La Storia secondo Ignazio La Russa. Il presidente del Senato riaccende le polemiche su una delle pagine più oscure del Novecento: ai microfoni del podcast “Terraverso” di Libero, infatti, difende Giorgia Meloni per le parole utilizzate nell’anniversario della strage delle Fosse Ardeatine, in cui furono uccisi ebrei, partigiani e antifascisti. Per la seconda carica dello Stato quello alla premier è stato “un attacco pretestuoso” perché quando lei “dice ‘uccisi perché italiani’ sa benissimo che quegli italiani erano stati uccisi per rappresaglia per ciò che avevano fatto i partigiani in via Rasella, una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza. Fu colpita una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, conoscendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non”. E ancora: “Tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti politici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che lavorava con loro. Se li deve racchiudere in una sola parola, Meloni dice ‘perché italiani’. Non si può farne uno scandalo”. Peccato per La Russa che invece i militari uccisi a via Rasella fossero nazisti, dipendenti dalle Ss e tutt’altro che semi-pensionati. Tre idee marziane in una sola frase.

Il Polizeiregiment “Bozen”, conosciuto anche come Battaglione Bozen, faceva infatti parte della Ordnungspolzei (forza di polizia unificata della Germania nazista) ed era sorto in Alto Adige nell’autunno 1943, durante l’occupazione tedesca del territorio. A farne parte erano reclute altoatesine, mentre gli ufficiali e i sottufficiali provenivano direttamente dalla Berlino hitleriana. I militari componevano tre battaglioni: il terzo divenne tristemente noto per essere stato impiegato con compiti di guardia e sorveglianza durante l’occupazione di Roma. Proprio nella Capitale, il 23 marzo 1944, l’undicesima Compagnia fu colpita in via Rasella da partigiani gappisti, riportando trentatré morti e cinquantacinque feriti. Per rappresaglia, il giorno seguente i tedeschi perpetrarono l’eccidio delle Fosse Ardeatine, a cui i sopravvissuti della compagnia attaccata non parteciparono, nonostante la consuetudine teutonica prevedesse che sarebbe stato loro “compito” vendicare i commilitoni caduti.

Di fatto, quindi, le ricostruzioni storiche evidenziano che quello altoatesino era un reparto subordinato al comando delle SS, alla stregua di qualsiasi altra forza di polizia del Reich. Dal bollettino dei comandanti della polizia relativo al 1944, peraltro, si ricava che al nome del “Bozen” fu aggiunto il prefisso “SS-” il 16 aprile, a distanza di soli ventiquattro giorni dai fatti di via Rasella. Non si tratta di un unicum: anche nel caso del Polizeiregiment “Alpenvorland” il provvedimento fu applicato con molto ritardo, il 29 gennaio 1945.

Il primo e il secondo battaglione “Bozen” svolsero attività antipartigiane, compito che venne affidato anche al terzo battaglione dopo il ritiro da Roma e il trasferimento nel settentrione. Il corpo si arrese negli ultimi giorni del conflitto mondiale dinanzi a partigiani e eserciti alleati. L’articolo per Huffington Post

Nella foto: il presidente del Senato Ignazio La Russa (@Facebook)