scade il 15 marzo. Inizialmente l’imprenditore locale aveva scongiurato l’ipotesi di farsi carico della gestione sportiva e amministrativa (attualmente ha preso in carico solo la cartellonistica dello stadio Barbera) ma pian piano sembrava convincersi che un azzardo, forse, valeva la pena. Però dagli uffici non ha avuto tutte le rassicurazioni necessarie: rispetto alla narrazione del Giornale di Sicilia, mancherebbero ancora delle garanzie come l’elenco dei contenziosi potenziali e in corso, l’aggiornamento sul debito Iva, la certificazione dei debiti rilasciata dall’Agenzia delle Entrate (non si, effettivamente, quanti debiti abbia accumulato il Palermo), ma anche la documentazione su eventuali garanzie rilasciate a terzi, il prospetto sui contratti attivi e passivi con terzi dal valore superiore a 10mila euro e altre cento cose di cui è difficile avere contezza. Non in un tempo così limitato.
E poi sembra pure che fra Mirri e Foschi l’iniziale luna di miele sia già terminata. All’ipotesi dell’azionariato popolare lanciata dall’imprenditore – che, poi, non sarebbe nemmeno contemplata dai regolamenti della Lega calcio – l’attuale presidente, ed ex direttore sportivo con Zamparini, aveva replicato con fastidio: “Queste cose confondono la squadra. Non abbiamo necessità di portare avanti delle collette per il pagamento dei prossimi stipendi. Siamo il Palermo è il nostro è un palcoscenico serio”. Detto in altri momenti avrebbe avuto un suo perché. Adesso no. Perché la serietà va a farsi friggere di fronte alla patetica messinscena degli ultimi anni. E anche Mirri è rimasto spiazzato: “Il comunicato di Foschi toglie ogni preoccupazione sull’imminente scadenza per il pagamento degli stipendi di marzo: tutti tiriamo un sospiro di sollievo” ha replicato con notevole ironia, ringraziando i tifosi vip che avevano annunciato di volerci mettere la faccia.
Ma qui la dialettica rischia di diventare stucchevole. Come lo è stata e lo sarà l’eterna attesa. Foschi giura di avere un paio di opzioni – credibili – per il passaggio di proprietà, ma al Palermo tutto ciò che è verosimile diventa una barzelletta. Ad esempio: non poter conoscere la situazione debitoria del club, fino in fondo, è l’elemento che negli ultimi anni ha teso ad allontanare gli imprenditori più che ad avvicinarli. Chi ha provato a conoscere nel dettaglio tutto ciò che compare nei libri contabili rosanero, non ha mai avuto accesso ai documenti completi. Ciò che trapela, non ufficialmente, è che la situazione debitoria è pesante. Chissà fino a che punto.
In attesa di vedere come finirà, se finirà, i tifosi del Palermo sono tornati allo stadio contro il Brescia per far sentire il proprio attaccamento alla maglia. Ma per essere tifosi del Palermo, quest’anno come non mai, non servono sciarpe e cappellini. Bensì, un’autentica professione di fede.