Tutti (o quasi) contro Musumeci. A una settimana dalla relazione di metà mandato del presidente della Regione, l’Ars ha ospitato le repliche dei gruppi parlamentari. Per nulla clementi quelle delle opposizioni. Tra i più critici Claudio Fava, dei Cento Passi: “Quella di Musumeci è stata una relazione contabile, a tratti effervescente come la lettura di un testamento. Il governatore ha fatto un elenco di atti amministrativi dovuti, che rientrano nell’attività di una pubblica amministrazione, e che il presidente avrebbe potuto mandare avanti standosene in vacanza ad Ambelia. Ma ciò che mancava in quella relazione era la visione strategica. O, per usare una parola un po’ obsoleta, la ‘politica’”.
Fava ha picchiato duro sul tema Samonà, l’assessore ai Beni culturali in quota Lega, cui Musumeci – durante le presentazioni di sette giorni fa – ha riconosciuto entusiasmo e sobrietà: “Individuare nella sobrietà la qualità migliore del nuovo assessore mi sembra un volo di fantasia un po’ eccessivo – ha sottolineato il presidente della commissione Antimafia -. Non mi preoccupa la Lega, ma ciò che dice Samonà. Mi preoccupa l’idea di una Sicilia trasformata in una somma di piccole pagine, mentre noi immaginiamo debba essere plurale. Invece, accora ci attorcigliamo attorno a questa fantasia di identità siciliana, un po’ scopiazzata. Lo sanno bene Musumeci e l’assessore Messina, che per 24 mila euro hanno affidato la creazione di un logo di promozione turistica a una società esterna, che l’ha scopiazzato da una cittadina spagnola (Salou, ndr). Ma possiamo competere sul mercato con una campagna promozionale che ricorda gli anni ’30? La sua, presidente, è una sintassi affascinante – patria, famiglia, identità – che però racconta l’epoca del Ventennio” ha rimarcato. Fava ha definito “imbarazzante” la legge sui poteri speciali, “con una serie di passaggi escludono l’assemblea. Così come sono imbarazzanti le troppe omissioni”.
E passa a elencarle: “Sui rifiuti, Musumeci che parla di “disegno perverso”, mi ricorda Cuffaro che diceva “la mafia fa schifo” – specifica Fava –. “Disegno perverso”, però, è un’espressione che va declinata e da parte del presidente della Regione non è arrivata una sola parola sulla Oikos, e sulla grave sentenza di condanna che investe un funzionario della Regione, né su Sicula Trasporti, che in questi giorni è in attesa di un’autorizzazione per procedere col nuovo ampliamento da 4,5 milioni di metri cubi. Tanto meno sul presidente del Cda di Sicula Trasporti (Vito Branca, ndr) che è anche a capo di Riscossione Sicilia”. Su quest’ultimo è intervenuto anche Nicola D’Agostino, capogruppo di Italia Viva: “Mi sarei aspettato il suo licenziamento”. Fava, inoltre, ha bollato come “inutile” la vertenza avviata con l’Anas e “una presa in giro per i siciliani l’introduzione della falsa discussione sul collegamento stabile tra Sicilia e Italia rappresentato dal Ponte sullo Stretto”.
Musumeci: “Fava è la miglior tradizione della peggiore antimafia”
Non è mancata, a tarda sera, la replica del presidente della Regione: “Il deputato Fava la smetta di usare un linguaggio cifrato, le mezze parole, gli ammiccamenti e le allusioni: un linguaggio che appartiene alla migliore tradizione della peggiore antimafia. Se ha argomenti deve riferire alla procura della Repubblica”. Il riferimento è ai rifiuti. E ancora: “Fava si sforza di fare il censore ed è convinto di potere dare lezioni di moralità a quest’Aula che non è il paradiso della politica siciliana ma neanche l’inferno. Il problema non è il parlamentare indagato: non c’è gruppo che non abbia avuto o abbia tuttora almeno un indagato. Ecco perché dobbiamo evitare di fare i moralisti, perché la politica della superiorità genetica non esiste”. Su Riscossione Sicilia, inoltre, “non abbiamo nulla su cui riflettere. Il presidente di Riscossione, nominato da questo governo, è uno dei migliori tributaristi in circolazione. I fatti che gli si contestano si fermano al marzo 2019, mentre lui è stato nominato da questo governo, al vertice di Riscossione, al 6 marzo 2020. Credo che questo basti. Fava lo conosce bene per essere stato il suo avvocato di fiducia e il suo tesoriere quando lui era segretario regionale del Partito Comunista. Credo possa bastare per togliere ogni dubbio”.
