All’Ars è il decimo gruppo parlamentare, ma in Sicilia ambisce a diventare la terza gamba del centrodestra. Che poi che roba è sta terza gamba? Un concetto inventato a Roma, dove la Lega – già, la vecchia Lega Nord – è padrona indiscussa di tutto, mentre Forza Italia e Meloni si spartiscono la seconda (ma restano distanti e distinti). Anche in Sicilia, per la verità, regna un bel po’ di confusione. Il battesimo di “Ora Sicilia”, la nuova creatura a supporto di Nello Musumeci e del suo governo lento e raffazzonato, non aiuta certo a orientarsi.
Partiamo dai dati certi. L’unico vero posizionamento nuovo, in questa operazione che verrà ufficializzata la settimana prossima – ma c’è il logo e ci sono le dichiarazioni, quindi non si scappa -è quello di Luisa Lantieri. Che “nuovo”, per la Lantieri che torna nel centrodestra, è un concetto un filino forzato. Ma tant’è. L’ex assessore alla Funzione Pubblica di Crocetta, a lungo collaboratrice di Cuffaro, va a rimpolpare la squadra dei deputati che un giorno sì, e l’altro pure, pretende di utilizzare il “voto segreto” per affondare le proposte del governo. I deputati dell’area di centrodestra – mettendo da parte i due di Sicilia Futura – passano così da 36 a 37 (su 70). La maggioranza cresce anche se non c’è mai stata. E di questo il governatore ne è fiero e consapevole.
La Lantieri torna alla base, mentre Genovese e Ternullo – più gli altri, eventualmente, che si candidano a seguirne le orme – non cambiano sponda. Anzi: Genovese, che detiene il primato di “paperone” all’Ars, ad appena 21 anni, arriva da Forza Italia, che di questa maggioranza, in verità, è la prima gamba, potendo contare su ben 12 deputati (dopo l’addio del figlio di Francantonio); la Ternullo, subentrata a Gennuso (che ha altri guai – giudiziari – a cui pensare), proviene invece dal gruppo dei Popolari e Autonomisti, il maxi contenitore centrista giostrato da Saverio Romano e Raffaele Lombardo. Maggioranza erano e maggioranza restano. Non sfuggirà ai più attenti che su Genovese, alla vigilia delle elezioni Regionali del 2017, Musumeci si era espresso così: “Non l’avrei candidato se fosse stato nel mio partito; il coordinatore del suo partito, però, se ne è assunto la responsabilità”. Una scelta dettata – all’epoca – da motivi di opportunità. Non perché il ragazzo si portasse dietro l’etichetta di “impresentabile”, legata più che altro alle sventure del padre: “Ha 21 anni, è uno studente di giurisprudenza ed è incensurato: per le leggi dello Stato è presentabilissimo” disse il governatore. Che ieri l’avrebbe escluso e oggi, invece, lo acclama al suo fianco.
Genovese e la Ternullo, semplicemente, si riposizionano per andare incontro al destino del governatore, che cerca alleati per l’apparentamento con la Lega, annunciato a mezza lingua sabato scorso, durante una manifestazione a Palermo. E per riproporre, fra tre anni, la propria ri-candidatura a palazzo d’Orleans. Così capita che la Lantieri, fino a ieri nello stesso gruppo di Cracolici e Lupo, si appresta all’abbraccio mortale con Salvini. Anche se per il momento nega tutto: “Siamo centristi, non leghisti”. Ora Sicilia, il gruppo ispirato dall’assessore alla Salute Ruggero Razza, di cui solo Musumeci avvertiva l’esigenza, potrebbe raccogliere nelle prossime ore nuovi adepti. Si fanno i nomi di Vincenzo Figuccia, ora nell’Udc, ma anche di Marianna Caronia – transitata pochi mesi fa dal “Misto” ai Popolari e Autonomisti – e soprattutto di Tony Rizzotto, l’unico rappresentante “salviniano” in mezzo all’Ars. Dove il Carroccio non ha voglia di espandersi, per ora, ma di tramare.
Il decimo gruppo, si diceva in avvio. Senza contare gli intergruppi, che nascono per i motivi più disparati (ne esiste uno creato ad arte per l’Identità Siciliana, di cui fanno parte Figuccia, Galvagno di Fratelli d’Italia e Lo Giudice). Ecco, a proposito di Danilo Lo Giudice: quello che è stato il successore di Cateno De Luca, eletto sindaco di Messina, è approdato una decina di giorni fa dal “Misto” all’Udc. Mentre si attendono le mosse di Rossana Cannata, deputata di Forza Italia, che alle ultime Europee ha sostenuto il fratello Luca, sindaco di Avola, nelle liste di Fratelli d’Italia. Ed è lì, con la Meloni, che dovrebbe confluire. Ma attenzione, Forza Italia rimarrebbe ancora prima gamba. Specie se, come si chiacchiera in queste ore, dovesse arrivare l’ok di Edy Tamajo (visto in passato con Micciché in Grande Sud), il più insofferente ai vecchi schemi di Sicilia Futura, che qualche tempo fa, infatti, s’è smarcata dagli altri gruppi d’opposizione e dal Pd in particolare: “Faraone mi ha deluso” è stato il commento di Totò Cardinale, patron del movimento sicilianista.
Ahia, sicilianista. Che brutta parola. Genera sempre confusione e aspettative. Vincenzo Figuccia, pur standosene al momento dentro l’Udc, e in attesa (se vorrà farlo) di aderire alla “cosa nera” (alias Ora Sicilia) di Musumeci e Genovese, è anche il depositario di un brand, “Cambiamo la Sicilia”, movimento che vorrebbe portare a spasso nelle altre regioni, per federarsi in una formazione meridionalista. Poi c’è Sicilia Futura di cui s’è detto, il partito degli indignati, che non ha deputati ma esprime il vice-governatore Armao, e poi c’è Idea Sicilia, il movimento di Roberto Lagalla, assessore alla Formazione, dentro il gruppo dei Popolari e Autonomisti. Il cui leader, Saverio Romano, che al momento se ne rimane fuori dalla giunta e pare non abbia voglia di rimescolare i giocatori, è anche il leader del Cantiere Popolare, movimento che gli sta un po’ stretto: Romano, infatti, è alla ricerca di un posizionamento al centro, di una Democrazia Cristiana post-litteram, e di gente che ci stia. Poteva bussare in Forza Italia, prima della furiosa lite con Micciché. “Ora sono rimasto solo” ha confidato qualche giorno fa a Buttanissima. L’unico reduce del patto di Cefalù, che inizialmente anche Nello Musumeci sembrava orientato a condividere.
Poi Diventerà Bellissima ha scelto la via più breve, con maggior garanzia di successo. E ha riallacciato i rapporti con Salvini, per il tramite di Genovese & friends, in aula, e di Ruggero Razza, fuori. Ha creato un nuovo gruppo parlamentare in Assemblea, il decimo, riacceso i conflitti nel centrodestra, e consolidato l’ipotesi della terza gamba. In questo laboratorio di ortopedia c’è spazio per tutti, anche se le gambe stanno diventando troppe. E Toti, principale interlocutore del presidente della Regione, è stato messo spalle al muro da Berlusconi per riorganizzare a Roma la nuova Forza Italia. Ma non durerà, no che non durerà… C’è chi predica autonomia, chi meridionalismo. Chi la terza gamba. Poi c’è chi li assembla tutti. Come Geppetto. Come Musumeci.