Persino nella Bibbia, che è il libro più austero, c’è un accenno alla leggiadria e alla gentilezza. Nel Salmo 29 – “Hai trasformato in una danza il mio tormento” – si coglie addirittura un richiamo alle buone maniere. Bene. Chi si è ricordato in Sicilia di Maria Cristina Gallo, l’insegnante di Mazara che, in attesa dell’esame istologico arrivato dopo otto mesi, è stata devastata dalle metastasi di un tumore? Poteva andare a farle visita e a chiederle scusa il capo dell’Asp di Trapani, Ferdinando Croce, ma il manager ha preferito esercitarsi nelle bugie necessarie per oscurare lo scandalo. Poteva anche andare l’assessore alla Sanità, Daniela Faraoni, ma a una burocrate del suo calibro basta annunciare un’ispezione e il gioco è fatto. Ci è andato Giorgio Mulè, siciliano di Mazara e vice presidente della Camera. Che, da solo, ha salvato le istituzioni dal disonore.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
La violenza della Sanità sulla paziente di Mazara
ferdinando crocegiorgio mulè
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