Anche negli anfratti delle istituzioni siciliane si annidano “pagnottisti” e fedelissimi: coloro che, attraverso una forma di clientelismo legalizzato e senza alcun concorso (figurarsi!), finiscono per ricoprire posizioni ben retribuite, a carico dei contribuenti, nel giro della Pubblica amministrazione, a un passo dall’Olimpo dei potenti. Ogni tanto dall’albero ne viene giù qualcuno, e il deputato che l’ha promosso incassa una figuraccia. Com’è accaduto a Gianfranco Micciché, glorioso ex presidente dell’Ars e commissario di Forza Italia, che oggi le inchieste giudiziarie – ma anche le vicende di colore emerse dalle intercettazioni telefoniche – descrivono come in rovina.

Sarebbe stato Micciché il mandante dell’assunzione di Salvatore Serio, professione “pescivendolo di Cefalù”, al Senato, come collaboratore della senatrice Daniela Ternullo. Cioè la donna che subentrò a Micciché quando quest’ultimo, con una mossa che si rivelerà incauta, preferì Sala d’Ercole a Palazzo Madama. La senatrice ha spiegato che Serio è cosa sua, che “non c’è nulla di illecito” e “l’ho pagato coi miei soldi, attraverso un regolare contratto”. Ma intanto il pescivendolo, che avrebbe partecipato a un paio di incontri romani per portare le istanze dei pescatori siciliani, è diventato il personaggio del momento. E, dopo aver incassato un migliaio di euro per un paio di viaggi nella Capitale, ha rilasciato persino un’intervista a Repubblica: “Quando la senatrice Ternullo mi propose la collaborazione, io lo riferii a Gianfranco. E lui addirittura mi sconsigliò (…) Però quella volta non gli ho dato ascolto, ho voluto fare un’esperienza che ritenevo importante”.

Peccato che le proposte di Serio abbiano trovato l’opposizione del Senato e dell’Europa, che non consente di snellire i processi burocratici e che, al contrario, con i suoi legacci ha spesso rappresentato un ostacolo insormontabile per i pescatori. L’esperienza del pescivendolo di Cefalù rimarrà comunque scolpita sulla pietra. Emblema dell’amichettismo alla siciliana e del decadentismo dei palazzi. Non si segnalano, agli atti, incontri con l’altro consulente della Ternullo, ed ex componente della segreteria tecnica di Micciché, cioè Giancarlo Migliorisi. Finito nell’inchiesta sullo chef palermitano Mario Di Ferro e descritto da alcune malelingue come il “corriere della droga” che riforniva l’ex presidente dell’Ars, Migliorisi si era dimesso dall’Assemblea per evitare il licenziamento (fu forte la denuncia di Galvagno a suo carico). Oggi è a libro paga della Ternullo, che di fronte allo scoop del Fatto Quotidiano ha replicato: “Giancarlo ha risolto tutto, è libero e tranquillo: ha un curriculum straordinario, è un mio corregionale, a suo carico non risultano procedimenti penali né amministrativi per quella vicenda in cui è stato coinvolto e quindi non capisco perché si debba speculare sulla mia decisione di prenderlo a lavorare e di riservargli una parte nemmeno grande del plafond di risorse che mi sono assegnate per il mio ruolo istituzionale”.

Il Fatto, dopo aver fatto le pulci a Forza Italia, è passato alla concorrenza. Infatti, fra gli assistenti dell’europarlamentare meloniano Giuseppe Milazzo, a Strasburgo, ha segnalato la presenza di tale Carmelo Frisenna, che nel 2010 venne condannato a cinque anni per mafia. Nel 2008, ai tempi dell’arresto, era ritenuto «strutturalmente e organicamente inserito nel clan» Ercolano-Santapaola. Oggi la sua vita è cambiata e, grazie al ruolo assegnatogli, spilla soldi all’Europa. Anche se in maniera del tutto estemporanea: “Ho fatto una sola consulenza per Milazzo, mi ha chiamato il suo staff e ho redatto una relazione sulla siccità e i problemi idrici in Sicilia – ha riferito Frisenna al Fatto -, non sapevo di essere sul sito Ue, mi occupo di agricoltura e presto consulenze a professionisti e società”. C’è anche lui nel fantastico modo di assistenti, consiglieri, consulenti ed esperti. Anche se, al netto del passato giudiziario, rimarrà sempre e comunque un pesce piccolo – giacché siamo in tema – rispetto ad altri protagonisti del varietà.

