“In occasione di un’iniziativa di Repubblica sono stato fatto oggetto non solo di un’intimidazione, un dileggio
sgradevole e greve, ma anche e soprattutto di una sorta di incitazione al popolo verso questo dileggio e verso una forma pericolosa di esposizione”. Lo ha detto Roberto Lagalla, a margine della presentazione della lista ‘Lavoriamo per Palermo’, di cui fanno parte esponenti di Italia Viva. Il candidato del centrodestra, reduce da un’altra polemica con Maria Falcone (per l’endorsement, negato, da parte di quest’ultima a causa di un post Fb un po’ equivoco), è tornato a confrontarsi col giornale reo di averlo ‘linciato’.

“Ho spiegato cento volte come la mia scelta di candidarmi a sindaco sia una scelta libera, autonoma, indipendente e assolutamente priva di ogni condizionamento – ha detto Lagalla a Repubblica, parlando dei soliti Cuffaro e Dell’Utri -. Chiunque pensi di votare per qualunque lista a mio supporto per trovare scorciatoie e o per proporre patti scellerati troverà chiusa la porta. Anzi, li invito a non votarci”. E ancora: “Ho già detto che per me Cuffaro e Dell’Utri non sono degli ispiratori della mia candidatura. Non ritengo di dover dire altro rispetto al fatto che non accetto condizionamenti e che non ho ispiratori. Noi abbiamo avviato una stagione della libertà e del civismo responsabile e motivato in questa città”.

Sarebbe stato Cuffaro, però, a indicare e rivendicare la presenza in giunta di Antonella Tirrita: “Alcuni partiti hanno espresso una rappresentanza, ma gli assessori li ho scelti io”, fa sapere Lagalla. Che sull’assenza alle celebrazioni in memoria di Capaci ha spiegato: “Ho partecipato per trent’anni a queste manifestazioni, così com’è stato sempre mio dovere e mio sentimento”, ma questa volta “ho ritenuto di dovere chiamare Maria Falcone, con la quale come è noto intrattengo un personale rapporto e momenti di collaborazione significativi. Ha condiviso con me che quella fosse la
migliore scelta. Ho informato il prefetto, che non ha potuto che prenderne atto”.