Professore, avvocato, avvocaticchio, attaccabrighe, delatore. Sono le tante facce del Bullo, di quell’opaco personaggio che vive e traccheggia all’ombra di Palazzo d’Orleans, protetto e stipendiato da Renato Schifani, per nostra sventura capo della Regione feudale di Sicilia. Non gli è bastata la campagna di odio imbastita, con i mezzi più balordi e infamanti, contro il giudice che lo ha condannato a versare 621 mila euro di tasse non pagate all’Agenzia delle Entrate. L’altro ieri s’è saputo che, con una avventata delazione, ha cercato di colpire un altro suo storico nemico: Gianfranco Micciché. Da vecchio azzeccagarbugli, adotta una tecnica particolare. S’inventa accuse campate in aria che impegnano per parecchio tempo le procure ma che non approdano mai a nulla. Tuttavia non desiste. Anzi. Ogni volta parte a testa bassa. Va per sputtanare e rimane sputtanato.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Le infamie del Bullo per colpire i nemici
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