L’emergenza sociale in Sicilia ha varie declinazioni. E rischia di diventare una bomba a orologeria. Specie nei grandi centri, come Catania o Palermo, dove la povertà si tocca con mano e alla fame non si resiste. Una settimana fa, grazie all’intervento tempestivo della polizia e dei carabinieri, è stato scongiurato l’assalto a un supermercato di viale Regione Siciliana, a Palermo. Un gruppo di tredici persone, con il carrello della spesa pieno, stava cercando di fuggire dal Lidl senza passare dalla cassa. Si è poi venuto a scoprire che il raid era stato organizzato nei minimi dettagli sui social. Il sindaco Orlando ha invitato a denunciare qualsiasi atto di sciacallaggio, anziché alimentarlo a suon di like e condivisioni. Mentre le forze dell’ordine hanno iniziato a presidiare i punti vendita più frequentati per impedire che a qualcuno venisse in mente di emulare il gesto.
La disperazione ha anche altre sfumature. A sollevarne una è stato Antonino Alessi, presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Palermo. Questa categoria conta 26 mila figure professionali in tutta Italia e nei giorni del Coronavirus, rappresentando il punto d’incontro fra aziende, datori di lavoro e sindacati, è sempre rimasta in prima linea. I consulenti del lavoro, ad esempio, sono le persone a cui le imprese si rivolgono per richiedere la cassa integrazione in deroga, uno dei temi più dibattuti di questi giorni. Lavorano in smart working, da casa, e non è detto sia un bene: “In diversi casi in provincia di Palermo – ha esordito Alessi – nostri colleghi hanno dovuto richiedere l’intervento delle forze dell’ordine per sedare animati assedi alle loro abitazioni, con le famiglie coinvolte in momenti di paura”. “In Sicilia, le aspettative create dagli annunci del governo nazionale sugli aiuti previsti dal decreto ‘Cura Italia’, stanno acuendo le tensioni sociali perché le promesse non corrispondono ai risultati”.
E’ un aspetto da non sottovalutare. Anche gli intoppi burocratici, i siti (come è successo a quello dell’Inps) che s’impallano, i tempi incerti per l’evasione di una pratica, determinano in molti lavoratori un senso di smarrimento che rischia di tradursi in violenza. E rischio è che l’assalto, da un supermercato qualunque, possa giungere fino all’abitazione di un privato cittadino. Da oggi i consulenti del lavoro sono impegnati nella registrazione nel nuovo portale “www.silavora.it”, tramite il quale, nei prossimi giorni, sarà possibile inviare i moduli per la richiesta della cassa integrazione in deroga. Riguarda tutte quelle imprese, medie o piccole, che non possono beneficiare della cassa integrazione ordinaria e, in assenza di un flusso di lavoro costante o per la chiusura temporanea dell’attività, devono proporre ai dipendenti un ammortizzatore sociale. In Sicilia si prospettano oltre 220 mila richieste. E i soldi messi a disposizione della Regione (108 milioni complessivi) non potranno mai bastare a soddisfarle tutte quante.
In sostanza, chi prima arriva meglio alloggia. Vale l’ordine cronologico della presentazione. Il consulente del lavoro più abile l’avrà vinta. Ma questa è solo una gara a perdere. In Sicilia, infatti, non c’è alcuna certezza sui tempi necessari all’evasione della pratica e alla liquidazione delle somme (da parte dell’Inps). Sebbene la presidenza della Regione abbia garantito che “all’interno del portale sono presenti tutte le informazioni utili al completamento della procedura, inclusi i modelli da inviare, per ottenere la liquidazione delle indennità”, nella circolare firmata mercoledì sera dal dirigente generale del Dipartimento del Lavoro, Giovanni Vindigni, è scritto testualmente che “a decorrere dal 3 aprile le aziende o i soggetti abilitati potranno procedere con la sola registrazione on line, come attività propedeutica alla presentazione delle istanze che sarà disponibile nei giorni immediatamente successivi”.
