Dopo le dimissioni del direttore generale Giovanni Amico, giunte al termine dell’audizione di Armao in commissione Antimafia, martedì scorso, l’Ast è alla disperata ricerca di un dirigente. Quelli in organico, compreso Ugo Andrea Fiduccia (già in età pensionabile, fra l’altro) sono stati “azzerati” dall’inchiesta ‘Gomme lisce’ della Guardia di Finanza, che ha portato all’iscrizione di 16 persone nel registro degli indagati. L’unico a non aver ricevuto l’interdittiva del giudice era proprio Amico, 51enne agrigentino, che però ha rassegnato le dimissioni dopo aver appreso della verifica interna disposta da Armao e dal ragioniere generale, Ignazio Tozzo. La patata bollente passa in mano allo stesso Armao, cui spetta la vigilanza gestionale delle partecipate regionali. Anche se, in teoria, toccherebbe al Cda nominare il dg. In assenza di profili ‘utili’, l’assessore potrebbe pubblicare un atto d’interpello interno per arrivare alla fumata bianca.
Nella gestione dell’azienda dei trasporti, qualcosa non va. Gli ultimi dati forniti da Ast nel corso di un’audizione in commissione Trasporti, la scorsa estate, rivelano un’esposizione nei confronti delle banche salita da 7,5 a 24 milioni di euro e un margine lordo sceso da 13,3 a 7 milioni. Tutto ciò malgrado la Regione, ogni anno, pompi una trentina di milioni nelle casse della partecipata: “Che c’è incertezza sui conti – sottolinea Agostino Falanga, della Uil Trasporti, a Repubblica – lo dicono le carte dell’ultima inchiesta ma penso che l’Ast abbia accumulato almeno 30 milioni di debiti. Da tempo avevamo chiaramente detto che era una barca che faceva acqua da tutte le parti ma siamo stati anche querelati per questo. E la politica adesso fa finta di non sapere”.
L’ex presidente Tafuri, intanto, fa sapere che “il margine operativo lordo include il contributo regionale annuo dato ad AST; negli ultimi anni tale margine diminuisce perché diminuisce in misura corrispondente e significativamente proprio il contributo regionale” (fino a 6,5 milioni l’anno, secondo Tafuri). Inoltre “l’esposizione bancaria è sensibilmente diminuita durante la mia gestione, da 45 a 34 milioni, malgrado i minori trasferimenti”. Infine, sottolinea l’avvocato (indagato nell’ambito dell’operazione ‘Gomme Lisce’) “l’esposizione verso l’erario di circa 20 milioni, derivante per la maggior parte per debiti antecedenti al 2015, 2016 e 2017 è compensata da crediti vantati proprio verso lo Stato di 25 milioni circa”.
Intanto, in un’intervista tiratissima, il vicepresidente Eusebio D’Alì sembra scagionare Gianfranco Micciché, a proposito di un’intercettazione in cui il massimo inquilino di Palazzo dei Normanni chiedeva a D’Alì, anch’egli forzista, “una posizione su Trapani, di una su Enna, che si sposta dove va lui, e una su Palermo”. “Miccichè in quindici anni non mi ha mai chiesto nulla, mai”, ha confermato D’Alì a Salvo Palazzolo di Repubblica. Le conversazioni riportate dalla stampa sarebbero “chiacchiere e chiacchierate in cui si millanta tutto e tutti”.