I cattivi sono sbarcati e i buoni sono fuggiti. Esiliati dal dibattito, senza lo ius soli parlamentare e sopraffatti dalle spacconate di Matteo Salvini, stanno scomparendo gli “umanitari d’Italia”, il partito del salvagente, il Belpaese con il cuore in mare.
Travolti dall’ondata populista, il partito dei Buoni ha finito per smarrire i suoi simboli e le sua isola, quella Lampedusa che è stata la palestra istituzionale dell’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, la stazione di tutti i miserabili della terra.
Candidata al Nobel per la pace, l’isola è stata amministrata per anni dal sindaco del Pd Giusy Nicolini che, va ricordato, Matteo Renzi presentò al presidente Barack Obama, come italiana illustre insieme a Roberto Benigni, Paolo Sorrentino…
Ebbene, candidata a tutto, ma abbandonata dal partito, la sindaca che ha fatto grande il paese non è riuscita a riconquistare il suo comune. Ha vinto Totò Martello, un altro democratico che anziché cambiare l’Europa si è accontentato più modestamente di rivendicare prezzi della benzina più equi.
Eppure c’è stato un tempo, e non è molto tempo, in cui quest’isola ci ha insegnato a tenere le porte aperte. Insomma, è stata Lampedusa , altro che Toscana rossa!, il vero campo scuola della sinistra italiana, ed è finita per essere nuovo cinema neorealista con il bravissimo Gianfranco Rosi che con il suo film “Fuocoammare” ha commosso i tedeschi ma senza purtroppo farne modificare i trattati.
Non c’è stato solo il cinema. A Lampedusa è arrivata perfino l’editoria. Il medico Pietro Bartolo non si è meritato soltanto la poltrona di Fabio Fazio, ma anche un posto nello scaffale della Mondadori con il suo libro “Lacrime di sale”. Lo voleva a suo fianco Pietro Grasso e va detto, per una volta, che almeno lui ha saputo quale fosse il suo posto.
Bartolo è rimasto a Lampedusa. Ha rifiutato la candidatura con Leu. La storia gli ha dato ragione. Irraggiungibile per gli scafisti, scomoda per le navi ong che preferiscono Pozzallo, Palermo e i porti della Calabria e quando possibile Malta, Lampedusa è svanita dalle cronache dei quotidiani che la trattavano come una sede di corrispondenza dall’inferno, per non parlare dei fotografi che a Lampedusa inseguivano i migranti e i premi per le loro foto.
Accarezzata da Papa Francesco che qui volle fare iniziare il suo papato, contesa dai leader come Silvio Berlusconi che dopo un comizio si incapricciò e comunicò di comprarsi una villa per sentirsi ancora di più “lampedusano”, Lampedusa si è inabissata dopo la marea “cattivista”. Era l’ultima favola felice. È rimasto solo un cimitero.