La Regione insolvente è pronta a entrare nell’ultima sessione di Bilancio della legislatura. Con qualche pendenza da sanare: a partire dai 700 milioni di euro “per lavori eseguiti e non pagati” pretesi dall’Ance, l’associazione dei costruttori edili. Fossero soltanto loro… Ad attendere pazientemente lo sblocco della Finanziaria 2020, quella di cartone, sono gli studenti fuorisede, che già appartengono alle graduatorie stilate dagli Ersu (gli enti per il diritto allo studio), ma ancora non si sono visti liquidare i 500 euro una tantum per sopperire agli affitti versati durante la pandemia (con le lezioni ferme e le università chiuse). Qualche giorno fa l’assessore all’Istruzione, Roberto Lagalla, ha comunicato l’emissione dei pagamenti a favore degli Ersu, ma solo al termine di un lunghissimo iter procedurale che si è concluso il 3 novembre scorso. Un anno e mezzo dopo l’approvazione della Legge di Stabilità. “I presunti ritardi – spiegano dagli uffici – sono da ascrivere ai tempi tecnici necessari alle complesse attività di utilizzazione dei fondi extra-regionali e alla rimodulazione dei programmi operativi, sui quali sono state imputate le necessarie risorse economiche”.
E’ stato un problema di metodo, che per un attimo vale la pena riassumere. Per andare incontro alle categorie messe in ginocchio dalla pandemia, il governo Musumeci, a maggio dello scorso anno il governo si fece promotore di una Finanziaria (cosiddetta di guerra), inserendo una serie di aiuti che non rientravano – però – nelle disponibilità delle sue casse. Si trattava di fondi extraregionali, già impegnati su alcuni capitoli d’investimento (e in parte già vincolati giuridicamente) che solo una lunghissima trafila fra Roma e Bruxelles avrebbe permesso di liberare. Questi rallentamenti, quindi, sono imputabili al “metodo” che la Regione ha scelto, e non ad eventi avversi del destino.
Oltre agli studenti fuorisede, che a breve dovrebbero entrare in possesso di una o due mensilità (l’affitto a Palermo è certamente più caro che a Enna), la fila dei creditori è lunghissima: dai Comuni, che speravano nel fondo di perequazione dei 283 milioni per abbattere le tasse ai cittadini (ne è stata erogata soltanto una parte); passando per le edicole, in attesa di un bando per poter accedere ai ristori. Anche il milione e mezzo predisposto da un emendamento di Claudio Fava, utile alla realizzazione di alloggi temporanei per i migranti, risulta non pervenuto. Sono tantissime le misure inevase. Qualche settimana fa la Lega si è lamentata col governo perché nella commissione dedicata dell’Ars, dove si verifica l’attuazione delle leggi, è emerso un buco da 100 milioni relativo a una voce ben precisa: prestiti agevolati alle famiglie in difficoltà. Una misura prevista dall’articolo 5 di quella Finanziaria, di cui non esistono però i decreti attuativi. Cento milioni, mica bruscolini. La stessa cifra promessa il 29 marzo 2020, in pieno lockdown, da Musumeci ai poveri e agli indigenti: sarebbero stati erogati come voucher per la spesa, ma meno della metà (40 milioni) sono giunti alle amministrazioni locali. I sindaci hanno pure faticato a rendicontarli. La parte restante si è annacquata.
Insomma, la Regione non sa spendere i soldi che promette. E la Finanziaria di guerra, infarcita di spot, ce la porteremo avanti per un bel po’. Intanto a palazzo d’Orleans rischia di andare in scena l’ennesimo teatro dell’assurdo. In questi giorni, infatti, la giunta ha approvato le variazioni di Bilancio che, per legge, dovrebbero essere approvate entro il 30 novembre. In commissione di merito, all’Ars, la proposta non è ancora arrivata. Difficile che vada in porto. Si tratta di una “manovrina” da 230 milioni per far quadrare i conti. Solo alcuni, per la verità. Ad esempi, vanno garantiti gli stipendi di alcune categorie: occorrono 12 milioni per le buste paga dei lavoratori dei Consorzi di Bonifica fino a fine anno; 18 per i lavoratori forestali; 8,8 per gli ex Pip e per gli Asu (che nella precedente manovrina si erano visti assegnare 3 milioncini a mo’ di bonus aggiuntivo). Mentre il milione utile a coprire gli straordinari dei custodi dei musei è stato stanziato con un emendamento all’ultimo ddl stralcio votato dall’aula, su proposta dell’assessore Samonà.