Tra questi c’è senz’altro Simona Vicari, architetto, anche lei legata a Cefalù (di cui è stato sindaco). Qualche giorno fa, con decreto del presidente Schifani, le è stato rinnovato fino al 17 aprile 2025 l’incarico di esperto “in ragione delle sue competenze nel settore dei trasporti e dell’energia”. Non si sa cos’abbia fatto la Vicari in cambio dei 60 mila euro attribuitele ad aprile del 2023, per un anno; ma quel che è certo è che Schifani già da qualche settimana cova velleità di rinnovo. Infatti, “con nota prot. n. 9814 del 13 maggio 2024, il Presidente della Regione, al fine di ottimizzare il perseguimento degli obiettivi fissati nel programma di Governo, ha comunicato all’arch. Simona Vicari, l’intendimento di continuare ad avvalersi della sua competenza oltre la scadenza precedentemente indicata”. La proroga è arrivata puntuale il 22 maggio. L’impegno di spesa è invariato e la stanza a Palazzo d’Orleans confermata. Lunga vita all’esperta.

Anche Gaetano Armao, con una nota del 26 aprile scorso a cura dell’Ufficio di Gabinetto della presidenza, si è visto prorogare per un altro anno l’incarico di esperto per le questioni e i fondi extraregionali. Peccato che l’ex assessore all’Economia goda di varie entrate, compresa quella che gli garantisce il ruolo di presidente della Commissione tecnico-specialistica che si pronuncia sulle autorizzazioni ambientali di competenza regionale. Evidentemente non è abbastanza. Armao, che alle scorse Regionali si candidò contro la coalizione di centrodestra e dello stesso Schifani, è un elemento insostituibile nella squadra – stavamo per dire “cerchio magico” – del governatore. Il Dipartimento della Funzione pubblica, con un apposito decreto, ha prenotato 51 mila euro per pagare ad Armao i compensi fino al prossimo 31 dicembre, pur non essendoci ancora traccia del decreto di approvazione del contratto. Comunque: è fatta.

Pure il settore della pesca, che a Roma ha seguito dal vivo il signor Serio, a Palermo è appannaggio di un altro consulente di lusso: quel Toni Scilla che è già stato assessore alle Politiche agricole in quota Micciché durante il governo Musumeci. Un altro stipendiato dai siciliani (nonostante la bocciatura alle ultime Regionali), che ha seguito le orme di Andrea Peria, abbandonando l’ex leader di Forza Italia per il nuovo. L’ex deputato di Mazara, che non sarebbe stato adatto per guidare la Sinfonica, ha dovuto accontentarsi però di una mansione più attinente alla sua formazione: nel febbraio scorso è diventato, per l’appunto, esperto “nel settore della pesca”.

Il cerchio dei consulenti e dei collaboratori è larghissimo. Con un altro decreto dello scorso aprile, si è operata una revisione degli uffici di stretta collaborazione del presidente Schifani: Totò Sammartano resta capo di gabinetto, mentre la segreteria particolare è presidiata (ancora) da due forzisti di primissimo pelo: Marcello Caruso, come capo (anche se ‘esterno’ rispetto all’amministrazione); e Fabrizio Tantillo, avvocato, come semplice componente. Si tratta del figlio di Giulio Tantillo, presidente del Consiglio comunale di Palermo, volto storico dei berluscones in città. Tutto torna.