Con un indice di sovraffollamento che tocca punte del 325%, il pronto soccorso dell’ospedale Villa Sofia di Palermo è allo stremo. I pazienti restano in fila per ore, se non per giorni. L’accesso ai reparti è offlimits, il personale ridotto all’osso: in servizio c’è meno della metà dei 25 sanitari previsti dalla pianta organica. L’azienda, come racconta Repubblica, è stata costretta a chiamare in comando professionisti da altri reparti: il mese scorso è toccato ai neurologi, adesso sarà la volta di cardiologi e internisti che dovranno garantire i turni fino ad agosto.
Nel frattempo, all’ospedale Cervello le cose vanno molto meglio. Coi reparti Covid blindati, i pazienti ordinari vengono dirottati altrove. E sarà così per il resto della settimana, in attesa delle nuove direttive da parte dell’assessorato alla Salute. Il Cimo Fesmed chiede di “liberare” il Cervello: “Il Covid – scrive il sindacato – ha rappresentato la ciliegina sulla torta, in particolare a danno dell’ospedale Villa Sofia con la blindatura che ancora persiste dell’ospedale Cervello adibito quasi esclusivamente ai pazienti Covid. Da un paio di mesi il Pronto Soccorso del Cervello viaggia con indici di sovraffollamento ben al di sotto della media (anche al 25%), al contrario di quello di Villa Sofia che fa registrare quotidianamente un indice di sovraffollamento variabile dal 200 al 300%”.
Che qualcosa debba necessariamente cambiare lo confermano questi numeri. Ma anche l’analisi edotta del prof. Bruno Cacopardo, professore di Malattie infettive all’università di Catania e primario al Garibaldi: “Il Covid ormai è cambiato, è cambiata la popolazione recettiva al virus, è cambiato il modo di gestire la malattia e di curarla – spiega a Repubblica Palermo -. E’ cambiato tutto tranne l’assetto ospedaliero che risulta ormai anacronistico. Prima dei vaccini e dell’immunizzazione naturale, era una malattia mortale per la quale era necessario l’isolamento massimo e la creazione di reparti dedicati. Adesso non è più così: non vedo una polmonite da Covid classica da due mesi e mezzo e nelle statistiche dei morti finisce spesso l’asintomatico che muore per altra patologia”.