La tattica del sommergibile paga. Giorgia Meloni è riuscita, in queste settimane di passione, a non dire una parola sulle mille grane che assediano il governo. Dopo aver annunciato via social il 28 gennaio di aver ricevuto un’informativa di garanzia assieme ai ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano e aver attaccato il procuratore di Roma Francesco Lo Voi, si è inabissata. Soprattutto si è tenuta alla larga dal mefitico pantano. Tant’è, che nessuno – neppure le opposizioni – si interrogano sul reale stato di salute dell’esecutivo, che non sarebbe poi così male se non fosse per i complicati rapporti con Matteo Salvini. Ma di questo parliamo più avanti.
Il fatto clamoroso è che, involontariamente, Meloni sta dando una sorprendente prova di forza e di resilienza. Qualunque altro governo, nella situazione data, starebbe ballando la rumba saltellando sul crinale della crisi. Invece la nave di Giorgia beccheggia o poco più.
Eppure, i guai sono grossi e tanti. Sono così numerosi che nell’elencarli c’è il rischio di dimenticarne qualcuno: il torturatore libico Almasri liberato nonostante il niet della Corte penale internazionale e rispedito con volo di Stato a Tripoli; la conseguente indagine della Procura contro Meloni & C; lo scontro all’arma bianca con i magistrati; il “regolamento dei conti”, per usare le parole di Salvini, all’interno dei Servizi guidati dalla premier e da Mantovano; giornalisti e attivisti spiati con lo spyware in uso dagli 007 nostrani; l’operazione per i migranti in Albania ferma al palo nonostante le centinaia di milioni di euro spesi; la ministra Daniela Santanché rinviata a giudizio e abbarbicata alla poltrona. Oltre ai rapporti ormai pessimi tra Meloni e Salvini, il “bimbominkia” secondo le (antiche) chat dei Fratelli d’Italia.
Ebbene, in barba a questo scenario devastante, la premier non trema. E neppure rischia. Perché il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e l’amicizia con Elon Musk sono uno scudo e un forte ricostituente: buttare giù chi potrebbe fare da “pontiera” con l’indemoniato di Washington apparirebbe, adesso, un non senso. Perché non esiste un’alternativa di governo credibile: Elly Schlein e Giuseppe Conte si interrogano ancora su come affrontare il nemico, guardandosi bene dall’invocare le elezioni anticipate. E perché una larga fetta dell’opinione pubblica (aiutata da Telemeloni a coltivare la fedeltà) dimostra di amare ancora Giorgia-Frodo. La prova: la settimana scorsa Fratelli d’Italia ha superato la soglia psicologica del 30%. “Gli italiani sono con me, il mio consenso è solido”, è corsa a celebrare la premier. Continua su Huffington Post