La Regione non paga nessuno o quasi. Resta paralizzato quasi il 70% della spesa pubblica in Sicilia. Lo stop sta per compiere sei mesi e le aziende che attendono pagamenti regionali sono ‘alla canna del gas’. Lo scrive Blog Sicilia.
Succede per effetto del riaccertamento di crediti e debiti, ancora al palo per le somme di provenienza statale e comunitaria, che rappresentano la stragrande maggioranza delle risorse. Senza il passaggio burocratico dell’approvazione dei residui attivi e passivi la spesa resta ferma. Un (mancato) adempimento che significa congelare qualsiasi tipo di liquidazione collegata, ad esempio, alle imprese fornitrici di servizi o alla formazione professionale.
Un’analisi impietosa arriva da un articolo di Nino Amadore su “Il Sole 24 Ore” in cui si parla di un governo regionale aggrovigliato su sé stesso. “È una procedura contabile standard – spiega Amadore – divenuta un problema insormontabile”. In termini concreti con questo riaccertamento dei residui attivi e passivi si vanno a rivedere debiti e crediti in capo alle casse regionali. Sulla base di un ben preciso meccanismo si ha contezza delle risorse che possono essere spese. “Per tutto quel periodo – aggiunge il giornalista – non possono essere utilizzati per fare pagamenti. Non solo: sempre nello stesso periodo non è possibile, per vari assessorati, procedere con nuovi impegni di spesa”. Sulla base dell’analisi fatta dagli addetti ai lavori tra bilancio, riaccertamento e ferie estive la spesa della Regione resta quasi sempre bloccata. Ci sono al massimo 2 o 3 mesi per poter fare i dovuti pagamenti.
Intervenendo dalla serata inaugurale di Taobuk, l’assessore all’Economia Marco Falcone ha provato a chiarire: “Su circa tre miliardi e mezzo di residui impegnati dall’amministrazione, la Regione ha già pagato oltre il 50 per cento della mole di risorse sul tavolo. Non appena completeremo la totalità dei riaccertamenti, entro le prossime due settimane, sarà evaso tutto il resto della spesa”. Il tema del ritardo nei pagamenti ha spesso portato gli imprenditori a protestare contro la Regione. Falcone si dice cosciente che le “tempistiche non sono soddisfacenti e restano incompatibili con i tempi di mercato di imprese e operatori privati, ma – aggiunge – i dati 2023 sui pagamenti della Regione confermano una chiara inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni che intendiamo assolutamente consolidare e rendere strutturale. Inoltre, rispetto al 2022 e agli anni passati – afferma l’assessore – abbiamo registrato finora nei primi quattro mesi 2023 un aumento della spesa pari a cento milioni di euro al mese”.