Dopo il momento della lagna, è giunto il momento della spesa. Ma la Regione siciliana rischia di farsi trovare impreparata. E’ cominciato qualche giorno fa, in commissione Bilancio, all’Ars, un tour de force per stabilire come impiegare i 774 milioni garantiti dal governo nazionale, grazie all’interessamento della ministra per il Sud, Mara Carfagna. Si tratta di anticipazioni dei fondi Fsc (Sviluppo e Coesione) previsti nella programmazione comunitaria 2021-27, che Roma ha deciso di liberare immediatamente per andare incontro ai problemi di liquidità che negli ultimi 18 mesi – a causa della pandemia – hanno interessato molte regioni, specie quelle del Mezzogiorno. “In questo modo – ha spiegato Carfagna – le Regioni torneranno ad avere a disposizione fondi per progetti e investimenti di coesione territoriale, che avevano destinato provvisoriamente alle necessità dovute alla pandemia”. Si tratta di “rimborsi” che verranno utilizzati per sbloccare o avviare progetti già partoriti da tutti i dipartimenti regionali. La ricognizione, completata nei giorni scorsi dagli assessorati, ha portato a galla la necessità di 231 interventi complessivi: la maggior parte dei quali, 77, riguarda il capitolo del Turismo (60 milioni di stanziamento).
La maggior parte delle risorse, però, saranno utilizzate dal dipartimento della Famiglia e delle Politiche sociali: 89 milioni per appena tre interventi. Seguono Attività produttive con 71 milioni (cinque interventi), Ambiente e Beni culturali (61 milioni a testa). C’è un problema di fondo, però: il primo esame in commissione ha confermato che molti dei progetti previsti dalla bozza non sono esecutivi, ma neanche cantierabili. Per questo bisognerà fare un’ulteriore scrematura e magari, come ha suggerito il presidente Riccardo Savona, provvedere a rimpiazzarne qualcuno. E’ chiaro che – come avviene ogni anno in sede di Finanziaria – questa ingente disponibilità di denaro apre una disputa (soprattutto) fra colleghi della maggioranza. A maggior ragione adesso, che si spalanca di fronte ai deputati il totem delle elezioni. Il 2021 sarà l’anno delle spese “pazze”: l’obiettivo è centrare il bersaglio. E se da un lato bisognerà fare i conti coi desiderata di ognuno, dall’altro bisognerà testare la capacità di spesa della Regione medesima: già sul Pnrr – 20 miliardi solo per l’Isola – la preoccupazione riguarda il lavoro a monte: cioè la capacità di attrezzarsi per presentare i progetti.
Lo spauracchio delle urne potrebbe essere uno stimolo ulteriore (anche per i burocrati?). Ma andiamo per gradi e analizziamo il contenuto della ricognizione deliberata dalla giunta lo scorso 1 luglio. Fra le proposte più meritevoli, spicca la decisione di realizzare “un presidio ospedaliero di base nell’isola di Lampedusa” che dovrà prevedere necessariamente la presenza di un pronto soccorso e di una camera iperbarica. Più una serie di reparti, tra cui Malattie infettive e tropicali. Per realizzarlo serviranno 30 milioni circa, di cui 25 a valere sui fondi Fsc. Il problema è che il bando è in corso di pubblicazione e l’ospedale non vedrà la luce prima del 2025. Il nosocomio è l’unico intervento previsto dal dipartimento di Pianificazione strategica. Il dipartimento Infrastrutture, invece, è destinatario di quasi 48 milioni, per 53 interventi complessivi. E’ già in programma un lavoro certosino di riqualificazione di alcune chiese sparse su tutto il territorio regionale. Mentre un milione e centomila euro è destinato al “completamento, recupero e conservazione del Palazzo municipale ex monastero benedettino Cassinese”, in Militello Val di Catania. Si tratta del paese natale di Musumeci. Per carità, sono parecchi gli interventi di manutenzione straordinaria su edifici storici, come nel caso di Palazzo Bongiorno a Gangi (212 mila euro). Ma anche i tentativi di riqualificazione di palazzetti, cittadelle dello sport, interi borghi (come Borgo Cavallaro, nella valle dell’Alcantara).
