Alla vigilia del festino di Santa Rosalia, la “santuzza” che liberò la Città di Palermo dalla peste bubonica nel lontano 1600, in una città gremita di turisti, indaffarata per i preparativi dell’ultimo momento, pare che tutti si siano dimenticati di un’altra santa: “L’Annunciata di Antonello da Messina”.

Il siculo pittore scelse come figura incantata, una foemina colta. Una meravigliosa madonna vestita color dell’anima, di un intenso magnetico blu cobalto. Di severa postura e delicati lineamenti, con le mani sottili e nodose che sembrano due ali d’angelo, il volto bianco composto e attento, venne immortalata davanti ad un leggio con un libro aperto.

Sta lì, snobbata dalle campagne di comunicazione delle nostre amministrazioni, nell’attesa che i numerosi giapponesi, russi e olandesi, accorsi per le installazioni di Manifesta, si accorgano che: “Ops!” a Palermo c’è una “Monnalisa Blu”! Lei dal canto suo, accennando un leonardesco sorriso “buttanissimo” attende, sospesa nel tempo, di dare la sua approbatio a questa città smemorata che l’ha reclusa a Palazzo Abatellis.

Foeminae di epoche andate, eteree, bellissime, e spesso dimenticate abitano nei palazzi e nelle chiese di Palermo e meriterebbero di stare sui cartelloni pubblicitari e i siti istituzionali di tutte le città e gli aeroporti siciliani, come biglietto di benvenuto, tutti i giorni dell’anno. Ogni palermitano che si rispetti, almeno una volta nella vita ha invocato la grazia a Santa Rosalia e ogni 15 luglio, tutti attendono, la ieratica passeggiata lungo il Cassaro.

Il rito si rinnova: ogni anno, ci affidiamo all’effige di una Santa bambina, capace di donare l’insostituibile bisogno di credere in qualcosa di puro, innocente, bello e catartico, qualcosa o qualcuno, diverso da noi che senza il nostro sacrificio quotidiano, ci possa “salvare” dal Male, dalla peste, dai cattivi, chissà forse anche da altre malattie, il lassismo, l’ ipocrisia e cosisià.

Rosalia, Bambina Santa, Madonna della liberazione. L’Annunciata, Santa della Bellezza, Madonna dell’attesa e del silenzio, degna di una festa grande, di uno spazio e di un tempo tutto suo. Merita un Altare dedicato alla Beltà, dove i devoti possano inginocchiarsi adoranti e celebrarne i misteri e le perfezioni.

Epiche, adamantine, pellegrine e misteriose, coltissime e un pò beffarde, Sante, Madonne e Monnalise, pensateci Voi a noi poveri e disgraziati abitanti di questa città che certe volte sembra essere un gigante che vuole dormire.