Contro la “sciatteria” della Azzolina

Lucia Azzolina

Un miliardo in più per la scuola, da destinare alla creazione di spazi aggiuntivi e al potenziamento dell’organico in vista della ripresa a settembre. E’ questa, a quanto si apprende da fonti di governo, la richiesta avanzata dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina nel corso del Consiglio dei Ministri. Richiesta che, spiegano le stesse fonti, sarebbe stata sostenuta dalla maggioranza dei ministri presenti.

Riapertura delle scuole in presenza per tutti gli studenti senza riduzione di orario e ritiro delle linee guida. A chiederlo a gran voce il comitato «Priorità alla Scuola» che ieri pomeriggio – a distanza di poco più di un mese dalla precedente mobilitazione nazionale – ha organizzato manifestazioni in 60 piazze di città italiane. Da Firenze a Ragusa, da Roma a Varese, da Palermo a Modena, da Milano a Napoli si sono svolti i sit-in in contemporanea per dar vita a una «manifestazione nazionale». A scendere in piazza genitori, insegnanti e studenti. Una mobilitazione che ha attraversato da nord a sud il Paese e a cui hanno aderito più di 40 organizzazioni tra sindacati, associazioni di docenti, di genitori e di studenti. A Firenze si è svolto un presidio a tappe: di fronte alla Biblioteca Nazionale Centrale, in piazza dei Cavalleggeri, e poi in piazza S. Croce, in piazza Duomo e in via Martelli. A Roma l’appuntamento è stato alle 18 in piazza San Silvestro. A Milano, in piazza Scala. A Bologna, in piazza XX Settembre Mentre a Napoli, in piazza del Plebiscito

La pubblicazione delle “linee guida” sulla scuola, che demandano ai presidi la maggior parte delle responsabilità sulla riapertura, ha mandato in fibrillazione l’intero sistema Presidi, insegnanti, genitori, studenti e bidelli. Tutti contro le proposte di Lucia Azzolina, il ministro della “sciatteria”, come è stato definito in un articolo di Repubblica. Il responsabile della Pubblica Istruzione ha lanciato delle idee – alcune delle quali difficilmente applicabili – e passato la patata bollente nelle mani dei dirigenti scolastici, che adesso avranno i loro bei grattacapi a spacchettare le classi, alternare lezioni frontali e didattica a distanza, ma soprattutto a trovare ambienti che permettano ai ragazzi di studiare cose diverse nello stesso momento.

In alcune città come Palermo, dove l’affollamento in alcune classi è davvero imbarazzante, sarà difficilissimo gestire il rientro a scuola che, a tre mesi dalla campanella, è già a rischio. “Doveva essere una manifestazione per la riapertura in sicurezza e invece sarà un fiume in piena contro le linee guida – annuncia a “Repubblica” Costanza Margiotta, portavoce del comitato di genitori “Priorità alla Scuola” -. Non si rendono conto del danno enorme che stanno facendo ai ragazzi e di quello che hanno già fatto a molti papà e mamme, improvvisatisi insegnanti e tecnici informatici e, alle volte, persino costretti a lasciare il lavoro”. Anche i ragazzi sono pronti a mobilitarsi: “Vogliamo risposte e senza un piano concreto che guardi oltre gli annunci a settembre occuperemo le scuole – promette Federico Allegretti della Rete dei medi -. Il rischio è che molti istituti, già sofferenti dopo anni di tagli, si ritrovino ancor più in difficoltà. Le differenze diventeranno più pesanti e aumenterà il divario tra chi frequenta strutture all’avanguardia e chi è iscritto a scuole di periferia senza gli spazi e la connessione che non funziona”.

Per formattare il sistema e renderlo accettabile, occorrerebbero più docenti. Ma nel piano Azzolina non ce n’è traccia: “Abbiamo aspettato mesi per sentirci dire che ognuno dovrà arrangiarsi – afferma Alessandro Artini dell’Associazione nazionale presidi -. Se ce l’avessero comunicato per tempo, avremmo cominciato a organizzarci. Invece settembre è dietro l’angolo e la maggior parte degli istituti non può affrontare la situazione poiché mancano aule e docenti”. Anche le Regioni sono molto critiche. Gli assessori al ramo, tra cui Roberto Lagalla, hanno incontrato il Ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, e la stessa Ministra per l’Istruzione, cui hanno chiesto modifiche alle linee guida.

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