Anche per la politica siciliana – ferma all’approvazione dell’ultima manovrina e allo scossone di Gianfranco Micciché, passato con il Mpa – sono giorni di grande riflessione. E di nuovi posizionamenti. Come quelli sanciti da alcune dichiarazioni (basta rileggere le parole del presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, nei confronti di Raffaele Lombardo) e persino da qualche foto: l’ultima, più attuale che mai, ritrae l’ex governatore Nello Musumeci e il presidente del Senato Ignazio La Russa, in polo e maniche di camicia. Per la coppia – chiediamo venia per l’espressione “gossippara” – qualche giorno di relax, ovviamente in Sicilia. E più di un discorso abbozzato sul futuro della Regione.
Schifani rimane sullo sfondo: ha detto di non andare in vacanza perché ci sono troppi report da seguire (in primis quello della siccità, ‘sbloccato’ da feroci temporali). Ma la combo Musumeci-La Russa non lascia presagire nulla di buono. Piccolo passo indietro: era stato La Russa, nel 2022, a volere fortemente la conferma di Musumeci alla guida della Regione, offrendo su un vassoio d’argento la candidatura-bis, sabotata però dal resto della coalizione. Ed è stato La Russa a ‘imporre’ a Forza Italia, che aveva richiesto per sé la nomination, la figura di Schifani, utilizzando l’ex presidente di Palazzo Madama come una specie di cavallo di Troia (tanto che dei tre assessori in quota FI, oggi, un paio sono tecnici scelti personalmente dal governatore).
La Russa è l’anello di congiunzione fra due politici che, specie nell’ultima fase, non hanno fatto nulla per nascondere i rispettivi rancori. Schifani e Musumeci si sono trovati in contrasto sul riconoscimento dello stato d’emergenza nazionale a proposito degli incendi che hanno colpito l’Isola l’estate scorsa (“Non mi riconosco in questo Stato”, disse Schifani dopo la richiesta di integrare la documentazione, da parte del Ministro, per avere i piccioli); poi hanno litigato sulla messa in onda della fiction Rai su Stromboli, un atto intollerabile secondo Schifani perché “la società di produzione non ha ancora provveduto al risarcimento dopo il procurato incendio sul set di due anni fa (…) nonostante il parere negativo unanime degli abitanti che hanno già visto l’anteprima”. Infine, storia di questi giorni, si sono contesi la legittimità di un’altra richiesta d’aiuto avanzata dalla Regione per la rimozione della cenere dell’Etna: “Parliamoci chiaro – ha detto il Ministro -: questo della pioggia di cenere vulcanica è un tema che si ripropone costantemente, ogni anno o poco più. E andrebbe quindi affrontato con un approccio organizzativo diverso”. Nessuno stato d’emergenza, mobilitazione semmai.
E’ difficile che i due trovino un punto d’incontro, perché sono troppe le risse (sviscerate pubblicamente) e le rispettive strade continuano a divergere. Mentre Schifani vorrebbe tentare l’assalto al secondo mandato – le Regionali si terranno nel 2027, ma il piano, a partire dal depotenziamento di Tamajo, è chiaro – Fratelli d’Italia si sta muovendo in altre direzioni, non considerando il bis (già precluso a Musumeci) come un’eventualità. L’obiettivo, neanche troppo mascherato, è portare alla ribalta il nome di Gaetano Galvagno, che da Catania continua a muoversi con passo felpato. E’ stato il presidente dell’Assemblea a suggerire a Schifani un intervento per fronteggiare l’emergenza cenere. E, a differenza del governatore che continua a duellare a mezzo stampa con Lombardo, il giovane rampollo paternese, da sempre figlioccio politico di La Russa, prova a farselo amico: “Raffaele Lombardo è un alleato serio e leale – ha dichiarato a Live Sicilia -. Per questo motivo faccio fatica a vederlo come una minaccia per il governo regionale o la maggioranza”.
Ai più attenti non saranno sfuggite le dichiarazioni dello stesso Lombardo, che salutando l’ingresso di Micciché nel Mpa e lanciando qualche avvertimento a Schifani (sul secondo assessore, su un vertice di maggioranza, eccetera), ha suggerito un’altra lettura che va decriptata: “Con Fdi abbiamo un rapporto, oserei dire, privilegiato”, dichiarò a ‘La Sicilia’ alla vigilia del Ferragosto. Insomma, non c’è il rischio che l’allontanamento da Schifani possa rafforzare l’asse tra il governatore forzista e i cugini patrioti. Perché sul versante etneo le idee sono abbastanza chiare e puntano dritte al futuro. Infine c’è un’altra questione: pur rischiando spesso di abdicare alle arroganze del Balilla e della corrente turistica, sia La Russa che Musumeci vorrebbero dare l’imprinting a una fase nuova (e diversa) di Fratelli d’Italia. La scelta o l’indicazione di Galvagno sarebbe un elemento di novità, specie se proveniente dall’area degli ex di Diventerà Bellissima (che ha già strappato un seggio all’Europarlamento con Ruggero Razza), col sostegno di La Russa.
Insomma, questa foto apparsa sul profilo dell’ex Pizzo Magico, non è una immagine come un’altra; non è soltanto amicizia (che c’è e resiste). Merita approfondimenti puntuali e di prospettiva. Nel 2027 Galvagno potrebbe essere uno degli aspiranti candidati a Palazzo d’Orleans. E in questo modo Fratelli d’Italia ostruirebbe la visuale a Edy Tamajo, che invece rimane aggrappato a Schifani per provare a giocarsi fino in fondo le proprie carte. Mister Preferenze, malgrado la rinuncia forzata al seggio di Bruxelles, e nonostante il mancato upgrade assessoriale (con evidenti segni di nervosismo da parte dei suoi sostenitori), non ha ancora il coraggio di andare in avanscoperta e intestarsi, magari con l’aiuto di referenti romani, un cambio di rotta. Anziché rivalutare un partito umiliato dalle scelte recenti del governatore, rimarrà in scia ancora per un po’. Almeno fino al prossimo ottobre, quando a Palermo si terrà una kermesse nazionale con Antonio Tajani. Fino ad allora non sarà possibile, né auspicabile, mostrare segni di sfilacciamento.