Nelle variazioni che saranno portate all’attenzione del parlamento, su cui fioccheranno come sempre emendamenti a gogo, c’è anche un’altra voce destinata al pagamento delle bollette elettriche e telefoniche dell’amministrazione regionale. Vale 230 mila euro. Mentre non si trovano, per il momento, i quattro milioni utili a coprire la riduzione del 50% dei canoni demaniali, promessa in primavera agli stabilimenti balneari. Servirebbero, infine, 26 milioni per risolvere un contenzioso coi soci privati di Sicilia Digitale, evitando pignoramenti alla partecipata. Ma questi denari non sono nella disponibilità di palazzo d’Orleans, che avrà a disposizione 66 milioni provenienti da Roma (cifra inserita nel decreto fiscale), i 71 accantonati dall’assessorato all’Economia e altri 43 milioni grazie al risparmio sui derivati. Una battaglia di cui Armao va fiero. La coperta, però, resta sempre troppo corta e finirà per determinare una nuova stasi a cavallo del nuovo anno: cioè l’esercizio provvisorio.
Dopo aver approvato le variazioni, il governo dovrebbe trasmettere all’Ars anche la bozza della prossima Finanziaria. L’ultima Finanziaria del governo Musumeci, a cui l’Ance – per tornare all’inizio di questo racconto – si appiglia per ottenere i pagamenti: “Siamo preoccupati – dice Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia – perché ancora il testo della legge di Bilancio 2022 non vede la luce e sentiamo parlare dell’intenzione di andare all’esercizio provvisorio. Approvare il Bilancio di previsione il prossimo anno sarebbe una sciagura per tutte le nostre imprese: creerebbe ulteriori ritardi nei pagamenti che il nostro settore non è più in grado di reggere. Ci sarebbe una moria di imprese”. Per questo “facciamo appello al governo regionale e a tutte le forze politiche dell’Ars – conclude Cutrone – affinché con l’impegno di tutti sia possibile approvare la manovra entro la scadenza di legge del 31 dicembre di quest’anno e consentire una continuità amministrativa che garantisca puntuali pagamenti a tutti gli imprenditori che impegnano risorse prestate dalle banche per realizzare le infrastrutture necessarie allo sviluppo della Sicilia”.
Tecnicamente è (quasi) impossibile. Le Leggi di Stabilità e di Bilancio dovranno essere adottate dalla giunta, iniziare la propria corsa nelle commissioni di merito, essere modificate in commissione Bilancio e sottoporsi al giudizio severissimo dell’Assemblea. Per i deputati, la manovra di quest’anno è l’ultima occasione buona per portare un po’ d’acqua al proprio mulino, dando risposte al proprio collegio (ops, territorio) in vista delle Regionali. Sarà una guerra all’ultimo euro. Tra le questioni ancora irrisolte, e su cui manca un briciolo di chiarezza, c’è quella dei 6 mila tirocinanti dell’Avviso 22, che avrebbero dovuto percepire 500 euro per sei mensilità a seguito delle prestazioni erogate presso enti pubblici e aziende private, per conto della Regione. Una parte di essi sono stati pagati, ma molti sono rimasti a bocca asciutta: “Se il problema – si lamenta il portavoce Oreste Lauria – è derivato da una forma errata della documentazione inviata dagli enti promotori, com’è possibile che dopo 2 anni nessuno si sia preso la briga di far correggere gli errori e porre rimedio ad una vicenda tanto triste? È ora di smetterla con questo scaricabarile e chi può e deve, metta finalmente fine a questa vergogna e si assicuri che tutti i tirocinanti ricevano ciò che gli spetta”. Mettersi in fila, grazie.