Il palermitano Gaetano Micciché, arrivato anni fa alla guida di Banca Imi, è stato da poco nominato vicepresidente di Prelios, dopo aver guidato per diciotto mesi la Lega calcio di Serie A. “Nessuno può pensare che occuparsi delle imprese sia più importante che occuparsi della salute degli italiani, è ovvio. Ma quando in un Paese la demagogia trasforma l’economia reale in un nemico della salute qualche problema onestamente c’è”. Nel corso di un’intervista rilasciata a “Il Foglio”, Micciché ha analizzato vari aspetti che portano tutti quanti alla fase-2 dell’emergenza Coronavirus. “Ci sono regioni che dovranno avere un decorso più lento, e questo mi sembra evidente, ma ci sono regioni in cui il contagio è sotto controllo con un’incidenza irrisoria nei confronti della popolazione. L’Italia – osserva Micciché – non può permettersi di rinviare ancora troppo l’effettiva programmazione della riapertura. Non si capisce perché il Lazio, dove i contagi sono lo 0,06% della popolazione, si debba agire come in Lombardia”. In questo ragionamento entrano pure la Sicilia e il Mezzogiorno: “Se l’Italia non verrà messa in fretta nelle condizioni di lavorare, la recessione sarà per molti una crisi non meno dura rispetto a quella sanitaria”. Nove punti di Pil rischiano di andare in fumo.
Miccichè fa riferimento, inoltre, alla responsabilità dell’Europa: “Una volta scoppiata l’epidemia in Cina non ha ritenuto di riunire tutti i suoi membri per decidere tutti insieme le iniziative comuni da assumere in relazione alla chiusura degli aeroporti, delle scuole, delle imprese, dei commerci e delle attività sportive. Insieme – spiega il vicepresidente di Prelios – si sarebbe potuto anche decidere sulle fasi due e tre che invece creeranno delle inevitabili e dannose asimmetrie temporali ed economiche tra Paesi abituati a essere connessi e allo stesso tempo a competere tra loro”. Per la fase 2, aggiunge Micciché, “possiamo imparare anche da vicini come l’Austria che già oggi hanno fissato per tutto il mese di maggio una strategia per la riapertura. Ma l’Austria non è una mosca bianca nello scacchiere europeo, anche altri Paesi stanno definendo tempi e modalità di ripresa”.
“Il primo obiettivo deve essere il mantenimento dell’occupazione e la ripresa della normale attività lavorativa – dichiara Miccichè -. Il mio pensiero va soprattutto ai milioni di piccole e medie imprese, al settore dei commerci del turismo che già nel 2020 non potrà contare su arrivi e domanda dall’estero. Serve un sistema che sappia agire con decisioni rapide ed efficienti”, senza “appesantire ulteriormente la burocrazia”. Infine un appunto: “L’economia del Paese vivrà per diverso tempo principalmente di domanda interna. Ci sarà qualcuno che riuscirà a trasformare tutto questo in un’opportunità per ripartire, ma ci saranno molti altri a cui questa opportunità non verrà concessa. E questi ultimi saranno i più bisognosi di un supporto pubblico”.