L’allarme è scattato venerdì scorso, con un cartello che indicava la chiusura a tempo indeterminato dell’impianto di contrada Volpe, e da quel giorno Renato Schifani ha cominciato a rincorrere la monnezza. Nel vero senso della parola. Il presidente della Regione, che a Palazzo d’Orleans credeva di non doversi sporcare mai le mani, è dovuto scendere a compromessi con una piaga atavica, dettata dalla subcultura di molti siciliani che preferiscono non differenziare, e dall’insipienza di una classe politica che ha sempre diluito l’emergenza (per far comodo ai privati) anziché risolverla una volta per tutte.
Questa volta l’epicentro della crisi è Lentini, capitale di una regione discarico-centrica, dove l’impianto di trattamento meccanico-biologico della Sicula Trasporti (una società in amministrazione giudiziaria, per altro!), utile a “ripulire” i rifiuti (il cosiddetto “sottovaglio”) prima dell’abbancamento in discarica, è stato chiuso dal provvedimento di un giudice. A seguito – prestate attenzione – del mancato rilascio di un’autorizzazione (sarebbe meglio parlare di Via, la valutazione d’impatto ambientale) dell’assessorato all’Energia, quello presieduto da Roberto Di Mauro.
Seppur incomprensibile a noi umani, è la stessa Regione, attraverso la Commissione tecnico-specialistica (Cts), ad aver determinato lo stallo. Ed è lo stesso Schifani che ha dovuto sopperire, in maniera differita, ai pasticci dei suoi burocrati, senza tuttavia riuscire a ricucire la trama. Perché il frutto delle due ordinanze firmate nell’arco di ventiquattr’ore, non costituisce un deterrente ai soliti zozzoni, che hanno ripreso a scaricare per strada, ad ogni angolo di Catania, i sacchetti dei rifiuti indifferenziati; né rappresenta una soluzione definitiva. E che il governatore avesse le idee poco chiare su quanto accaduto a Lentini lo si coglie da alcuni particolari.
Il primo è l’ora in cui viene annunciata la firma della prima ordinanza. Lunedì sera alle 21.49, attraverso una nota del suo portavoce. Mentre tutta Italia è concentrata sulla Nazionale di Spalletti, messa in crisi dalla cortina di ferro della Croazia di Modric, le agenzie battono il sussulto di Schifani al termine di una giornata campale: “Individuata la soluzione per far ripartire la raccolta dei rifiuti nei circa duecento Comuni della Sicilia coinvolti dallo stop all’impianto Tmb di Lentini, nel Siracusano”. Quale? “Nelle more del completamento di tutti i provvedimenti autorizzativi, nel corso di una riunione presieduta dall’assessore all’Energia Roberto Di Mauro è stato deciso anche che, transitoriamente (venti giorni), i rifiuti continueranno a essere stoccati e trattati in apposite aree nell’impianto di Lentini, sotto lo stretto monitoraggio e controllo degli organi competenti”. Cioè nelle stesse aree inibite da un giudice, e che Sicula Trasporti, però, non ha alcuna voglia di ri-mettere a disposizione.
Gli amministratori della società (un tempo di proprietà della famiglia Leonardi, poi finita al centro di uno scandalo giudiziario), dopo una lunga riflessione notturna, inviano una lettera in cui evidenziano a Istituzioni, Prefettura e magistratura “la materiale ineseguibilità dell’ordinanza”. Informano inoltre che la Sicula non è dotata di “aree di stoccaggio autorizzate dove allocare i rifiuti al di là di quelle di conferimento giornaliero preventiva al trattamento”. Peraltro gli amministratori giudiziari sottolineano come il materiale biostabilizzato non può essere inserito in ecoballe e “depositarlo sfuso sui piazzali” perché “avrebbe evidenti refluenze in termini di dispersione in aria e trasporto nelle reti di raccolta delle acque piovane”. Senza dimenticare il pericolo incendi. Insomma, “impossibile rispettare” il provvedimento.
Schifani deve ripartire daccapo e questa volta sfrutta l’assist del Prefetto, che convoca un vertice per il pomeriggio. In serata – sono passate da poco le 20 – arriva una nuova ordinanza, la seconda, che tiene conto dei rilievi della Sicula Trasporti circa “l’impossibilità di poter stoccare il materiale di “sottovaglio biostabilizzato (EER 190501)” per evitare infiltrazioni di particolato nel terreno”. Con il nuovo provvedimento – e qui la materia diventa tecnica – il presidente della Regione ha disposto, con esclusivo riferimento a questa tipologia di rifiuti, di provvedere allo svuotamento delle biocelle entro otto giorni e il loro trasferimento presso impianti di recupero energetico individuati dalla stessa società”.
Un modo per correggere il tiro e scongiurare una crisi, che nel frattempo monta sempre di più. “Se il governo avesse affrontato per tempo gli aspetti autorizzativi, ci saremmo risparmiati questo disastro – dice l’on. Giuseppe Lombardo, di Sud chiama Nord – Un ulteriore problema è rappresentato dalla città di Catania, che assorbe il 50% della capacità del Tmb di Lentini, senza avere ancora un sistema di raccolta differenziata adeguato per una città metropolitana. Chiederemo conto al governo di questa ennesima emergenza che fa apparire la Sicilia come la regione delle emergenze croniche, piuttosto che come un’isola d’accoglienza turistica”.
Tutto ciò che si scatena attorno alle inadempienze della politica, anche questa volta, ha riflessi a cascata. Il primo, manco a dirlo, sull’ambiente. Il secondo sull’immagine della nostra terra, che ne esce inequivocabilmente danneggiata. La politica ha spesso guardato il dito – auspicando la realizzazione di due termovalorizzatori fin qui rimasti sulla carta – senza accorgersi della luna: vale a dire l’indice di riempimento delle discariche, che non consente il minimo guasto (salvo far saltare per aria l’intero sistema). Schifani, per altro, lo scorso gennaio è stato nominato commissario straordinario per «il completamento della rete impiantistica integrata» e per «la realizzazione e localizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione di rifiuti». Significa che oltre ai termovalorizzatori, per i quali si sarebbero individuate le due aree di costruzione (Palermo e Catania) e si sono “ipotecati” 800 milioni a valere sui Fondi di Sviluppo e coesione, ci si dovrebbe preoccupare anche del resto.
“La chiusura dell’impianto di Tmb di Lentini è la riprova di un modello di gestione dei rifiuti che funziona solo a colpi di ordinanze emergenziali – dice il portavoce regionale del M5s, Nuccio Di Paola -. La mancanza di una rete di impianti organizzati per ambiti territoriali, insieme ad un coacervo burocratico senza precedenti, fanno sì che al minimo intoppo il sistema collassa e la Sicilia si ritrova sommersa dai rifiuti. Schifani in due anni di legislatura ancora non ha dichiarato quale modello vuole offrire alla nostra Regione; e non saranno certo i poteri straordinari che gli sono stati concessi da Roma che lo aiuteranno in questa impresa”. Proprio sui poteri straordinari sono intervenute Legambiente, Wwf e Zero Waste che nei giorni scorsi, assistite dall’ex parlamentare 5 Stelle, Giampiero Trizzino, hanno depositato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per chiedere l’annullamento del decreto di nomina di Schifani a commissario straordinario. Un giochino in meno a fronte di una responsabilità in più. Da Lentini è tutto (per ora).