Una volta avvenuta la registrazione, quindi, la domanda non potrà essere inoltrata. Non ancora. C’è qualcuno disposto a spiegarlo ai diretti interessati? In emergenza, molti lavoratori vengono sopraffatti dagli umori negativi, dalla sfiducia nelle istituzioni, dall’instabilità economica che rischia di consolidarsi ogni ora che passa. Non è facile – ed è persino un po’ banale – sentirsi dire che andrà tutto bene. Come spiegava in una lettera al premier Giuseppe Conte la presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Maria Elvira Calderone, qualcosa si sarebbe dovuto fare diversamente: “La scelta adottata dal Governo di finanziare la cassa integrazione emergenziale “Covid-19” aumentando le risorse oggi disponibili sulle varie gestioni tenute presso l’INPS – ha scritto la Calderone – costringe a presentare una molteplicità di domande differenti per una causale che, invece è uguale per tutti. Sarebbe bastato creare un unico ammortizzatore sociale emergenziale, appostare su di esso tutti i fondi oggi dispersi sulle varie gestioni, e tutto sarebbe stato più semplice ed immediato, per noi e per l’INPS. Lo abbiamo proposto ripetutamente”. E ancora: “Allo stato attuale, Illustre Presidente, sarà invece impossibile che, nonostante la buona volontà di tutti, in primis dei Consulenti del Lavoro che stanno lavorando senza sosta, i lavoratori ricevano i primi pagamenti delle integrazioni salariali nei tempi da Lei enunciati”.
La responsabilità degli intoppi non va ricercata all’interno del circuito, bensì nell’interruttore. La molteplicità di domande, che senz’altro amplia la gamma della confusione, va di pari passo con altre anomalie, veri e propri “bug” del sistema. “L’accordo con l’Abi (siglato dalla ministra Catalfo) per ottenere l’anticipo in banca della Cig ordinaria e in deroga – riprende Alessi – è stato aperto alle banche, ma non a Poste Italiane, circuito utilizzato dalla gran parte dei lavoratori, e già si sa che molte banche in Sicilia non intendono aderire alla convenzione. Ciò significa che, in base ai presupposti operativi, per incassare i 1.400 euro molti lavoratori potrebbero essere costretti ad aprire un nuovo conto corrente presso una banca diversa dalla propria, con la garanzia del datore di lavoro e con il potenziale obbligo di canalizzare lo stipendio per almeno i sette mesi successivi. Sempre in base alla convenzione, la banca potrà riservarsi di valutare il merito creditizio del lavoratore e di respingerne la richiesta. I criteri bancari tengono spesso conto anche di fattori di minore importanza come, ad esempio, ritardi nelle rate di finanziamenti per l’auto o la palestra”.
E qui, secondo Antonino Alessi, scatta il rischio “anche per il datore di lavoro, che in questo caso è coobbligato a rispondere del credito”: “La norma sulla Cig in deroga – analizza il presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Palermo – prevede che il lavoratore ha diritto a percepire l’indennità ma solo fino ad esaurimento delle risorse. Ciò significa che, essendo lo stanziamento insufficiente rispetto alla prevedibile mole di domande, c’è ragione di temere che molti lavoratori che avranno già incassato l’anticipo, non ricevendo poi l’erogazione della Cig, saranno chiamati dalla banca a restituirlo e senza potere chiudere quel conto prima di sette mesi, con l’aggravante che se non potranno ridare i soldi dovranno farlo al loro posto i rispettivi datori di lavoro”. Un caos normativo senza eguali. Da cui emerge una considerazione già assodata: moriremo di burocrazia.
Ma la burocrazia spesso annebbia la vista, e porta lavoratori incauti, ma provati, sotto le abitazioni dei consulenti del lavoro a inscenare la guerrilla. “Da giorni i Consulenti del Lavoro hanno ingaggiato una lotta contro il tempo, contro le tante burocrazie di questo Paese, contro le evidenti incongruenze dei vari processi di concessione introdotti dal decreto – ha spiegato nella sua missiva la presidente Calderone – In queste ore sto ricevendo molti messaggi da parte dei miei colleghi. In tutti prevalgono la paura per la situazione sanitaria ma anche per quella economica del Paese. Nonostante le mille difficoltà prevale in noi il senso del dovere e la consapevolezza del valore sociale della nostra professione, senza la cui opera i rapporti di lavoro e gli Enti di riferimento non avrebbero operatività. Chiediamo però di essere tutelati rispetto alle ricadute negative che potrebbero avere promesse che non potranno essere tecnicamente mantenute”. Parafrasando: le mancate promesse non dovremo essere noi a pagarle. Come dargli torto?