Ci sono due tipi di giornalisti siciliani: quelli che scrivono solo di Sicilia pur scappando dalla Sicilia e quelli che preferirebbero non scrivere mai più di Sicilia. A quest’ultima categoria appartengono molti giornalisti che si sono formati al quotidiano “La Sicilia”. È il giornale che legge, a volte, anche il commissario Montalbano. La sua sede è a Catania. Su disposizione dell’autorità giudiziaria, il giornale è stato commissariato. La proprietà è sotto accusa per concorso esterno in associazione mafiosa. È un’accusa gravissima. In questi casi si dice: lasciamo che la giustizia faccia il suo corso. La farà. Deve farla. Ma una cosa possiamo dirla. Da quella redazione sono passati Alfio Russo, Candido Cannavò e sono stati impaginati gli articoli di Vitaliano Brancati e Leonardo Sciascia.

Si dimentica spesso di dire che i giornali non sono solo degli editori ma anche di chi prova a scriverli. Sia chiaro: si prova. Non è detto che si riesca. Del resto tutte le redazioni sono rifugi di uomini tormentati e mezzi infelici anche se vengono descritti come sottosuoli di spregiudicati e sleali. Non c’è giornale che non abbia al suo interno giornalisti infuriati con i direttori, che lamentano censure, che maledicono (a volte a ragione) i propri editori. E però, che stupendo mestiere, il giornalista. L’unico in cui più si è scontenti e più si è bravi.

Pippo Fava era scontento de “La Sicilia” e di Catania e infatti era il giornalista più bravo che ha avuto “La Sicilia” e che ha cambiato il racconto di quella città. Bravissimi e onestissimi colleghi hanno lavorato e continuano a lavorare in quel quotidiano. Anche io sono passato da “La Sicilia”. Era l’unico giornale che riusciva a leggere mio padre. A suoi occhi era il solo in edicola perché parlava delle cose piccine, dei guai di casa sua. Tutte le volte che cambiavo testata e andavo oltre “la Sicilia”, la sua riposta era sempre la stessa: “Repubblica, Panorama… ma vuoi mettere con “La Sicilia”?”. E infatti non leggerà neppure questo mio piccolissimo pezzo perché, anche se commissariato, non lo troverà nella “sua” Sicilia. E sul suo conto non devo aspettare la giustizia. È stato un lettore perbene.