Una volta significava grande calcio. Ora è un semplice derbicchio, di lunedì e a porte chiuse. Palermo-Catania evoca pensieri romantici: nel 2013 l’ultima sfida in Serie A finì 1-1, con i gol di Ilicic e Barrientos. Oggi le due squadre si ritrovano in una dimensione nuova, a stento si riconoscono.
Per la nona giornata del campionato di Serie C, in uno stadio “Renzo Barbera” deserto, torna il derby di Sicilia. Il Palermo di Boscaglia, debilitato dal virus e da una forma scadente (2 pari e 3 sconfitte nelle cinque partite disputate finora), è reduce dal punticino di Catanzaro, salutato con soddisfazione dall’ambiente. Soprattutto per le condizioni in cui è arrivato: in nove uomini e a un passo dal 90’. Muove la classifica, di poco. Ma anche il Catania, dopo il -4 di penalizzazione e un avvio eccellente, appare frenato. L’ultima con la Vibonese è saltata per le troppe assenze nella formazione ospite. La classifica non è più così arrembante: zona medio-bassa, con 6 punti (sarebbero 10 al netto della penalizzazione).
Sempre meglio del Palermo, che lunedì sera ritrova alcuni pezzi da novanta come Floriano, Silipo e Martin, che hanno terminato il lungo periodo di quarantena. Assenti Broh e Crivello, espulsi a Catanzaro. Mister Boscaglia si aspetta più coraggio, ma dovrà essere il primo a dare la scossa, magari azzeccando la formazione. In queste prime settimane non gli è riuscito granché. Il Palermo, che occupa l’ultima posizione del girone C, deve recuperare le partite casalinghe con Potenza, Turris e Viterbese. Serve un’operazione remuntada. A partire da lunedì, col Catania: bando al romanticismo (scalfito dal tempo), l’unica cosa utile sono i tre punti.