La Sicilia come Alcatraz

La svolta del ministro Matteo Salvini è contenuta in un decreto che somma le questioni migranti e sicurezza

Prima ha bloccato una nave e adesso si prepara a recintare un’isola. Dopo aver svolto questa estate le sue esercitazioni razziste al porto di Catania, Matteo Salvini – così come aveva promesso – è passato alla fase “sceriffa”. Con la complicità del M5s, il ministro degli Interni ha infatti presentato il nuovo decreto sicurezza, una sorta di piano carceri che ha già spaventato gli uomini perbene e che non può non fare scuotere il capo al nostro presidente, Sergio Mattarella.

Non ci sono solo le protezioni umanitarie che sono state di un solo colpo stracciate e neppure la giustizia che nel caso del migranti da lentissima diventa velocissima (basta una condanna in primo grado per essere espulsi). A interessare la Sicilia è sicuramente quella parte che riguarda la detenzione amministrativa e che porta da 90 a 180 giorni il fermo per i migranti nei centri di identificazione. Al contrario di quanto ci hanno sempre spiegato i prefetti, ovvero che solo un riconoscimento veloce e un esame altrettanto rapido delle domande d’asilo possono garantire umanità e sicurezza, la linea seguita è esattamente l’opposta: procrastinare l’agonia, accendere l’odio verso questi sventurati che il ministro, come ha twittato in precedenza, ritiene nient’altro che “palestrati”.

I risultati di questa brillante idea abbiamo avuto modo di vederli a Lampedusa, Caltanissetta, Mineo e Pozzallo… Sono luoghi dove è esplosa la geografia e dove, per fortuna, non sono deflagrati i buoni sentimenti. Lo sa benissimo Salvini, che prima della fase sovranista e nazionale, non si è mai curato di sostenere ma che ha anche attaccato con spedizioni “punitive”. In visita a Mineo disse: «È Il più grande centro commerciale di carne umana. Va chiuso». Lo stile è rimasto il medesimo, ma le idee evidentemente sono mutate.

Se prima la soluzione era estorcere attenzioni all’Europa (che accoglie in misura maggiore dell’Italia), oggi la soluzione è “inscatolare quella carne” e lasciarla stagionare in attesa di giudizio. Da quando è al Viminale, i riferimenti di questo ministro sono le prigioni immaginifiche di Piranesi, il filo uncinato che delimita le zone invalicabili. La Sicilia rischia di essere la prima di queste. Separata dalle acque, pattugliata da navi che non possono soccorrere ma solo allontanare. È la Sicilia, la nuova Alcatraz che ha in mente Salvini.

Carmelo Caruso per Il Foglio :

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