Il governatore è tornato sulla nomina di Candela ai vertici della task force anti-Covid: “Serviva un coordinatore che avesse competenze sanitarie e che fosse una persona perbene e Candela è stato l’uomo e il paladino più elogiato in questi anni in Sicilia in tema di antimafia. Anche il governo Crocetta aveva espresso pubblico encomio in una delibera. E l’ex ministra Grillo lo aveva chiamato a dirigere l’Asp di Cosenza. Mancava solo l’imprimatur del Papa. Anche il presidente della Repubblica aveva consegnato una medaglia al valore al dottor Candela. C’era un solo motivo per cui non venisse chiamato a coordinare l’attività? Ma poi abbiamo scoperto che Candela era una maschera”.
E ha replicato anche alle insinuazioni su Ambelia: “Una volta per tutte voglio sfatare questo mito. Si dice che Musumeci abbia questa fissazione coi cavalli. Ma in realtà, io non mi sono mai avvicinato a un cavallo, anche se mi piacciono. La stazione equina di Ambelia, che sorge a 8 km dal mio comune di nascita, è una proprietà della Regione, la cui gestione è affidata all’istituto di incremento ippico, che si occupa della selezione degli equidi. E’ vero, ci sono i cavalli, ma vi giuro non li ho portati io: sono lì assieme alle scuderie dal 1876. L’idea del governo è di fare di quella tenuta abbandonata il più importante centro di sport equestre dell’Italia meridionale. E’ un’ambizione possibile oppure no? Il progetto fra l’altro era stato iniziato nel 2010 col Partito Democratico al governo. Lo abbiamo ripreso e non so quanti milioni ci vorranno”.
Cracolici (Pd): Musumeci è tutto chiacchiere e distintivo
Prima di Fava era intervenuto Antonello Cracolici, del Pd: “Musumeci? È solo ‘chiacchiere e distintivo’: continua a raccontare i suoi primi due anni e mezzo di legislatura come se prima di lui non ci fosse stato nulla, si vanta di risultati che in realtà nascono da lontano e che in buona parte sono figli del lavoro del precedente governo. Musumeci si è presentato alla Sicilia con l’ambizione di farla diventare bellissima. Ma noi siamo già terra di bellezza. Dopo due anni e mezzo non ha risolto una sola sofferenza di quest’Isola. In questo verbo – “diventerà” – c’è un’ambizione tutta in divenire. Ma i prossimi due anni e mezzo non lasciano presagire nulla di buono: rifiuti, strade, situazione economica, povertà, corruzione sono alcuni dei punti essenziali. Lei può dire di aver fatto passi avanti? Io non credo” .
