Le strigliate di Schifani potrebbero non bastare. Serve un cambio di passo o, per citare Micciché alla presentazione di “Grande Sicilia”, “servono quelli bravi”. Il problema è reperirli. Bisognerebbe fare i concorsi per svecchiare la pubblica amministrazione, assumere solo chi è motivato. Ma a fine anno, di solito, le preoccupazioni svaniscono: è raro trovare un organismo di valutazione che assegni ai funzionari un punteggio sotto la sufficienza.

Eppure ci sono interi settori in crisi, dove la gente non si presenta agli atti d’interpello e non vuole saperne di andare a lavorare. La Regione “all’apparenza è una macchina ricca e lussuosa: una Rolls-Royce. Ma con un problema: ha il motore fuso”, scriveva Sottile su questo giornale. Quando non erano ancora noti i problemi per la realizzazione delle opere legate ai finanziamenti previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un’occasione, per tantissimi; un incubo, per la Sicilia.

Proprio qualche giorno fa il governatore ha serrato i ranghi, o almeno ci ha provato. Come la volta in cui “minacciò” i dirigenti generali di assumere provvedimenti durissimi se non avessero completato il riaccertamento dei residui utili a predisporre il rendiconto generale per la liquidazione della spesa. Qualche giorno fa, invece ha convocato i nove assessori e i quindici dirigenti generali dei dipartimenti coinvolti nell’attuazione degli interventi finanziati dal Pnrr e dal Pnc (Piano nazionale complementare). L’incontro, si leggeva nella nota di Palazzo d’Orleans, “ha l’obiettivo di affrontare le principali criticità emerse nell’attuazione dei progetti e di definire misure urgenti per garantire il rispetto dei cronoprogrammi previsti”.

Dalle attività di monitoraggio, infatti, “è emerso un quadro preoccupante, perché caratterizzato da ritardi nell’implementazione della piattaforma Regis, disallineamenti contabili tra i sistemi di gestione e una bassa percentuale di spesa. Inoltre, 13 misure specifiche, che fanno capo a 10 dipartimenti, presentano difficoltà significative nel raggiungimento dei target previsti per quest’anno”. “L’eventuale mancato adempimento degli obblighi connessi alla realizzazione degli investimenti – ha sottolineato Schifani – sarà rilevante ai fini della valutazione dirigenziale e per l’eventuale risoluzione del rapporto di lavoro. L’incontro di lunedì prossimo rappresenta un momento cruciale per definire strategie di accelerazione e scongiurare il rischio di perdita dei fondi. Non possiamo permetterci che risorse destinate allo sviluppo della Sicilia tornino indietro”.

Un’altra questione è legata al capitolo del PN Fesr. Cioè i Fondi europei per lo sviluppo regionale. Luigi Sunseri, deputato del Movimento 5 Stelle, fa notare che “le priorità” del piano “sono chiare: sviluppo economico, sostenibilità, innovazione e inclusione sociale. Deviare risorse da questi obiettivi sarebbe un delitto per i siciliani. Ad oggi, purtroppo, la spesa dei fondi europei è ferma al palo. A fronte di una disponibilità di 7,3 miliardi, sono stati spesi solo 181 milioni”. Se n’è parlato anche in presenza del vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Raffaele Fitto. Ma i problemi legati (o dovuti?) alla burocrazia siciliana, rischiano di mandare gambe all’aria qualsiasi proposito di sviluppo.

Per questo il presidente della Regione prima si agita, poi si adira, infine richiama. Però bastano due casi lampanti, che provengono dal “basso”, a dimostrare l’inefficienza di certi ambienti della Pubblica amministrazione siciliana. Uno sta per costare le dimissioni all’assessore all’Energia, Roberto Di Mauro. I rapporti – non sempre sfavillanti – con Schifani avranno certamente avuto un peso. Ma ciò che pesa davvero sull’esponente del Mpa di Lombardo sono le condizioni di lavoro all’interno dello stesso assessorato: “Questo è un assessorato che ha due dipartimenti – ha detto recentemente a Blog Sicilia -: affrontare tutto con 246 unità in meno e con soli 4 funzionari sui 50 previsti per svolgere i compiti di capi servizi è davvero complicato. Nessuno vuole venire a lavorare qui. Non so perché, ma molte persone rifiutano. È un assessorato che vive di precarietà rispetto alle risorse umane assegnate. I temi trattati sono delicati e serve grande attenzione, ma non capisco tutta questa ostilità. Perfino i vincitori di concorso neoassunti rinunciano al posto di lavoro se assegnati qui”.

Eppure nei dipartimenti Energia e Acqua e rifiuti si affrontano i grandi temi del domani: a partire da quello delle dighe, che a medio e lungo termine avrà un impatto determinante sull’emergenza idrica. O dei rifiuti, per il quale Schifani si è impegnato in prima persona – facendosi nominare commissario – per cercare di portare a casa i due termovalorizzatori. Nessuno altrimenti se ne sarebbe occupato. Come i medici che rinunciano agli incarichi nei Pronto soccorso perché rischiano le aggressioni. Di questo passo non potremo mai fronteggiare la carenza d’acqua: in sostanza non se ne verrà mai fuori, neppure coi dissalatori. Né riusciremo a smaltire la monnezza nella maniera più consona, e continueremo a pagare 100 milioni l’anno per il trasporto all’estero della frazione ‘secca’.

L’altro esempio emblematico (di inefficienza) è proprio la sanità. L’Asp di Palermo, ormai da due mesi (cioè dalla nomina di Daniela Faraoni in assessorato), vive di ordinaria amministrazione, con un Direttore sanitario che ricopre ad interim anche il ruolo di Direttore generale. Il dott. Levita sarà senz’altro un bravissimo manager multitasking, ma l’Asp di Palermo è un’azienda talmente grande e articolata che questa vacatio è incomprensibile. Oltre che dannosa. Che aspetta l’assessore Faraoni a nominare il successore di se stessa? Perché non è stata ancora in grado di garantire continuità a livello di governance? Cosa ostacola questo processo, che lo stesso Schifani – alcune settimane fa – dava per concluso? Al primo inciampo non mancherà la strigliata contro Tizio o Caio. Ma il galleggiamento continua. L’Asp di Palermo, in fondo, è lo specchio di una Regione che per un motivo o per un altro si impalla. E proprio non c’è verso di rimetterla in carreggiata. Povera, vecchia Rolls Royce…