Le giaculatorie della politica

Il segretario della Lega Matteo Salvini ha appena sottoscritto un atto federativo con gli autonomisti siciliani di Lombardo

Sembra la classica letterina da consegnare a Babbo Natale, solo che ai regali dovranno pensarci loro: da una parte Lega e Movimento per la Nuova Autonomia (l’ex Mpa di Raffaele Lombardo), che si sono appena federati e mangeranno insieme il panettone; dall’altra la nuova “cosa bianca”, fondata su una Carta dei Valori che hanno sottoscritto in cento, fra politici e rappresentanti della società civile. A due anni dalle Regionali sono cominciate le grandi manovre. Il problema è che tutti parlano la stessa lingua, e per l’elettorato sarà faticoso distinguerli. Da un lato Salvini e Lombardo, Minardo e Di Mauro, più la new entry Vincenzo Figuccia; dall’altro Lagalla e Cordaro, Romano e Turano, e persino il renziano Nicola D’Agostino. Nella letterina di Natale, contestualmente alla richiesta dei doni (la fiducia dei propri elettori), c’è un elenco enorme di buoni propositi. Il solito libricino dei sogni della politica, rimasto inevaso da decenni.

Con un’accezione curiosa: gli intenti della Lega, infatti, ricalcano grosso modo quelli della nuova (e indefinita, per ora) creatura di centro. Che non ha un nome, ma dice di ispirarsi a un valore innanzi tutto: l’anti-sovranismo. Verrebbe da obiettare che il Carroccio di Sicilia, con dentro gli autonomisti e i moderati, è quanto di più lontano esista dal sovranismo letteralmente inteso. Al contrario, guarda a un mondo – quello “centrista”, appunto – che oggi riceve corteggiamenti a destra e a manca. Scegliere non è facile. E non lo sarà nemmeno dopo aver letto la Carta dei Valori della “cosa bianca”, che in buona parte ricalca i contenuti del patto federativo fra Lega e Mna. Sono praticamente uguali.

Il Carroccio, forte del suo approccio territoriale, ha proposto una “fiscalità di vantaggio decennale per le imprese che vogliono investire in Sicilia, diventando così un polo di attrazione per esse e per sviluppare economia e lavoro”. Un auspicio alla portata di tutti, ovviamente anche della “cosa bianca”. Che nella sua Carta dei Valori, esprime senza mezzi termini la necessità di “un sostegno al lavoro con importanti sgravi fiscali per le imprese”, ad esempio mediante delle “decontribuzioni quinquennali a favore delle imprese siciliane che assumono”. Insomma, “servono fondi per le aziende che decidono di sviluppare attività industriali a sostegno della filiera agroalimentare, anche attraverso una fiscalità di vantaggio, e una Banca del Sud”. Il tema della decontribuzione è molto avvertito nel Mezzogiorno, tanto che il governo nazionale, anche grazie all’impegno del Ministro Giuseppe Provenzano, ha appena avviato una fiscalità di vantaggio per le regioni del Sud da qui ai prossimi dieci anni. Per valutarne gli effetti, però, bisognerà attendere.

La Lega e gli autonomisti, in momenti diversi di questa legislatura, hanno evidenziato interesse per l’Agricoltura, arrivando – soprattutto, il Carroccio, nella scorsa primavera prima di virare sui Beni culturali – a pretenderne l’assessorato di fronte a Musumeci. E adesso rilanciano. Fra i punti sanciti dalla nuova federazione c’è lo “sviluppo dell’agroalimentare siciliano, con la tutela della sua produzione dal dumping, la valorizzazione in sicurezza della filiera”. Ma anche secondo i centristi bisogna “investire sulle nostre produzioni agroalimentari”, valorizzando al contempo “l’offerta complessiva turistica, culturale ed ambientale”. “La salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio” è una fissa anche per Salvini e i suoi proconsoli, che indicano il “turismo come priorità d’azione”, da perseguire grazia alla “continua e costante promozione dell’Isola ad ogni livello e con azioni mirate”.

Anche sul piano delle opere nessuna divergenza. Ma chi, d’altronde, potrebbe dirsi contento delle attuali condizioni di sviluppo delle strade siciliane? Se, da un lato, per la “cosa bianca”, “assumono rilevanza strategica la continuità territoriale, la promozione di una vera dimensione euro-mediterranea, favorita dalla realizzazione di opere da troppo tempo attese (Ponte sullo stretto, Alta velocità ferroviaria, completamento anello autostradale)”, per Salvini e Lombardo resta determinante lo “sviluppo infrastrutturale partendo da priorità ineludibili: il Ponte sullo Stretto, l’Alta velocità ferroviaria sull’asse Catania-Messina-Palermo, il completamento dell’anello autostradale e i collegamenti viari interni”. Quant’è piccolo il mondo.

Ma esiste una ricetta comune anche sui “cervelli in fuga”. Mentre la Lega dichiara di voler puntare “su una generazione di Siciliani che non vedano oltre lo Stretto il proprio futuro ma possano essere protagonisti della Sicilia del domani a ‘casa propria’” – strano refrain che richiama i migranti -, per i centristi è utile “garantire le giuste opportunità ai nostri giovani, evitando l’emigrazione di massa studentesca e lavorativa”. Mentre sul tema dell’assistenzialismo, e sul tentativo di impedire una nuova ondata di scansafatiche dopo i sussidi elargiti dai Cinque Stelle, adottano toni diversi. Ma mirano allo stesso orizzonte. Lega e Autonomisti sono per lo “stop immediato all’assistenzialismo, piaga e vulnus per la Sicilia del domani e della nuova classe dirigente e, di converso”, propongono “iniziative comuni di valorizzazione del merito, della competenza e dell’etica responsabile”. Mentre la “cosa bianca” pretende “la trasformazione in voucher lavorativi dei contributi destinati al reddito di cittadinanza e una legge sulla povertà, che aiuti chi ha bisogno di ricovero, socialità, vitto e alloggio quotidiano”.

La Lega, in più della “cosa bianca”, fa un richiamo alla semplificazione della burocrazia – tema su cui si è riproposta l’alleanza con Gianfranco Micciché e Forza Italia, dopo mesi di divisioni burrascose – e a una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata. Mentre il nuovo soggetto di centro, che avverte, in salsa federalista, la necessità per la politica di “rinsaldare il proprio legame con il territorio”, opera una disamina valoriale profonda, e rilancia l’idea e la necessità di “uno sforzo congiunto per coniugare razionali strategie di modernizzazione, di sviluppo, di sostegno ai più deboli, difendendo i fondamentali principi di solidarietà e sussidiarietà, di inclusione sociale, di tutela della salute, dell’istruzione, della famiglia e del diritto al lavoro”.

Al netto delle ultime, piccolissime differenze, basterebbe prendere uno dei due programmi e sovrapporlo all’altro, per ottenere lo stesso medesimo risultato. Dov’è l’alternativa? O sono le proposte ad essere poco originali, o i compartimenti stagni della politica non hanno più ragion d’essere. Sarà il mondo dei moderati a decidere se “uno vale uno”. Ma occhio a non tirarlo troppo per la giacca…

Paolo Mandarà :Giovane siciliano di ampie speranze

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