Nascendo in Sicilia, si ha il cinquanta per cento di probabilità in più dei bambini del centro-nord, di morire entro i primi mesi di vita. Se ce la fai, campi due anni meno della media nazionale. Ma prima di tirare le cuoia, se ti ammali e hai i soldi, sai dove andare a curarti. Difficilmente resti qui. Il lavoro non lo trovi e se c’è non è quello che corrisponde agli studi che hai fatto. Allora, o prendi il reddito di cittadinanza, resti sul divano a seguire i programmi della televisione e a chattare, oppure prendi il treno e diventi uno dei trentaseimila che nell’ultimo anno hanno lasciato l’Isola. Contribuisci così a desertificarla, la privi del contributo della tua intelligenza, ti porti via quanto è stato investito per la tua preparazione, ma un avvenire lo trovi.
Lo trovi ancora meglio se hai avuto la possibilità di andare fuori a frequentare l’università. Mettiamo che resti perché non hai avuto ciò che cercavi o perché ami questa terra. Ti accontenti. Sai che l’amore non è gratuito e, soprattutto, spesso è cieco. Sei innamorato della tua città, comunque essa sia, con la munnizza, con il traffico caotico e assordante e le strade dissestate. Sei stato trascurato dai governi nazionali che non hanno mai creato le condizioni per farti diventare imprenditore se ne avevi le doti. Ti fanno viaggiare su treni che vengono direttamente dal West e per avere la connessione hai il tempo di fischiettare un lungo motivetto. Non riesci, in una parola, a sentirti cittadino con gli stessi diritti e le stesse opportunità dei tuoi amici lombardi. E tu, peraltro, non ti sei mai ammazzato la vita per cambiare questa situazione. Hai amministratori inadeguati, politici impresentabili. Li hai votati al tuo paese, a Palermo e a Roma. Poi ti sei murmuriato e sei tornato a votarli. Munnu a statu e munnu è. Sei nato in Sicilia e te la godi. In fondo è una terra splendida malgrado l’impegno di molti suoi cittadini a sfregiarla. È una terra bellissima, con una spruzzata consistente di criminalità e di mafia. Sai che la Regione non ha più un euro e non ti senti di chiedere nulla. Non hai più voglia di prendertela con chi la governa oggi, né con quelli che l’hanno governata ieri. Ti è capitato di nascere in Sicilia e ti basta ciò che essa ti offre: il sole, il mare. Con essi ti consoli e li sbatti in faccia a quelli che vivono nella nebbia.
Ma se nasci cavallo in Sicilia è tutta un’altra storia. Può essere una fortuna senza uguali, ancor più se nasci dalle parti di Catania. Intanto appartieni ad una razza nobile – equus ferus caballus -. Fiero e intelligente, se non parli, scriveva Tolstoj, è solo per la conformazione della tua bocca. Sei una poesia in movimento, affermò uno scrittore inglese. Appartieni allo stesso gruppo della cavallina storna. Puoi ricordare con orgoglio i tuoi antenati delle bighe, dei monumenti, quelli ritratti da Caravaggio, da David con Napoleone in sella a Marengo, da De Chirico e via dicendo. Magari non devi montarti la testa e ambire a diventare senatore o sacerdote come un tuo antico progenitore, perché, malgrado ogni tua fortuna, sei tu quello che deve essere montato. Ma se nasci cavallo nella Sicilia a secco di risorse finanziarie, per te i soldi si trovano, attorno a te si organizzano eventi internazionali, si richiama l’attenzione dell’opinione pubblica. E magari si mette su qualche polemica della quale non devi curarti. I sapiens a volte sono un po’ permalosi e magari si fanno prendere dall’invidia. Nitrisci tranquillo. Hai trovato il posto giusto per nascere.
Alla faccia degli invidiosi sapiens e del caciocavallo.