Che il rapporto con la realtà oggettiva, tangibile, testimoniata, addirittura vista e filmata, sia oggi inquinato dal preconcetto ossessivo, dallo schema ideologico, è una cosa ormai risaputa e perfino ovvia tanto diffuse e incontrovertibili ne sono le prove. L’ultima è quella della reazione complottista alla tragedia di una grande barca, il Bayesian, affondata durante un tornado a trecento metri dalla costa siciliana. Si scava nella biografia di Mike Lynch, imprenditore del tech e dell’intelligenza artificiale il cui corpo incastrato in cabina è stato appena ripescato, dopo quello di altri suoi ospiti “eccellenti”, a oltre cinquanta metri di profondità. Compaiono connessioni, i rapporti eventuali con i servizi segreti di imprese specializzate nei dati, che dei servizi sono le banche di base, le imprese di Lynch. In quasi perfetta sincronicità era morto due giorni prima, travolto da un’auto mentre faceva running nella campagna inglese, un socio di Lynch: altra connessione oscura. Due mesi fa il proprietario della barca era stato assolto dopo un processo per truffa in una contesa commerciale con la Hewlett-Packard, e si era imbarcato per la crociera mediterranea dall’esito luttuoso il suo avvocato, morto con lui e con un banchiere della Morgan Stanley e altri disgraziati rimasti intrappolati nello scafo.
Per capire quello che davvero è accaduto ci vorrebbe un narratore come Conrad, l’indagine sugli errori, sul coraggio, sui recessi del cuore umano in mare erano la sua prodigiosa specialità di grande artista, uno che restituiva la realtà e il suo di più attraverso un’immaginazione nutrita dall’esperienza personale e da un talento infinito. Ma qui dovremmo accontentarci di un punto d’osservazione meno ambizioso, tecnologico, le riprese di una camera da una villa prospiciente il luogo del naufragio, le carte meteorologiche che ricostituiscono il microevento spaventoso generato dall’energia del tornado o della tromba d’aria, il gps che indica con precisione satellitare lo spostamento dell’imbarcazione sotto la pressione della tempesta e il luogo preciso dell’inabissamento. Senza dover immaginare alcunché, vediamo praticamente tutto, e le immersioni successive di uomini e robot ci dicono anche le condizioni dello scafo affondato in ogni dettaglio.
Non manca il fattore umano. Le testimonianze, ovviamente confuse e maturate in una apocalittica emergenza, dell’equipaggio di una imbarcazione ormeggiata a trecento metri dal Bayesian e, nonostante fosse più vecchia, sopravvissuta senza danni alla tempesta, in una condizione che ha messo in grado i suoi di soccorrere i naufraghi del Bayesian colpiti dal cono di impatto ravvicinato del tornado improvviso. Non manca la testimonianza del pescatore che si è astenuto dal prendere il largo viste le condizioni meteo e ha osservato l’area del disastro.
Eppure vediamo un albero altissimo illuminato, vediamo i segni della tromba d’aria in arrivo, vediamo nel buio che si fa sempre più buio l’inclinazione dell’albero e della barca verso il livello dell’acqua, constatiamo il blackout elettrico e intuiamo l’orrore nel buio che sopravviene, possiamo contare i minuti, i tempi e i modi di un naufragio, possiamo forse inferire qualcosa sul comportamento protocollare o no dell’equipaggio e sulle procedure di emergenza in manovra e nello sforzo di salvare le persone coinvolte, ma non possiamo risparmiarci il contorno complottista, l’oscurità psicologica, nella percezione di una realtà che sta sotto i nostri occhi. Era molto diverso ai tempi di Conrad, quando non si vedeva niente e si capiva tutto e qualcosa di più del tutto.