“Un anno fa, quando mi sono insediata, ho dato un input alla Fondazione: provvedere a un rilancio dell’Orchestra Sinfonica Siciliana attraverso un’attenta programmazione e la redazione di progetti credibili. Ma nessuno ha alzato la mano per dire ‘io non ci sto’”. Maria Elena Volpes, presidente della Foss, assieme al suo vice Marco Intravaia, è l’unica rimasta in sella dopo il terremoto nel Cda. Ed è sorpresa, molto sorpresa, per lo smottamento degli ultimi giorni: hanno salutato l’avvocato Enrico Sanseverino, Sonia Giacalone (componente in quota orchestra e personale) e Giulio Pirrotta, indicato dal sindaco di Palermo. Gli ultimi due per divergenze col sovrintendente Antonio Marcellino e, di riflesso, coi membri del Consiglio rimasti a sostenerlo.
Pirrotta, ad esempio, ha denunciato l’assenza di strategia da parte della governance e la mancata valorizzazione del patrimonio della Fondazione. “La governance è uguale da un anno a questa parte – si irrigidisce la Volpes -. Non comprendo le motivazioni che l’hanno indotto a fare queste dichiarazioni. L’avvocato Sanseverino, invece, ha parlato di impegni professionali: lo capisco. I nostri consigli d’amministrazione duravano interi pomeriggi, con discussioni che per me erano normale dialettica. Per gli altri, evidentemente, non lo erano…”. La presidente fatica a trattenere l’amarezza per l’esito del primo anno di lavoro: “I nostri progetti sono stati finanziati dallo Stato e della Regione. Il Ministero ci ha premiato per l’attività svolta: da un lato per aver rendicontato tempestivamente tutte le spese, dall’altro per aver promosso dei concerti di alto profilo. Per i prossimi tre anni avremo soldi in più”.
Presidente, sono proprio i conti a non tornare. Secondo un’inchiesta del Giornale di Sicilia, avreste speso 200 mila euro – di cui una buona parte destinati al supporto tecnico – per otto esibizioni tra gennaio e febbraio. Un po’ troppi se rapportati al numero di visualizzazioni.
“I dati sono diversi da quelli documentati. Noi abbiamo raggiunto le diecimila visualizzazioni e fatto in modo, attraverso un’indagine di mercato, che quelle diecimila persone potessero diventare moltiplicatori di ascolto”.
Quali indagini di mercato?
“Abbiamo avviato le trasmissioni in streaming per accompagnare i nostri abbonati durante il periodo della pandemia. Pensavamo di avere un ottimo seguito in Sicilia, ma poi ci siamo resi conto che la nostra base era molto più ampia: ci guardava gente dalla Calabria, dalla Campania, dalla Lombardia. Ma ci seguivano anche dall’America, dall’Austria e dalla Francia. Lo streaming è diventato una cosa seria. Il Ministero ha riconosciuto questi appuntamenti come concerti “reali”: la programmazione di quest’anno è confermata”.
E’ giustificato, secondo lei, l’investimento da 38 mila per il supporto tecnico alle trasmissioni?
“Sono costi contenuti rispetto alle tecniche richieste. Con una platea mondiale, non potevamo abbassare il livello dello streaming. E io stessa ho verificato che richiede delle accortezze superiori rispetto ai concerti in presenza. Un errore di fronte ai palermitani era giustificabile, ma di fronte al mondo ci saremmo fregati con le nostre mani. In streaming si nota qualunque cosa: un’imperfezione di luce, un microfono invasivo. Il rilancio della Sinfonica passa attraverso un’attività di qualità, e quando dico ‘qualità’ mi riferisco al direttore d’orchestra, ai musicisti, ai tecnici della luce. Non stiamo facendo nulla di particolare o di strano: sono cose compatibili con la nostra missione e coi finanziamenti ricevuti, e realizzate con procedure di gara a regola d’arte. Mi stupisco che ci si lamenti”.
Il Movimento 5 Stelle ha chiesto alla Regione di mandare immediatamente degli ispettori alla Foss per “evitare uno spreco di risorse o investimenti poco lungimiranti”.
“Un punto di vista che rispetto. Chiunque sia utile all’Orchestra è il benvenuto”.
Ma le risulta che anche gli assessorati al Turismo e al Bilancio vogliano procedere con un’attività ispettiva?
“Non mi risulta”.
Torniamo alle dimissioni dei tre membri del Cda. Possibile che non c’erano margini per ricucire?
“La mia filosofia è sempre stata il rilancio dell’Orchestra Sinfonica, e farla diventare ambasciatrice di buona musica. Un rilancio che procurasse una crescita generale: non soltanto per i singoli componenti dell’orchestra, ma per l’intera comunità siciliana. Per me la musica genera cultura, e la cultura genera turismo. Tutti sapevano che mi sarei mossa lungo quest’indirizzo, e all’inizio l’hanno accettato. Cos’è cambiato nel frattempo? Abbiamo lavorato: questo sì. Ma non credo sia una colpa”.
Come sono cambiate le abitudini della Sinfonica con l’avvento della pandemia?
“A differenza di altri teatri, che hanno scelto di chiudere, noi abbiamo continuato a fare musica. Potevamo decidere di mettere il personale in cassa integrazione e attendere che finisse tutto. Invece no: abbiamo fatto programmazioni mensili, in modo da onorare gli impegni, e lavorato col cuore in gola, col rischio di dover richiudere da un momento all’altro. Quando scritturi un direttore d’orchestra che viene da fuori, non puoi scaricarlo all’ultimo minuto e chiedergli di ripassare… Chi lavora in streaming non può avere la certezza che vada tutto bene, fa parte delle regole dell’emergenza”.
E avete cambiato anche pubblico…
“Non più i mille posti del Politeama. La nostra platea è diventata il mondo. Siamo stati coraggiosi e abbiamo messo in piedi un’attività di enorme impegno culturale. Di fronte al coraggio non mi aspetto di essere applaudita, ma neanche di essere fustigata”.
E adesso che succede col Cda? Come verrà ricomposto?
“L’assessorato al Turismo dovrà nominare il proprio rappresentante, così come il Comune di Palermo. Mentre il sovrintendente dovrà indire le elezioni per la scelta del membro in quota personale. Non appena il Consiglio d’Amministrazione verrà ricomposto, potremo riprendere il percorso. Il primo passo sarà l’approvazione del bilancio di previsione”.