Ci sono cose che servirebbero alla sanità siciliana più delle liti da cortile per accaparrarsi un Direttore generale. A partire dalla riorganizzazione dei Pronto soccorso e da un piano d’assunzioni per garantire la sopravvivenza degli ospedali periferici e, per quando verranno, di Case e Ospedali di Comunità. C’è tempo da qui all’inizio del 2026, quando gli investimenti previsti dal Pnrr dovranno essere ultimati (pena la perdita dei finanziamenti). Ma nel frattempo, nelle strutture pubbliche si annaspa, coi direttori dei Pronto soccorso costretti a fare i turni di notte a cause del depauperamento del personale. Giuseppe Bonsignore, segretario regionale del Cimo, il sindacato dei medici ospedalieri, ha spiegato al Giornale di Sicilia che nei Pronto soccorso si registra “ormai da anni, un deficit di personale del 50% rispetto al fabbisogno, con alcune realtà che raggiungono picchi del 70%, come quelle ragusane, messinesi o catanesi, vedi Caltagirone o Militello, per non parlare di Termini Imerese, dove si va avanti a gran fatica”.
Sono i cosiddetti ospedali di periferia, lontani dalle città metropolitane, dove le condizioni di vita e di lavoro sono molto più difficili che a Catania o Palermo. A causa del personale ridotto all’osso, del burnout, delle aggressioni da parte dei pazienti o dei familiari che mettono a repentaglio la vita degli operatori sanitari, e non soltanto la carriera. Molti di loro arrivano a pensare che non ne vale più la pena, e virano sulle strutture private, dove vengono pagati di più (i cosiddetti “gettonisti”), rischiano meno e riescono a ritagliarsi una vita al di fuori del lavoro. E’ un’altra storia, che non collima però con la crescita della sanità pubblica.
I Pronto soccorso non sono più “attrattivi”, anche le borse di studio rimangono deserte, e diminuisce il personale specializzando in medicina d’emergenza e urgenza. E’ un calvario a cui la Regione, attraverso il Dipartimento della Pianificazione strategica, sta provando a ovviare in qualche modo: in estate è stata istituita una commissione tecnica per verificare “le condizioni strutturali e assistenziali, segnalando all’assessorato punti di forza ed eventuali punti di debolezza sui quali intervenire, proponendo azioni correttive, anche sul piano organizzativo, per superare le carenze e migliorare l’efficienza operativa”. Altri passaggi sono in cantiere: a partire dalla revisione della rete ospedaliera con la cancellazione dei reparti doppione fra presidi vicini, e, nel caso dei reparti d’emergenza, la chiusura dei “Pronto soccorso dei piccoli nosocomi potenziando quelli delle grandi strutture: per la salute dei pazienti, meglio qualche chilometro in più che finire in reparto gestito soltanto da tre o quattro medici”, dice Bonsignore al Gds.
I passaggi che si consumeranno in questi giorni all’assessorato di Piazza Ziino – da martedì 15 verranno sentite le governance di tutte le Asp siciliane – serviranno a delineare la forma della sanità regionale. Nelle direttive dell’assessorato alla Salute si propone inoltre di “attivare aree di pronto soccorso polispecialistico o monospecialistico all’interno delle strutture private per supportare il servizio pubblico ed evitare sovraffollamenti nei pronto soccorso esistenti”. Ma soprattutto – in barba alle polemiche campanilistiche che ne potranno derivare, specie da parte della politica – si dispone che non potranno restare aperti due reparti simili in ospedali vicini, tanto più se sono a corto di personale. Conterà pure la percentuale di riempimento dei reparti (la soglia indice è dell’80 per cento), oltre alle caratteristiche peculiari di alcuni territori che non potranno essere trascurate.
