Pochi ristoranti, in Sicilia, resteranno aperti. Una manciata a Catania, dove però non si prevede di far entrare clienti; ancora meno a Palermo, dove la protesta non ha attecchito. #Ioapro1501 è un atto di “disobbedienza civile” che parte da un imprenditore di Pesaro, Umberto Carriera, il quale ha lanciato un’iniziativa, a tratti cavalcata dalla politica, per “impugnare” le restrizioni del governo nazionale. L’obiettivo è accedere i riflettori sulla crisi degli esercizi pubblici: bar, ristoranti, pasticcerie che da domani, stando ai dettami del nuovo Dpcm, dovranno rinunciare anche all’asporto dopo le 18.
Nell’Isola, qualora il governo nazionale decida di istituire la “zona rossa”, chiuderebbero tanti altri negozi: a partire da quelli di moda e abbigliamento. Con pochissime eccezioni, fra cui l’intimo e i giocattoli. La situazione è grave e i ristori, su cui è tornato a sollecitare anche il governatore Musumeci, non bastano. Sono parametrati sulla differenza d’incasso fra aprile 2019 e aprile 2020, senza tener conto dell’alta o della bassa stagione, come ha spiegato a ‘Repubblica’ il proprietario di una trattoria: “In un normale dicembre avrei incassato almeno 40 mila euro, forse 50 mila. L’assegno che mi è arrivato ammonta a 7 mila euro”. Briciole.
La disperazione si tocca con mano. A sottolinearla è Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo: “Dal 24 dicembre al 7 gennaio siamo rimasti aperti solo quattro giorni. Dal nostro settore arrivano rantoli di morte”. Secondo il centro studi Diste, nel commercio, dall’inizio della pandemia, sono andati in fumo 4 miliardi, e in dodici mesi hanno chiuso i battenti 6.400 imprese del settore. Ma questa sera molti sceglieranno di non protestare, nonostante gli inviti (in primis) della Lega: “Abbiamo deciso di sostenere i titolari di ristoranti bar e locali costretti alla chiusura – ha spiegato il deputato regionale del Carroccio, Vincenzo Figuccia – che anche a Palermo dal 15 gennaio, aderiscono all’iniziativa “Io apro”, azione di disobbedienza gentile, nel rispetto delle norme antiCovid, supportata da un pool di avvocati pronti a difendere clienti-sostenitori e proprietari. Sono fermamente convinto che si possano evitare gli assembramenti e tutelare la salute dei cittadini, senza per questo uccidere le attività. L’iniziativa è condivisa da 50.000 aziende in Italia, stanche di subire la dittatura del Governo Conte, che sta distruggendo l’economia del paese e costringendo i titolari alla chiusura”.
Invito alla disobbedienza che non viene accolto da Marianna Caronia, ex deputata leghista e ora in Forza Italia: “Capisco perfettamente le difficoltà delle tante categorie economiche e produttive danneggiate dalle restrizioni imposte dall’epidemia, ma non sarà certamente la violazione delle regole di prevenzione a risolvere i problemi. Soprattutto in questo momento e soprattutto a Palermo e in Sicilia non è accettabile ed è gravissimo che venga promossa, anche da parte di parlamentari, una irresponsabile violazione delle norme sulla chiusura dei locali, che può solo portare a nuovi contagi, nuovi lutti e quindi nuove restrizioni”.