Un’altra settimana piena di appuntamenti è giunta ai titoli di coda: martedì l’inaugurazione del tratto Rosolini-Ispica, 10 chilometri d’autostrada, lungo l’eterna incompiuta da Siracusa a Gela; giovedì doppio impegno fra la riapertura dei Giardini di palazzo d’Orleans (dopo 4 anni), che ospiteranno gli uccelli della Regione, e la consegna di 17 posti letto e quattro sale operatorie al Policlinico di Palermo; ieri, addirittura, un’editoriale su ‘La Sicilia’ di Catania per esaltare il ‘BellininFest’, l’evento organizzato dall’assessorato al Turismo che “dovrà parlare al mondo della natura siciliana più alta e nobile”. Ma non è finita qui: perché, dopo aver assistito alla staffetta 4×100 maschile alle Olimpiadi, a un paio di successi nella 20 chilometri di marcia e all’impresa dell’avolese Luigi Busà nel karate, al presidente Musumeci è venuta la grande idea di invitare in Sicilia gli azzurri che hanno partecipato (e vinto) ai Giochi olimpici di Tokyo. “A offrire loro un soggiorno gratuito di una settimana – ha detto il governatore – sarà la Regione: scelgano la località che preferiscono tra le centinaia di incantevole fascino e millenaria storia che la Sicilia offre. Portino con loro anche la medaglia vinta, per una foto ricordo dal luogo di vacanza”. Un voucher, come quelli messi in palio col bando See Sicily, che aveva lo scopo di rilanciare l’immagine dell’Isola dopo un anno da incubo.

Queste iniziative collaterali, autentiche ciprie, hanno condito la settimana del presidente della Regione, che per il resto ha dovuto dimenarsi nella difficile operazione di spegnimento degli incendi. La Sicilia brucia da giorni e nemmeno l’invio di squadre di volontari attrezzate da altre regioni d’Italia, grazie alla mobilitazione imposta dal premier Mario Draghi, ha sortito grossi effetti. Ha limitato i danni, questo sì, ma non è riuscita a impedire che le fiamme si propagassero fino a ridosso dei centri abitati. Dopo aver devastato la piana di Catania, i roghi hanno interessato molte zone dell’Isola: le Madonie, i Nebrodi, paesini come Gangi, Balestrate, Geraci Siculo, San Mauro Castelverde, Castel di Lucio. Hanno avvolto interi quartieri, distrutto aziende agricole, carbonizzato allevamenti, ridotto in polvere boschi e campi incolti. La potenza di fuoco dei Forestali, ancora una volta, non è riuscita a recitare un ruolo da protagonista. Ma la cosa più fastidiosa da sentirsi dire – quando accadono episodi del genere – è che la prevenzione non è stata attivata per tempo. O che mancano le risorse (per la campagna anti-incendio sono state reperite in ritardo e sono già esaurite).

L’unica cosa che ha fatto ieri Musumeci, nel tempo libero dalle inaugurazioni, è la dichiarazione dello stato di crisi e d’emergenza per i prossimi sei mesi “a causa dei gravi incendi verificatisi già dalla fine di luglio e del permanente rischio per le prossime settimane, dovuto all’eccezionale situazione meteo climatica”. “La successione e l’intensità delle fiamme – ha ammesso il presidente della Regione – stanno mettendo a dura prova le strutture istituzionalmente preposte allo spegnimento degli incendi e all’assistenza alla popolazione. Si sono verificati pure casi in cui le condizioni di sicurezza della viabilità comunale, provinciale e statale sono state fortemente pregiudicate a causa del fuoco”. Un’operazione in zona Cesarini, al termine di una settimana falcidiata da gaffe e impuntature.

La battuta omofoba su Crocetta (“Il governo precedente stranamente non pensava agli uccelli”) durante l’inaugurazione dei giardini d’Orleans – a proposito: un migliaio di visitatori in due giorni – è stata ‘tagliata’ dal video inoltrato alle redazioni dai giornali: non contento Musumeci ha dato dei “complessati” ai cronisti che ci avevano colto il doppio senso. A inizio settimana, dopo che il vento di scirocco aveva tempestato l’entroterra siculo, facendo esplodere un immenso focolaio fino alla plaia di Catania, Musumeci si era incacchiato con tutti quelli che gli avevano fatto notare le inefficienze del Corpo Forestale e della prevenzione: “Provo tanta pena per i soliti sciacalli politici, usciti allo scoperto, come sanno fare nei momenti di difficoltà. Godono in questi giorni, come godevano nella fase acuta della pandemia, nella vana e cinica speranza di guadagnare briciole di consenso. Quanta tristezza”.

Le proteste e gli argomenti del presidente, però, faticano a trovare approvazione e terreno fertile tra i partiti che lo sostengono. La sberla più clamorosa, a cui il colonnello Nello ha reagito con classe (il silenzio), gliel’ha assestata Matteo Salvini, durante la sua toccata e fuga di mercoledì a Palermo. Il tempo di venire in Sicilia, salutare l’ingresso di Sammartino (un acerrimo rivale del governatore) e Sudano, e indicare Minardo come il “suo” candidato alla presidenza. Dimenticandosi che a palazzo d’Orleans c’è il suo amico Nello, nient’altro che “un buon governatore”. Il presidente della Regione appare sempre più isolato. E fatica a contenere il dissenso. Inoltre, non si prodiga delle questioni più rilevanti. O, come avvenuto per i Forestali, si muove sempre un po’ in ritardo. Un’altra questione annosa su cui – da tempo – ha scelto di non intervenire è quella che riguarda i bilanci della Regione. Fra un aperivax e l’altro, il tema dei conti in rosso è uscito dall’agenda del governo.

Eppure il mese di agosto è quello in cui Musumeci, assieme all’assessore all’Economia e al presidente dell’Ars, dovrebbero comparire di fronte alle Sezioni riunite della Corte dei Conti in composizione speciale, a Roma, per dare le dovute delucidazioni a seguito della parifica del rendiconto 2019. In cui i magistrati contabili e il procuratore generale, Pino Zingale, hanno ravvisato una caterva di errori (compreso un nuovo disavanzo, che Armao però quantifica in “appena” 170 milioni). Bisognerà spiegare dove sono finiti questi soldi, e quali sono le altre irregolarità che inchiodano la Regione siciliana a un futuro poco plumbeo: il primo effetto della ‘crisi finanziaria’ è una variazione di bilancio da 65 milioni di euro per salvare l’esercizio 2021. E poi un tentativo di accordo di finanza pubblica per stabilire il nuovo contributo da versare annualmente alle casse dello Stato. Senza danneggiare i Comuni, che rappresentano l’altro nervo scoperto. Nessuno, da Roma a Palermo, fa mai abbastanza per loro.

Questa tiritera per evidenziare che ci sono problemi ben più grossi di un’ospitata per olimpionici; o della consegna, dopo mesi, di 17 posti letto di terapia intensiva (dei lavori sugli ospedali che avrebbero dovuto concludersi a giugno, solo il 37% era stato ultimato). Ci sarebbero gli ospedali da potenziare, le imprese da proteggere (del piano ristori da 250 milioni, promesso a margine dell’ultima Finanziaria, ancora nulla), il turismo da rilanciare, le riforme da scrivere e approvare. I conti da ricucire. La stagione della semina, ormai, è finita da un pezzo. Ma i frutti ancora tardano ad arrivare. Finora solo fichi secchi.