Poteva dirlo con parole semplici, pacate, ragionevoli: “Capisco i vostri problemi ma è meglio se ne discutiamo tutti insieme”. Invece Renato Schifani si è calato subito in testa l’elmetto ed è salito sul ring, pronto a un’altra sfida e a un altro anatema. Pronto, soprattutto, a dire e a ribadire che nella Regione feudale di Sicilia il solo padrone è lui: o bere o affogare. Il sindaco Lagalla e tutti gli altri amministratori sparsi nell’Isola se ne facciano una ragione. Che Schifani fosse un tragediatore di scuola napoletana – quella di Mario Merola, per intenderci – si sapeva da tempo. Ma ieri, con l’acido e rancoroso assalto all’Amap di Palermo, colpevole di volere fronteggiare la siccità con il razionamento, ha superato se stesso: ha inscenato la classica tragedia in un bicchiere d’acqua. Ben sapendo che di acqua ormai ce ne resta, sì e no, solo un bicchiere.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
La tragedia della siccità in un bicchiere d’acqua
renato schifaniroberto lagalla
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