“La gestione della pandemia è un disastro”. Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito Democratico, torna a chiedere delucidazioni, in aula, al presidente Musumeci: “Da quando è assessore – ormai, sono trascorsi più di 40 giorni – non c’è mai stato un momento di confronto con il parlamento. Inoltre, Musumeci non ha mai partecipato ai lavori della commissione Sanità, né ha risposto alle nostre interrogazioni. Siamo di fronte a un blackout istituzionale”. Il governatore, in questi giorni, sta meditando su quale sia il momento più propizio per lasciare l’interim, ma soprattutto sul ritorno (eventuale) di Ruggero Razza a piazza Ottavio Ziino.
Lo ritiene opportuno dal punto di vista politico?
“E’ il presidente della Regione che sceglie e revoca gli assessori. Sull’operato di Razza, ben prima dell’inchiesta che lo ha coinvolto, ci eravamo espressi con una mozione di censura. Il giudizio era e rimane negativo. Sulla vicenda che lo riguarda, invece, mi auguro possa chiarire tutto il prima possibile”.
La Sicilia ha bisogno di lui?
“La Sicilia ha bisogno di un assessore alla Salute che sia qualificato e si dedichi al suo lavoro a tempo pieno”.
Musumeci non è più in grado?
“Credo che nessuno riuscirebbe ad assolvere contemporaneamente al triplice compito di presidente della Regione, commissario Covid e assessore ad interim. Non potrebbe farcela in tempi normali, figuriamoci con una pandemia in corso… Il concetto è che non ci serve un assessore part-time, che fra l’altro lavora in smart working: non mi risulta che Musumeci sia mai venuto in parlamento o in commissione per fornirci le dovute spiegazioni”.
Crede che la lentezza della campagna vaccinale sia dovuta alla disorganizzazione della Regione o alla diffidenza dei siciliani?
“Entrambe le cose. Regna la disorganizzazione, ma alla gente bisognerebbe spiegare che AstraZeneca salva la vita, e che il vero rischio è il Covid. Credo che un buon compromesso sia rifornire i medici di famiglia con le scorte dei vaccini rimaste nei congelatori: conoscono bene i loro assistiti, sono in grado di valutare chi può essere vaccinato e chi no; ma soprattutto, per via del rapporto fiduciario, possono esercitare un’opera di corretta informazione e di convincimento nei loro confronti. Secondo me, il 95% dei pazienti accetterebbe di vaccinarsi”.
A livello logistico i medici di famiglia stanno incontrando non poche difficoltà: dal reperimento delle fiale, passando per le somministrazioni a domicilio.
“E’ necessario portare il vaccino ai cittadini. Se non a domicilio, nei pressi delle loro abitazioni. Ad esempio attivando le guardie mediche del territorio e coinvolgendo gli odontoiatri (come è accaduto in altre regioni d’Italia), gli specialisti convenzionati, i pediatri di libera scelta, le farmacie. In quest’ultimo caso c’è un accordo nazionale firmato il 29 marzo, che in Sicilia – a distanza di un mese e mezzo – non è stato ancora attuato. Bisogna rendere capillare la campagna di immunizzazione: da un lato tramite il coinvolgimento di tutti gli operatori della sanità, dall’altro autorizzando nuovi hub dove servono”.
Dove, ad esempio?
“Un caso emblematico è quello di Carini, dove il sindaco Giovì Monteleone ha offerto diverse opportunità; così come a Termini Imerese, dove Maria Terranova ha messo a disposizione i locali del palazzo dello sport, che sarebbero idonei da un punto di vista logistico e permetterebbero di raddoppiare le vaccinazioni nell’area Termini-Madonie. Solo in questo modo – grazie a un’azione di coordinamento delle nostre migliori energie – potremo utilizzare anche le fiale AstraZeneca, evitando di regalarle ad altre regioni”.
Come fa a sapere che non sta già avvenendo?
“Prenda i medici di famiglia. Sono mesi che denunciamo – prima a Razza, poi a Musumeci – il loro scarso coinvolgimento. Alcuni devono fare parecchi chilometri per reperire le fiale, ma spesso la consegna non viene rispettata e sono costretti a stravolgere il piano vaccinale. Alcuni hub, invece, è assodato che lavorino meno di altri. Qualche sera fa, intorno alle 18, a quello di Caltanissetta non c’era più nessuno. Per evitare un inutile spreco di risorse, anche umane, sarebbe meglio per le Asp allestire delle strutture mobili. Ad esempio nei comuni montani, dove non sempre è facile spostarsi”.
