Come in una coazione a ripetere, Letta ripercorre la via del suo predecessore ma in una posizione ancor più debole. Se c’era un senso tattico (poi rivelatosi insensato) nel “Conte o morte”, ora l’alleanza diventa “Conte e morte”, perché è evidente che il M5stelle è un cadavere di cui si stanno celebrando le esequie. Fuor di metafora, alcuni esempi: 1. Elezioni amministrative. Come si pensa di allearsi a Roma con loro (Raggi o non Raggi) quando la città non li sopporta più e non vede l’ora di liberarsene. I liberatori saranno allora quelli del centro destra. E che forza se ne ricava altrove se anche quando erano in auge nella sbornia populista del paese, nelle elezioni amministrative nessuno gli ha mai dato credito? 2. Elezioni politiche. Ma che senso ha allearsi con un movimento, o partito che sia, ormai amorfo, tremante all’esito di un confronto al punto da sorbirsi qualsiasi cosa pur di non rinunciare ai privilegi acquisiti? E’ chiaro che il voto residuo sarà per loro ormai un piccolo (qualitativamente e quantitativamente) voto di clientela: i percettori del reddito di cittadinanza, i navigatori e simili elemosinanti. Può un partito che proclama aspirazioni riformiste legarsi a simile soggetto politico che ormai ideologicamente non ha altra identità che il giustizialismo e l’odio sociale e nella pratica è disposto a tutto e al contrario di tutto?
Perseguire una alleanza strategica con i 5star significa isolarsi dal nuovo che in politica ha prodotto la creazione del governo Draghi, cioè una ventata di riformismo sano e concreto, senza rigidità ideologiche. Appare allora. più credibile la Lega che via via sta addomesticando il ‘matto’ e ha mandato al governo Giorgetti, appare più credibile Forza Italia e il riformismo moderato di Brunetta e Carfagna. Il PD, timido, pauroso, si rifugia nei suoi vecchi logori luoghicomuni/sti e li spaccia per politica. E’ solo un rifugio dove da tutte le parti piove e fischia il vento freddo della sconfitta. E allora ecco le bandiere dello ius soli (sacro per carità ma ridotto così a inutile strumentale bandiera), dei voto ai sedicenni (una barzelletta evidente), del femminismo ‘quotato’ e ridicolizzato a fini interni (mazziare l’avversario).
Ed ecco Letta, il leader non leader che per galleggiare dovrà sempre più mediare e distorcere e camuffare e camuffarsi sino a svilirsi del tutto, uno svirilimento.
Per questa via, se questa è la strada, finirà che alle prossime elezioni gli elettori gli canteranno in coro “ma dove vai se la banana non ce l’hai?”