Ma di fronte a questo piano, certamente ambizioso, come risponde la politica? Dopo la lunga disputa sulle nomine, che in alcune realtà non è del tutto conclusa (a Siracusa manca il Direttore amministrativo), come ci si comporterà di fronte alla prospettiva di potenziare o razionalizzare la presenza di presidi ospedalieri sul territorio? Avverrà come per le sagre (ognuno pretende la propria fetta di torta) o si riuscirà a valorizzare il bene ultimo, cioè la tutela della salute dei cittadini? “Vorremmo conoscere i dettagli della situazione attuale – dice il capogruppo del Pd all’Ars, Michele Catanzaro – vorremmo sapere come si intende intervenire per sanare le tante carenze, quale rapporto si vuole determinare tra sanità pubblica e privata: ci aspettiamo che il dibattito ed il confronto su temi così delicati passi prioritariamente dalle sedi istituzionali e dunque dalla commissione Sanità dell’Ars, invece ci troviamo ancora una volta a conoscere il confusionario operato del governo Schifani attraverso i giornali”. Sulla stessa d’onda il patriota Pino Galluzzo, che aggiunge: “La direzione auspicata dal tavolo tecnico assessoriale lo scorso aprile non è quella giusta, poiché sarebbero affidati ai privati centinaia di posti letto per acuti sottraendoli di fatto alla Sanità pubblica. Quest’ultima può essere sì coadiuvata dalla componente privata convenzionata del sistema sanitario, purché ciò non causi un proprio depotenziamento e definanziamento”.
Galluzzo vuole conoscere la situazione delle “Cardiochirurgie degli ospedali Sant’Elia di Caltanissetta, Cannizzaro e Garibaldi di Catania” e della “Chirurgia plastica del Nisseno. Così come dovrà essere fatta la massima chiarezza sui posti letto degli ospedali di Sant’Agata di Militello, Barcellona e Patti e in generale su quelli di tutte le province siciliane partendo da un irrinunciabile presupposto: la Sanità pubblica dovrà restare al timone dell’assistenza e non diventare subalterna rispetto a quella privata. Fondamentale anche prevedere nella nuova rete ospedaliera il mantenimento della Cardiochirurgia pediatrica di Taormina”. Alla quale, per inciso, è stata garantita la proroga fino al 31 luglio prossimo (ma difficilmente verrà accolta la deroga al “decreto Balduzzi” proposta da Schifani per mantenere in via definitiva la struttura).
Pure la convenzione con il Gruppo San Donato per l’altra Cardiochirurgia pediatrica, quella del Civico di Palermo, fin qui non ha dato i risultati sperati. L’ultima ispezione, richiesta a seguito di alcune notizie di cronaca (compresa la morte di un bambino di 7 anni in circostanze tuttora da chiarire), presenta un quadro non idilliaco: Repubblica, che ha potuto visionare le carte, parla di “un reparto senza guida, con spazi inadeguati e meno posti letto attivi rispetto a quelli previsti. Carente di personale, di attrezzature e persino di materiale sanitario. Senza un sistema di tracciabilità delle presenze in sala operatoria e in corsia”. L’appalto milionario per tre anni col gruppo diretto da Angelino Alfano non ha dato, al momento, garanzie. Gli ispettori “fanno presente che una Cardiochirurgia pediatrica in linea con gli standard di sicurezza dovrebbe eseguire almeno 250 procedure l’anno. Più del doppio rispetto a quelle garantite finora dal Civico”. L’assessore Giovanna Volo ha chiesto al direttore generale del Civico, Walter Messina (già commissariato dalla stessa quand’era a capo del Cervello-Villa Sofia) di vigilare sul rispetto del contratto, anche se gli occhi della magistratura – che ha aperto un’inchiesta – restano puntati sul reparto.
Un altro capitolo aperto, in questo quadro desolante, è il completamento dei lavori relativi alle opere promesse all’indomani della pandemia, che la Struttura tecnica dell’ex commissario Covid (inizialmente era Musumeci) aveva avviato. Poi la struttura era venuta meno con la fine dell’emergenza e le competenze per la realizzazione di 571 posti letto di Terapia intensiva e sub-intensiva sono state trasferite alle singole aziende. Chiusi i contenziosi con le aziende appaltatrici, i lavori sono ripartiti in 17 dei 75 cantieri. Lo stanziamento complessivo da 315 milioni, frutto di un co-finanziamento tra Stato e Regione, non può andare perso. Gli interventi, che avrebbero dovuto ultimarsi entro il 2021, adesso registrano una nuova scadenza: il 2026. In linea con le Case e gli Ospedali di comunità previsti dal Pnrr. La politica, ammesso che voglia fare un buon lavoro, deve vigilare sul rispetto dei tempi e fare da pungolo affinché si giunga al traguardo. Per le lottizzazioni, d’altronde, ha già dato.