Ignazio La Russa è tutto il contrario di come vorrebbe sembrare. Con le sue uscite tenta di farci credere (ma noi non abbocchiamo) che come vice-Mattarella sia stato scelto un vecchio arnese, un nostalgico col fischio e col botto, un irriducibile camerata. In realtà è tutto il contrario. Visti i risultati politici che ottiene, il presidente del Senato si dimostra semmai una quinta colonna dei “comunisti“, un agente provocatore della sinistra infiltrato apposta per sputtanare gli avversari. Anche la sua elezione, rivista col senno di poi, dovrebbe farci riflettere: il nostro Ignazio passò con i voti decisivi di Matteo Renzi. Non può essere un caso. Vuoi vedere che il Rottamatore l’aveva sostenuto appositamente per introdurre un fattore di confusione?
Nell’ottica di Giorgia Meloni, La Russa è peggio di un incubo: ogni due per tre ne spara una che allontana i riflettori da quanto a Giorgia interessa e li punta invece verso l’armadio degli scheletri da cui quella vorrebbe tenersi alla larga. Alcuni amici hanno provato a dirglielo, con affetto: “Guarda che così la metti solo in difficoltà”; e ancora: “Chi ricopre incarichi istituzionali non può lasciarsi andare a battute da bar sport, della Storia è meglio che si occupino gli storici, insomma lascia stare”; però l’uomo mussolinianamente se ne frega perché, come è sempre più chiaro, la sua vera missione consiste nell’incarnare tutti gli stereotipi della destra più impresentabile. Orgogliosa di arrivare fuori tempo massimo. Perciò bersaglio facile al tirassegno. Continua su Huffington Post