“Per molti anni è esistito un governo parallelo, che ha occupato militarmente le istituzioni regionali e che ha spostato i luoghi della decisione e di indirizzo politico della spesa”. Claudio Fava ha portato a galla il sistema marcio che ruotava attorno e per conto di Antonello Montante, ex leader di Sicindustria, adesso ai domiciliari. “La lotta alla mafia è stata utilizzata come salvacondotto, la chiave che avrebbe dovuto spalancare ogni porta. Una antimafia dei padroni e degli affari”. Il presidente della commissione regionale Antimafia ha presentato ieri a palazzo dei Normanni la relazione conclusiva delle indagini, che è stata votata all’unanimità.
Fava ha riservato un capitolo anche all’informazione: “Pochi giornalisti si sono lasciati sedurre dal piacere di frequentare insieme con Montante la piccola aristocrazia affaristica e istituzionale italiana. Tanti, però, hanno mantenuto la schiena dritta e hanno rischiato perché quando si occupa in forma militare e con un governo parallelo la Regione non si fanno prigionieri. I giornalisti che non accettavano i ‘consigli’ diventavano nemici”. Il lavoro del deputato dei Cento Passi è stato lodato anche dal presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè: “Il voto all’unanimità della commissione regionale Antimafia su un argomento così delicato rafforza il Parlamento siciliano e dimostra ancora una volta che tutti i partiti sono a favore della legalità. Se, poi, all’interno dei partiti c’è qualcuno che pensa il contrario, sbaglia”, ha affermato Micciché. “I partiti politici sono una cosa seria e non quelle organizzazioni che qualcuno ha voluto dipingere in maniera diversa da quello che sono”.