Musumeci è stato il primo a forzare la mano sul target, poi seguito da Figliuolo. Ma non sarebbe meglio, a questo punto, accantonare le fasce d’età e permettere di vaccinarsi a chi ne ha voglia?
“Di fatto, con l’apertura delle prenotazioni agli over-16 più fragili, è quello che sta accadendo. Ma è necessario, innanzi tutto, completare le somministrazioni a ottantenni e settantenni. Bisogna utilizzare tutti gli strumenti a disposizione perché avvenga, ma da parte del governo non vedo questo impegno”.
E invece?
“La Sicilia con il 35,6 per cento è purtroppo l’ultima regione d’Italia per numero di vaccini somministrati in rapporto alla popolazione. Come se non bastasse, con l’82,4 per cento, è ultima anche per numero di dosi somministrate rispetto alle dosi consegnate. Musumeci accetti il confronto e venga in aula a chiarire come intende incrementare il numero di vaccini giornalmente somministrati che non sono mai stati più di 37 mila a fronte dell’obiettivo di 50 mila assegnato dal commissario nazionale Covid”.
Lei nei giorni scorsi ha segnalato altre anomalie nel funzionamento della sanità regionale.
“Me ne vengono in mente tre. La restituzione di migliaia di kit diagnostici per la ricerca di anticorpi, che la Regione aveva acquistato ma sono scaduti a causa del mancato utilizzo. Il ricorso residuale alla terapia con gli anticorpi monoclonali, che ci vede molto indietro rispetto ad altre regioni italiane. E, infine, l’assenza di un piano di screening per chi è stato ammalato di Covid: il ministro Speranza ha richiesto l’esenzione dal ticket per esami diagnostici e cure specifiche, e personalmente mi trova d’accordo. Ma in Sicilia mancano le strutture dove poter fare riabilitazione. Musumeci risponda di questo, anziché rinchiudersi a palazzo d’Orleans e fare scena muta”.
Passando per un attimo all’economia. Lunedì si dovrebbe tornare in zona gialla, ma le promesse sono promesse e vanno onorate: che notizie abbiamo dei 250 milioni di ristori promessi dal governo all’indomani dell’approvazione della Finanziaria?
“Non ce n’è traccia. Anche le categorie produttive, che io incontro ogni giorno, non hanno idea di che fine abbiano fatto. Quest’anno il governo ha deciso di erogare i fondi senza passare dal parlamento. Nel senso che non sono stati programmati nell’ambito della Legge di Stabilità, ma per via amministrativa. Da quel momento Sala d’Ercole non è stata più informata”.
Perché la legge sui rifiuti e la riforma edilizia non riescono a proseguire il proprio cammino all’Ars?
“Perché non c’è più una maggioranza, o una seduta parlamentare in cui il centrodestra sia presente. Le forze di governo non trovano l’intesa per condividere le proposte dell’esecutivo”.
Basterà, nel breve periodo, permettere ai comuni che non potranno più conferire a Lentini, di abbancare i propri rifiuti in altre discariche? Come si supera l’emergenza della monnezza?
“Vede, ci sono alcune SRR (le società per la regolamentazione del servizio di raccolta) che hanno chiesto l’autorizzazione per aprire nuovi impianti e agevolare la differenziata: da mesi, però, sono in attesa di una risposta. Il governo deve dire cosa vuole fare. Musumeci oscilla fra il potenziamento delle discariche, l’esportazione dei rifiuti all’estero e la realizzazione dei termovalorizzatori. Ai sindaci ha detto tutto e il contrario di tutto. Si metta d’accordo con se stesso ed eviti di scaricare le responsabilità sempre sugli altri. Ha fatto precipitare il sistema nel caos”.
L’autocandidatura dell’on. Fava e la sua proposta di adottare il modello Ursula anche in Sicilia (in una recente intervista a ‘La Sicilia’), sono due progetti compatibili?
“Penso che in questa fase gli italiani si siano resi conto di quanto sia importante l’Europa: i 200 miliardi d’investimenti messi a disposizione del nostro Paese faranno molto comodo anche alla Sicilia. Credo che uno spartiacque importante, per le forze politiche, sia tra chi crede e chi non crede all’Europa. Noi vogliamo un Pd e un centrosinistra forte, che sappiano interloquire con tutte le forze antisovraniste. Mi sembra prematuro, invece, parlare di candidature: questo è il momento di combattere insieme la pandemia, e di garantire sostegno alle imprese e al mondo del lavoro. Mi auguro che assieme alle altre forze parlamentari, a partire da quelle d’opposizione, si possa predisporre una mozione per affrontare, assieme al presidente della Regione, il tema della lotta al Covid”.