I vecchi barconi utilizzati dai migranti per arrivare fino a Lampedusa, stoccati in due zone dell’isola, sono stati dati alle fiamme. I roghi si sono verificati nell’area attigua al campo sportivo, il cosiddetto “cimitero delle barche”, e nel deposito di Capo Ponente. Altissime le colonne di fumo nero. Sul posto, le squadre dei vigili del fuoco del distaccamento aeroportuale di Lampedusa con circa 5 automezzi antincendio. La Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta. “Metteremo tutto l’impegno possibile per fare luce su questi episodi di intolleranza che non rendono giustizia alla solarità del popolo di Lampedusa e che possono danneggiare seriamente il turismo, fonte di ricchezza dell’isola – ha detto il procuratore aggiunto Salvatore Vella -. Lampedusa non può diventare un luogo di guerriglia urbana”. Delle indagini si stanno occupando i carabinieri. Oggi nell’Isola è arrivato anche il Ministro per il Sud, Peppe Provenzano: “Non è questo il volto e il cuore dei lampedusani – ha detto l’esponente del Pd in un tweet -. Lampedusa è luce, bellezza, deve tornare a splendere. Ogni sfregio all’isola, ogni offesa, ogni crimine è un crimine contro l’umanità”.
Il sindaco Totò Martello è caustico nelle conclusioni: “C’è un disegno preciso per alimentare un clima di tensione e soffiare sul fuoco di una situazione già difficile per la nostra isola”. Il primo cittadino di Lampedusa e Linosa ricorda anche l’altro episodio avvenuto appena tre giorni fa, quando alcuni sconosciuti hanno “imballato” con sacchi di plastica e nastro adesivo la Porta d’Europa, il monumento dell’artista Mimmo Paladino inaugurato il 28 giugno 2008 per celebrare lo spirito d’accoglienza dell’isola nei confronti dei migranti. “C’è una strategia precisa – sottolinea – per destabilizzare Lampedusa. Si tratta di persone che non improvvisano ma che sanno come muoversi. Non so di chi si tratta, altrimenti li avrei già denunciati. Di sicuro dobbiamo mantenere alta la guardia. Lo Stato deve riaffermare la sua presenza sull’isola e lo deve fare anche attraverso azioni concrete”.
Intanto, superata la parentesi Coronavirus, le Ong si apprestano a tornare in mare. Oggi da Messina salpa la tedesca Sea Watch: “In questi mesi il Mediterraneo è stato un deserto di umanità in cui si sono consumate violazioni terribili. Adesso torniamo noi, dal basso, per far rispettare le convenzioni internazionali e la Costituzione che i governi violano”. “Nei mesi in cui il mondo era in lockdown – spiega Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch, come riportato da ‘Repubblica’ – sono comunque migliaia le persone che hanno cercato di attraversare il Mediterraneo. Ancora una volta le istituzioni europee hanno dimostrato di non voler gestire il fenomeno migratorio. Sono stati innumerevoli i casi di omissione di soccorso, ritardi nel dare assistenza e addirittura respingimenti illegali che si configurerebbero come crimini internazionali. C’è un vuoto che ancora una volta tocca alle ong riempire”. La prossima settimana a salpare da Trapani sarà la Mare Jonio, dopo una pausa di otto mesi dovuta al sequestro e alla pandemia.