Renato Schifani non riesce a controllare i suoi umori. Se Matteo Salvini non asseconda la sua voglia di silurare un assessore, il governatore della Sicilia iscrive il ministro nella lista dei rancori e convoca una riunione di giunta con la quale decide di ritirare il contributo di un miliardo che la Regione aveva stanziato per il Ponte sullo Stretto. Alla vendetta di Schifani segue la rappresaglia di Salvini che, d’imperio, sottrae alla Sicilia oltre 1300 milioni e li impegna per l’opera che a lui sta tanto a cuore. Sono guai. Non solo per l’economia dell’Isola. Anche per il governatore. Il quale ha già litigato con Meloni, con Tajani, con Raffaele Lombardo. Ed è riuscito a incrinare pure la sua alleanza con Cuffaro. Gli rimangono fedeli un ingordo pagnottista, un opaco avvocato d’affari e la Piccola Balilla che regge la corrente turistica di Fratelli d’Italia.