Doppi auguri a Cateno De Luca: di pronta guarigione, dopo il malore accusato l’altra sera sul palco di Itala, a margine di un comizio; e di raggiungere il 4%, che significherebbe portare a Bruxelles il grido autonomista, federalista, ormai anche “no-pontista”, di Sud chiama Nord, il partito capofila di un listone che annovera al suo interno una ventina di simboli (dai pensionati al Capitano Ultimo). De Luca è un politico generoso e un amministratore capace, con quel filo di testardaggine – per alcuni un pregio, per altri un difetto – che fin qui gli ha impedito di prendere (per davvero) le misure al potere. Di “assecondarlo” con la cura di un sindaco (lo è stato quattro volte e continua ad esserlo); e di contrastarlo nella sua costante deriva, come emerge in questi giorni all’assessorato al Turismo.
De Luca è, forse, ciò che servirebbe alla politica siciliana, l’unico in grado di miscelare competenza e carattere, di entrare nelle stanze dei bottoni e di metterle a soqquadro. Ma è anche il più distratto; non tanto e non solo per le statistiche (inutili) che lo vorrebbero all’ultimo posto in tema di presenze all’Assemblea regionale; ma per le mille questioni di carattere personale – sempre di politica si parla – che lo allontanano dalla lotta, cioè l’unico di strumento di potere e l’unica leva di consenso per chi presidia i banchi della minoranza. Oltre a essere leader dell’opposizione, ma anche l’unico garante del fatto che all’Ars sopravviva un’opposizione (nonostante qualche inciucio in sede di Finanziaria), Scateno è anche candidato e capolista di Sud chiama Nord alle prossime Europee. Che significa ritagliarsi una parte di prestigio personale, con annesse vetrine, che di certo non avrebbe potuto conquistare giocando fra le seconde linee (né con Calenda, tanto meno con Renzi).
Scateno è un ambizioso. E questo tentativo di sbarcare in Europa, attraverso una lista affastellata di simboli che per la verità non scaldano i cuori, è il sequel dell’esperienza da candidato alle elezioni Suppletive di Monza, quando Galliani lo sconfisse (ma anche Marco Cappato, rappresentante della sinistra, gli finì davanti) per ottenere il seggio lasciato vacante dalla dipartita del Cav. In una campagna condotta a mani nude, e con poche referenze, in un territorio che non era il suo, De Luca è riuscito a issarsi a un triste 1,76 per cento e poco più di 2 mila voti. Dovendosi accontentare di sale semivuote che, a dispetto del seguito siciliano, facevano quasi tenerezza. Logico pensare – all’indomani della disfatta – che non aveva senso. Ma il senso, forse, è questo: essersi ritagliato un minimo di visibilità per diventare lo spirito guida di un listone per le Europee, un anno dopo.
Ed eccolo il Cateno che non cede ai compromessi (leggendarie le sue battaglie contro Musumeci e “Armao Meravigliao” quand’era sindaco di Messina, ma anche dell’ex ministro Lamorgese durante il Covid); quello che non si piega; che si ribella ai tradimenti (non ha perdonato a Renzi di avergli soffiato una senatrice); che include chiunque (anche i simboli del profondo nord) pur di non farsi cooptare da nessuno; che utilizza l’invettiva, l’epiteto, a tratti anche volgare, per enfatizzare i concetti e renderli alla portata di tutti. Come le dirette Facebook, vis-à-vis con migliaia di followers, per rivendicare la concretezza e l’importanza della denuncia contro “il sistema politico-mafioso” che tiene in pugno la Sicilia. Battaglia giuste e sacrosante quelle sui conti pubblici e sulla sanità, che però sono risultate manchevoli di un finale degno.
Non si può certo rimproverare a De Luca il fatto di osare poco – è uno che è arrivato a spogliarsi all’Ars per denunciare la svendita del patrimonio immobiliare della Regione – ma Scateno è come il centravanti un po’ spuntato, che fatica in zona-gol. Lui l’ha detto: non nasco per fare opposizione. Perché l’opposizione richiede pazienza, perseveranza, accanimento se necessario. Forse ne sarebbe servita un filino in più per mettere a nudo questo scempio macroscopico del turismo, dove non bastano le inchieste erariali e penali, rispettivamente della Procura della Corte dei Conti e della Procura di Palermo, per convincere il presidente della Regione che i patrioti di FdI andrebbero disarcionati dalla guida dell’assessorato; invece restano, e comandano più spregiudicati di prima. Il gruppo di De Luca, all’Ars, aveva presentato una mozione di sfiducia per l’assessore Scarpinato (poi trasferito ai Beni culturali) che però non è stata mai discussa. L’indignazione non ha avuto altri sbocchi.
Forse, e sottolineiamo forse, ci si sarebbe aspettato uno scatto d’orgoglio anche sulla vicenda dei manager della sanità, che dallo scorso 31 gennaio attendono la loro consacrazione. Il governo, preso da mille veti e stretto nei tempi della campagna elettorale, se n’è dimenticato. Legittimando, di fatto, il de profundis di un sistema sempre più inguaiato, dove non si dà abbastanza risalto alla salute dei cittadini. Ma anche su questo De Luca e le opposizioni, che fino a febbraio promettevano la nascita di un comitato di liberazione (dal centrodestra), attendono tempi migliori. Cioè che si plachi il venticello della campagna elettorale e che torni prioritario l’interesse pubblico, e non soltanto quello particolare o partitico. L’aula di Sala d’Ercole, da circa due mesi, lavora a scartamento ridotto. E anche in precedenza, a parte le norme spot (come il ‘collegato’, oggi al centro del contenzioso di 103 associazioni dello spettacolo), non ha concluso granché. L’inerzia dell’Ars è imbarazzante ma rimane pressoché impunita.
Servirebbe la grinta di Cateno, che però è preso da mille altre cose. Taormina, le “sedute spiritiche” (come le chiama lui), i comizi. Finisce un tour (come quello per la presentazione del libro) e ne inizia subito un altro. Un superuomo che si è guadagnato la riconoscenza persino di Totò Cuffaro, da lui bersagliato in questa campagna elettorale: “A prescindere dalle nostre diversità – ha detto il segretario della Dc, rivolgendogli un pensiero di pronta guarigione – lui rappresenta, col suo lavoro, una opportunità per la politica e un valore per la nostra terra”. Dopo aver piantato i semi, qualcosa germoglierà. Il problema è: quando? Dopo le Europee, si aprirà un’altra pratica: la guida della coalizione di centrosinistra. De Luca l’ha ipotecata, ma per metterla nero su bianco (con Pd e Cinque Stelle) serve che maturino i tempi. Significa anni. Ma la Sicilia non può più essere considerata una parentesi fra un’elezione e un’altra. Crederlo sarebbe un’offesa.
AGGIORNAMENTO SULLA SALUTE DI DE LUCA
Dopo attenti accertamenti medici, è stato riscontrato un caso di polmonite in stato acuto, associato a un significativo stress psicofisico e ad un eccessivo affaticamento fisico. Attualmente, Cateno De Luca è sottoposto a un trattamento farmacologico intensivo, il quale richiede la sua completa concentrazione in un ambiente privo di stress emotivo. Di conseguenza, ogni attività che possa causare stati emotivi è stata sospesa. I medici hanno raccomandato un congruo periodo di degenza in ospedale. Domani, sulla base di ulteriori accertamenti, verrà comunicata la durata prevista della permanenza presso il policlinico di Messina.