Nella nullocrazia del governo Conte si attende e basta. C’è una rarefazione di buoni (e manco troppo) propositi che si staglia nel sotto vuoto spinto di coperture finanziarie, di misteri legislativi. Prendete l’antimafia militante. Appare ipnotizzata, paralizzata come la gallina di Giucas Casella. Non accade nulla – e tutti noi sappiamo che su certi fronti se nulla accade, troppo si perde – perché basta ammirare il Cambiamento per sentirlo scorrere nelle vene. È come se la lotta a Cosa nostra fosse finita in un server moribondo della piattaforma Rousseau. Ieri al Senato, sul tema, ci sono stati più applausi e slogan che parole, segno che il tempo delle attese vive nel godimento del miraggio. In altre epoche le piazze sarebbero state invase da fiumane di indignati (a buon diritto), mentre oggi al massimo si scorgono un paio di post su Facebook che raccolgono meno audience di un selfie col gattino tra le cosce della prima casalinga a tiro di mouse. E si aspetta che il nulla accada.
Gery Palazzotto per Il Foglio
in Il sabato del villaggio
L’antimafia delle attese
antimafiacambiamentoconte
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