Al giro di boa dell’estate, la siccità ha quasi consumato la Sicilia. Il sindaco di Mineo ha parlato di “apocalisse”, e la Regione, a parte riparare le autobotti, distribuire i voucher per il fieno o stringere accordi con Roma (per la dichiarazione dello stato d’emergenza), non è riuscita a schivare i morsi di una crisi sempre più tragica. Il presidente della Regione, tuttavia, non perde occasione per strizzare l’occhio al Balilla e al suo partito, e appare sempre più genuflesso a una rappresentazione del turismo che alimenta sprechi, se non addirittura sperperi.
Non bastassero i 24 milioni spesi in attività di comunicazione per il lancio di SeeSicily – una fetta di quella cifra è stata dichiarata “non ammissibile” da parte della Commissione europea, e ha finito per creare un vulnus nel bilancio regionale – ora Schifani è al lavoro per una campagna di comunicazione, un’altra, che possa cancellare il “danno d’immagine” (com’è solito chiamarlo il governatore) arrecato alla Sicilia da una serie di inchieste di approfondimento a cura della CNN o dei francesi di Le Figaro. Che si sono limitati, per la verità, a tracciare una panoramica sui possibili disagi che i turisti potrebbero incontrare durante le vacanze nell’Isola.
L’obiettivo non è smentire le fake news, ma confutare una crisi che sta nei numeri e che tanti sindaci, non solo quello di Mineo o di Licata, hanno evidenziato nelle ultime ore. L’intento non è aiutare i primi cittadini e le rispettive comunità a liberarsi delle catene dei piani di razionamento idrico, che a breve coinvolgeranno anche Palermo; a sbloccare il progetto per la riparazione di una conduttura che porta l’acqua dal monte Soro alla rete idrica di Cesarò, nei Nebrodi, dove l’attesa perdura da due anni (notizia di ieri di Repubblica); ad abbeverare le popolazioni di Licata e Ravanusa, o anche gli agrumeti della Piana di Catania che rischiano un inverno tragico. Piuttosto, far passare l’immagine di un’Isola che resiste e, anzi, si rilancia grazie alle proprie bellezze naturalistiche (che a questa terra non sono mai mancate neppure prima del governo Schifani).
Ma questo piano, forse, rivela la solita smania: comprare il favore dei big player nazionali, cioè di chi incassa i quattrini – l’obiettivo, a questo giro, è coinvolgere i siti d’informazione online – e utilizzare i social come veicolo di “controinformazione”. Per far capire al mondo che non c’è solo la siccità, come in passato non c’erano soltanto gli incendi e la monnezza. Stando al racconto del Giornale di Sicilia, Schifani starebbe immaginando una variazione di bilancio per recuperare qualche centinaio di migliaia di euro che l’assessorato al Turismo, gestito dalla patriota Elvira Amata (FdI) aveva già riservato a fiere, sagre, mostre e carnevali estivi. E dirottarli, attraverso il placet dell’Ars, su una ingente campagna di promozione dell’Isola, per circa mezzo milione.
Dovrebbe trovare terreno fertile, perché questa per Fratelli d’Italia è la specialità della casa. E’ stato l’ex assessore Manlio Messina, in passato, a riservare enormi fette di torta ai vari concessionari: da Publitalia ’80 (Mediaset) che resta un solido alleato sotto il profilo commerciale; passando per Raicom, senza dimenticare tutti i gruppi di Urbano Cairo, che oltre a beneficiare della campagna SeeSicily, ha tenuto al guinzaglio l’assessorato di via Notarbartolo con le numerose corse ciclistiche: dal Giro d’Italia a quello di Sicilia. I soldi potrebbero finire nelle solite casse, e con il solito obiettivo: promuovere il brand. Nell’emergenza, questa volta.
Chi guarderà i meravigliosi spot di Schifani, magari con padrini e madrine d’eccezione, dovrà rendersi contro che la Sicilia va oltre tutto. Che l’acqua, magari, non scorrerà a fiumi (anche i laghi si sono prosciugati), ma si potrà sempre contare su un servizio di raccolta dei rifiuti all’avanguardia e zero munnizza nelle periferie; su un costante monitoraggio del territorio, e su una platea di forestali all’altezza del loro compito, per evitare la piaga degli incendi; su strade moderne ed efficienti, con collegamenti rapidi e indolori, che uniscono le meraviglie arabo-normanne di Palermo alla scultorea Valle dei Templi, culla della prossima Capitale della Cultura; le saline di Marsala a Siracusa, splendida colonia della Magna Grecia.
Quella della Regione, sempre che si riesca a mandarla in porto, sarà una campagna last-minute, affidata con regolare Avviso pubblico, per evitare che si diffonda l’idea che dietro i mega investimenti del Turismo ci siano gli ideatori e i pagnottisti di sempre. Giammai. Si potrebbero utilizzare i 6×3 negli aeroporti e nelle stazioni dei treni, o persino la piazza di Times Square, a New York – come è avvenuto per il Festino della Santuzza, l’ultima cedere alla feroce tentazione – per irradiare in tutto il pianeta l’immagine candida e bucolica di un’Isola resiliente, che di fronte alle difficoltà riparte più forte di prima. Con la giusta programmazione, con interventi mirati, grazie a un uso accorto e responsabile dei fondi pubblici. Invece il rischio è che ancora una volta la promozione diventi uno sterile strumento di propaganda, un’esca di facile consenso, e che troppe risorse vengano polverizzate in giro per il mondo senza un reale “ritorno” in termini di resa, di miglioramento dei servizi, di responsabilizzazione della politica. Cambierà solo il soggetto, ma il finale sembra già scritto.