Cracolici è intervenuto anche sulla questione morale: “Avete avuto la presunzione di considerarvi un governo unto dalla moralità assoluta, ma siete stati travolti da scelte sbagliate nell’individuare uomini che, alla prova del nove, hanno dimostrato di essere ominicchi. Cioè proni all’idea che il potere si eserciti anche con la corruttela. I suoi due anni e mezzo – ha concluso Cracolici – sono costellati di contraddizioni. Oltretutto sembra essere chiuso nelle stanze di Palazzo d’Orleans, da dove parla non rendendosi conto dei sacrifici che i siciliani affrontano ogni giorno. Non governa, al massimo si limita ad amministrare quando invece alla Sicilia servono misure incisive che lui non è in grado di dare. E quando fa ‘scelte politiche’ cosa fa? Mette Samonà alla Cultura, uno che è quanto di più distante dall’Identità Siciliana… insomma, è come affidare l’Avis a Dracula. Lei – è stata la chiosa rivolgendosi a Musumeci – ha galleggiato, individuando ogni giorno un nemico diverso. Uno su tutti è il Parlamento: lei ha paura del confronto, dell’idea di venire sconfessato in questa caricatura che lei ha costruito di sé come personaggio del fare. La Sicilia di oggi non è migliore di due anni e mezzo fa. Per molti versi i problemi si sono aggravati”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Anthony Barbagallo, deputato e segretario regionale del Pd: “Al governo Musumeci manca una visione, e continua ad attribuire responsabilità agli altri: a ‘chi c’era prima’ vengono assegnate colpe e mai i meriti, oppure ci si scaglia contro il governo nazionale, almeno da quando non ne fa più parte Salvini. L’elenco delle incompiute è lungo – ha aggiunto Barbagallo – il governo Musumeci ha lavorato davvero male. Su una cosa si è certamente distinto per produttività: per il numero di poltrone assegnate ai primi dei non eletti oppure ai fedelissimi di partito, che sono stati piazzati in Enti Parco, Iacp, Cas, ed in altri enti di sottogoverno”.
Duro anche il capogruppo dem, Giuseppe Lupo: “La relazione di metà mandato illustrata dal presidente Musumeci conferma la totale assenza di un progetto di sviluppo per la Sicilia. Abbiamo ascoltato un lungo elenco di idee confuse ed il racconto di riforme incompiute. ESA, Iacp, Ipab e Consorzi di bonifica – ha aggiunto Lupo – sono solo alcune delle riforme rimaste nel libro dei sogni del presidente”. Il capogruppo PD ha poi ricordato l’interpellanza presentata nei giorni scorsi sull’app “SiciliaSiCura” voluta dal governo regionale per la registrazione di chi fa ingresso in Sicilia e risiede fuori dall’isola, nell’ambito delle misure Covid19. Lupo ha ribadito la richiesta al governo di chiarire “la funzione di questa app, i risultati raggiunti ed i costi sostenuti”.
Pasqua (M5s): “Musumeci non ha mantenuto nulla”
“Tutto ha promesso niente ha mantenuto. Questo è quello che ha fatto Musumeci. O meglio, rispetto alle sue promesse elettorali, ha portato a termine azioni sconclusionate, poco utili e che pochissimo aiutano i siciliani. Ma non poteva essere altrimenti, visto che neanche tra di loro della stessa giunta riescono a comunicare”. Lo ha detto il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars, Giorgio Pasqua.
“Finalmente posso guardare negli occhi il Presidente Musumeci e smontare tutti i numeri che ha dato nella sua relazione sull’operato del suo Governo – ha aggiunto Luigi Sunseri, componente della commissione Bilancio -. Partendo da ricordargli che la Corte dei Conti, l’anno scorso, ha calcolato che la Sicilia ha un ulteriore 1 miliardo e 100 milioni di disavanzo. Solo grazie a Roma riusciremo a spalmarlo (in 10 anni), salvando la Sicilia dal fallimento. Ma lo possiamo fare ad una condizione: razionalizzando le spese della Regione. Bene, da quando è in carica Musumeci nulla è stato fatto per razionalizzare e ridurre la spesa. Nulla. Ma non solo, gli ho ricordato tutto quello che non ha fatto sulle assunzioni, sul fallimento delle liquidazioni, e sulla mala gestione degli enti e delle società regionali (come Interporti che ormai va messa in liquidazione, non c’è altra scelta). E poi i fondi europei: ne abbiamo spesi meno del 30%! Uno sputo in faccia ad una grande possibilità di ripresa economica. Oggi abbiamo sfiduciato Musumeci e non potevamo fare altrimenti. Degli slogan fine a se stessi la Sicilia non se ne fa nulla. Presidente, 2 anni e mezzo voleranno e lei sarà solamente un brutto ricordo”.