a cinepresa scorre implacabile tra le rovine, scheletri di palazzi, cumuli di macerie, facciate cadenti, finestre sventrate, annerite come le occhiaie vuote dei teschi. La stentorea voce fuori campo introduce lo spettatore alla tragedia: “Tre milioni e mezzo di persone sembrano vivere nel loro elemento naturale non per forza d’animo o per fede, ma per stanchezza”, s’aggirano disperate alla ricerca di qualsiasi cosa da procurarsi con qualsiasi mezzo purché consenta loro di tirare avanti. “Perché sopravvivere è quel che conta in questa disfatta”, proclama uno dei protagonisti. E’ l’anno zero della Germania, è Berlino ritratta nell’estate del 1947, ma potrebbe essere Amburgo, Colonia o Dresda, la città simbolo dell’apocalisse che distrusse la Vecchia Europa, l’apice di una furia resa insensata dalla vendetta, ebbra di sangue e distruzione. Continua su ilfoglio.it