Un uomo di Lombardo, Antonio Scavone, è finito in uno dei posti chiave della complessa macchina regionale: l’assessorato alla Famiglia e al Lavoro. Quello gestito fino a ieri da Mariella Ippolito. Un ruolo che nei prossimi mesi avrà oneri e onori, ma certamente grande prestigio. E’ da lì che passano le più importanti politiche del lavoro. A partire dalla riforma dei centri per l’impiego, che porterà in dotazione da Roma 100 milioni di euro. E dalla scelta dei navigator (se Di Maio sarà d’accordo), figure da inserire nei centri che dovrebbero mediare fra la domanda e l’offerta di lavoro per i percettori del reddito di cittadinanza. E toccherà anche a Scavone gestire un fiume di denaro per l’inclusione sociale, in cui prevarranno appalti e bandi per l’assistenza e la lotta alla povertà. Lombardo nei piccoli centri popolari ha sempre raccolto una valanga di voti e potrebbe “restituire” la fiducia. Non solo si riposiziona, ma lo fa anche bene. L’ex governatore e il suo Mpa tornano in gioco nei giorni dell’autonomia differenziata (l’Ars ha appena approvato un ordine del giorno unitario da sottoporre a Roma), in cui l’autonomia siciliana rischia di finire scalfita dal giochino delle regioni più ricche. Il tema torna d’attualità e Lombardo c’è. Il politico di Grammichele, che negli ultimi tempi aveva perso smalto a causa delle note vicende giudiziarie, grazie al filo con Musumeci si rimette in vetrina. E alle Europee conta di dare una mano a Fratelli d’Italia per superare lo sbarramento e portare uno dei suoi a Bruxelles. Non sarebbe male come biglietto da visita.
Enrico Ciuni
in Il sabato del villaggio
Le mani di Lombardo sul reddito minimo
antonio scavonemparaffaele lombardo
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