Ma una qual certa predilezione per il Catanese si nota. Nel capitolo Turismo e Sport, infatti, sono stanziati 250 mila per la prossima Fiera Mediterranea del Cavallo, e 60 mila per l’organizzazione della Coppa d’Assi. Entrambe le manifestazioni si svolgono ad Ambelia, patria dei cavalli, in territorio di Scordia. Un corposo investimento da 700 mila euro, invece, è destinato allo Sport Tourism Festival, una “fiera internazionale che mira ad unire la pratica sportiva, il mondo del business collegato e delle pratiche sportive collegate al turismo”. La Regione, inoltre, ha puntato un milione sull’acquisizione della casa natale di Salvatore Quasimodo, a Modica. Sono pochi, invece, i dindini destinati all’innovazione tecnologica, uno dei punti fermi del prossimo Pnrr: al netto dei 2,5 milioni per la “digitalizzazione, informatizzazione della banca dati del CRICD”, il Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione e la Documentazione grafica, fotografica, aerofotogrammetrica, audiovisiva, l’Arit – cioè il dipartimento dell’Innovazione – riceverà in carico soltanto quattro milioni. Serviranno alla realizzazione di un Sistema informativo direzionale della sanità regionale. Si tratta, in altre parole, di “un sistema di monitoraggio e governance delle prestazioni assistenziali”. L’intervento dovrebbe concludersi fra un anno esatto: il 22 luglio 2022.
Qua e là si trovano altri riferimenti alla digitalizzazione. Al dipartimento della Famiglia, ad esempio, sono stati destinati 30 milioni per la creazione di una “piattaforma regionale integrata dei servizi socio assistenziali”. L’avvio delle attività preliminari avverrà in accordo con l’Arit. C’è un’altra spesa particolarmente corpulenta, a valere sulla Funzione pubblica: i 42 milioni destinati al “reclutamento, con procedura selettiva e con contratto di 36 mesi, di 300 unità di personale qualificato per potenziare gli uffici della Pubblica Amministrazione regionale e locale e garantire l’attuazione degli interventi previsti dalla politica di coesione della U.E. e nazionale per la programmazione 2014/2020 e 2021/2027 e dai fondi strutturali”. Si tratta dell’unica prospettiva assunzionale dell’ultima Legge di Stabilità. In tema di formazione professionale, inoltre, partirà un “percorso di aggiornamento e riqualificazione del personale”, che prevede la spesa di 34 milioni. Per il momento, ne serviranno 14. Il progetto, però, dovrebbe concludersi nel 2025. Questo lavoro – passibile di modifiche (la commissione Bilancio ha 20 giorni di tempo per esprimere un parere, anche se il M5s vorrebbe trasferire la questione a Sala d’Ercole) – prevede un investimento anche sugli impianti di smaltimento dei rifiuti: a Milo, nel Messinese; in contrada Timpazzo, a Gela; e a Lampedusa, dove dovrebbe sorgere un centro di raccolta comunale.
Sono tanti soldi. E non sono gli unici. Perché la Regione, in questa parte finale della legislatura, si troverà a gestire anche un paio di miliardi di fondi Poc. Le opposizioni già lamentano un bug nel processo di condivisione delle scelte politiche, ma gli strumenti a disposizione di Pd e Cinque Stelle non sono granché. Restano, inoltre, i 250 milioni di ristori per le attività produttive danneggiate dal Covid, promessi a margine dell’ultima Finanziaria (i decreti non sono ancora stati pubblicati); così come una buona fetta di risorse della manovra di guerra – anno 2020 – rimasta inattuata. E poi ci sono i bei denari che rimpingueranno le tasche di medici e operatori sanitari assunti durante la pandemia, di cui l’assessorato alla Salute non ha alcuna voglia né l’urgenza di liberarsi (nonostante i contratti a tempo determinato e circoscritti all’emergenza); ci sono, inoltre, gli investimenti mirati sugli ospedali (79 cantieri aperti in tutta la Sicilia, alcuni in fase di consegna), che hanno aperto un fitto giro di consulenze e incarichi; e la dotazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con una ricaduta a cascata sui territori (anche se è ancora presto per captarne la geolocalizzazione). Nella prossima primavera, infine, ci sarà un’altra Finanziaria per accontentare i “territori”.
La qualità della spesa non s’improvvisa. Specialmente nei momenti critici, come quello che la Regione sta attraversando da qualche tempo. L’ultimo giudizio di parifica attende un “supplemento d’inchiesta” di fronte alle Sezioni riunite della Corte dei Conti in speciale composizione, a Roma (il rischio è un nuovo disavanzo); mentre la Corte Costituzionale, nei giorni scorsi, ha bocciato un paio di norme contenute nei collegati del 2019, che potrebbero costare un altro buco da 250 milioni. Il Bilancio, in pratica, si regge su risorse extraregionali. E tutto andrebbe gestito con estrema parsimonia.